La spigolatrice di Sapri

2 Ottobre 2021 di Stefano Olivari

Qualche giorno fa la statua dedicata alla spigolatrice di Sapri, inaugurata proprio nel paese in provincia di Salerno, ha generato l’indignazione del giornalista collettivo e anche di molte persone infelici, indignate perché risultava troppo in evidenza il culo della protagonista della famosa poesia di Luigi Mercantini. Sessismo, uso del corpo delle donne, marketing: queste le accuse principali. Accuse indignate ma anche ignoranti rispetto a tanti secoli di storia dell’arte, con nudi maschili e femminili ben più espliciti delle trasparenze di questa immaginaria ragazza del Cilento. Insomma, la cancel culture è arrivata a cancellare non solo i personaggi reali del passato ma anche i culi artistici.

Questa demenziale polemica è per noi il pretesto per ricordare il senso di quella poesia, con il suo attacco-ritornello fulminante: “Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!”, eccetera. Il contesto storico è la spedizione in Campania di Carlo Pisacane, il patriota napoletano già protagonista insieme a Mazzini nella Repubblica Romana e nel 1857 determinato a scatenare una rivolta popolare contro i Borboni. Con Pisacane c’erano non più di una trentina di ragazzi ed il piano, splendido ma velleitario, era quello di risvegliare le coscienze contro il malgoverno dei Borboni e in direzione dell’unità d’Italia.

Ma le masse, come in ogni località del mondo, erano profondamente conservatrici ed attaccate alle tradizioni, anche quando queste tradizioni si traducevano in miseria senza speranza: un concetto che ancora nel 2021 non viene accettato, ma che purtroppo è vero. Sta di fatto che dopo qualche successo, come la liberazione di alcuni prigionieri politici (ma anche criminali comuni) a Ponza, la tenaglia propagandistica Chiesa-Borboni ebbe facile gioco nel descrivere come invasori i patrioti di Pisacane. Ed il risultato fu la la morte per quasi tutti, circondata anche da molti misteri. Roncolate di contadini, versione più citata, uccisi dai gendarmi, o, nel caso di Pisacane, suicidio.

In tutto questo la spigolatrice di Sapri era appunto una lavoratrice dei campi, una di quelle che avrebbe dovuto avere la coscienza risvegliata dal patriottismo. Di sicuro, visto che stiamo parlando di un personaggio immaginario e non ci possono essere dubbi, si innamorò di uno dei trecento (diventati tali con gli ex prigionieri di Ponza e altri raccolti lungo la strada) ma dovette, senza poter fare niente, assistere alla sua uccisione e quella degli altri.

Tutto questo per dire che il Risorgimento, sempre tenuto basso da parafascisti (era una rivoluzione liberale, nel caso di Pisacane anche socialista) e paracomunisti (il concetto di patria è a loro estraneo, ci è voluto Bossi per farglielo apprezzare) che occupano gran parte delle cattedre, ci ha sempre commosso e che come tutti i cambiamenti nella storia del mondo è stato portato avanti da una élite. Il popolo tifa per chi gli dia un po’ di pane, o uno streaming di qualità.

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