La spiaggia di Messina

7 Febbraio 2012 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
L’autolicenziato Crespi, gli invidiosi di Bologna e Madrid, la doppia vittoria di Scariolo, Hairston per la battaglia, le sorprese di Coppa Italia e l’anno della Reyer. Voti a Clark, Bremer, Crespi, Recalcati, Collins, La Sette, Sabatini, Bulgheroni, Dorigo, Melli e D’Antoni.


 

Oscar Eleni da El Segundo, baia di Santa Monica, campo di allenamento dei Lakers, infiltrato fra i nativi Gabrielenos per seguire, ed invidiare, Flavio Vanetti, inviato del Corrierone che ha potuto vivere tre giorni con Ettore Messina ringiovanito da una scelta di vita che ce lo restituirà migliore, anche se la vita a Redondo Beach potrebbe essere più stimolante di qualsiasi reggia europea, figurarsi delle catapecchie italiane chiamate società di basket, inferni dove chi lavora bene paga tutto come il Crespi che si è autolicenziato a Casale Monferrato, dove le parole volano nel vento e lasciano così perplessi da spingerci a leggere meglio la RIFORMA CAMPIONATI che Dino Meneghin lascerà in eredità al suo successore. Perché leggere bene? Perché la Lega si è dichiarata soddisfatta e questo ci mette davvero in ansia.
Da El Segundo anche per una pruriginosa voglia di scoprire l’hangar dove il durissimo poliziotto Duvall scopre il set per film pornografici dove era stata uccisa la Dalia nera nel film L’Assoluzione, quello dove Robert De Niro fa il semi-Marcinkus prima di cercare la purificazione e la salvezza in una chiesa del deserto angeleno. Non è che Messina sia andato ad espiare peccati di stagioni quasi tutte meravigliose, meno quelle della Bologna del presidente invidioso dai madrigali controversi, meno l’ultima nella casa blanca madrilena dove è stata ancora l’invidia a rendere meno solidi i nervi di chi era già molto affaticato e non riusciva più a farsi ascoltare, ma certo aveva bisogno di seguire il concetto che se arrivi in un deserto trovi che tutto è più pulito. Vanetti ci spiega che adesso le cose sono cambiate e il nostro Tancredi rivede tutto con maggiore chiarezza. Siamo felici.
Sei scappato a El Segundo sperando che Messina ti regali una spremuta per non doverti congratulare con Scariolo che sul campo di Bologna ha vinto due battaglie: quella sul campo per un Emporio rimasto vittima dei forconi del gennaio balordo, quella di principio per aver “ costretto” Proli a prendere Bremer lasciando perdere il recupero nella casetta della Paramount dove girarono Psycho di altri giocatori che Milano aveva conosciuto, pesato e bocciato. Tipo? Non faccio più nomi perché nell’ultima lenzuolata di coppa avevo accusato Don Sergio di debolezza per la rinuncia al Benjamin Eze che l’anno scorso avevamo criticato spesso. Difficile farsi capire. Certo, minchione, se scrivi confuso, se non ti spieghi. Già. Volete proprio tutto. Su Eze pensavamo che il bicampeon d’Europa avrebbe potuto far qualcosa perché se ci erano riusciti a Siena perché non provare sul serio a Milano senza l’equivoco della debolezza societaria? Poi il fatto di pagare un milione di euro ad un giocatore che sverna in Arizona era davvero un insulto a tutte le programmazioni sbandierate. In allenamento si capisce meglio un uomo, e anche il livello del lavoro può alzarsi perché, siamo sicuri, con un Eze il settore rimbalzi diventerebbe la chiave che manca oggi a Siena per sentirsi tranquilla, a Cantù per poter giocare su più fronti.
Ehi, ciccio dei Gabrielenos, non sarà certo la vittoria sulla Virtus a far cambiare i pronostici. Hai visto bene la squadra di Finelli? Benissimo e per questo considero il generale Virtus un eccellente allenatore per aver mascherato, digerito, situazioni che il tempo non risolverà certo, in mezzo a troppe finzioni e a giocatori che restano fasulli anche se i cortigiani li spacciano per fenomeni recuperati alla vita. E allora? Non è la vittoria sulla Virtus, ma l’idea che Milano, con Hairston, sia pronta per battersi al massimo e se tiene il secondo posto avrà il vantaggio del fattore campo almeno fino alla finale. Insomma i conti sono tornati a posto e al momento vediamo le tre squadre di Eurolega più vicine, con Siena sempre favorita perché può reggere ogni tipo di pressione, fatica, Cantù come numero due perché appena finirà il doppio spettacolo potrà recuperare meglio i suoi  anziani” meravigliao, Milano come vera incognita perché se ha passato indenne un gennaio senza luce, allora potrebbe anche farcela staccando definitivamente la gestione tecnica da quella societaria, isolando il gruppo per una battaglia in trincea puntando il fucile contro tutti, perché questo spesso unisce giocatori che nel loro tascapane tengono la bandiera bianca.
Non vedi altri? No. Bologna è troppo corta, arriverà sfiancata già alla coppa Italia, anche se quello potrebbe essere un momento per finalizzare un lavoro eccellente su giocatori veri e su ometti finti. Pesaro avrebbe qualche cosa in più rispetto a Bologna, ma anche Dalmonte quando deve andare a cercare in panchina fa fatica e, soprattutto, fa una gran fatica a tenere sulla corda quelli che dovrebbero garantirlo per un quarto posto importante. Da cento buoni pasto nel centro Nautico di Alceo. Ehi, sei già sulle previsioni scudetto e non ti fermi alla coppa Italia che è stata presentata ieri con i soliti dispetti di chi davvero non capisce, di chi gioca con l’antipatia come se fosse un personaggio di Mystic River, di chi fa di tutto per farsi mandare in mona come il computer che per le partite in notturna ti frega facendoti maledire la Lega che poi ti fa sapere che agli asini non si può insegnare a volare e agli incapaci ad andare d’accordo con la nuova tecnologia. No, no, ci fermiamo anche sulla coppa Italia perché Avellino, Venezia e Pesaro possono davvero giocare carte a sopresa, non pensiamo che Sassari possa invece dare fastidio più di tanto a Siena che, casomai, sarà in sofferenza se dovesse giocare tre partite in quattro giorni. Ma questo vale per tutti. Vero, però vale di più per chi ha una squadra incompleta e non sanissima. Beh, allora anche Milano è in queste condizioni. Chi dice il contrario, ehi non fatemi venire il nervoso. Vi piace questa Olimpia, smaniate per Scariolo. Al Forum non aspettano altro per sostituire i manichini delle tribune, perché se la squadra sente calore vero forse tutto andrà a posto, anche se a Bologna è stata la difesa a zona a tracciare il solco, inaridendo la fonte virtussina, mentre la uomo ha protetto il sentiero Bremer per una vittoria utile, forse anche importante.
Questo Mazzon, questa Reyer, non meritano un sacrificio di spocchia per ammettere che sono stati grandi a vincere la prima battaglia e grandissimi a navigare con lo stile del Master and Commander alla Crowe. Questi non hanno ancora finito di far piangere i beati beoti che ancora adesso discutono su campionati da stringere e allargare, come fanno gli amici cinesi del straccia e cuci, sapendo bene che ci sono squadre in giro che per finire devono scaricare a mare carichi di ambra e qualche oro di famiglia. Pagelle da Redondo beach, alla faccia dell’inverno, mandando al diavolo chi ci voleva in Georgia per brindare con il risveglio anticipato degli orsi perché se da noi fa un freddo da lividi, se qui nevica come nell’85 del San Siro perduto, da loro fa un caldo esagerato e fuori norma.
10 Al Kiki CLARK che ha annichilito Cantù. Contro Siena si era intravisto il suo arpione, al Pianella ha piantato la fiocina sulla balena di Trinchieri che in 48 ore non poteva recuperare dopo la partitona contro il Maccabi.
9 All’Ernesto BREMER junior che non ci ha ve

nduto fumo. E’ venuto, ha visto, ha capito quello che nessuno riusciva a comprendere, si è messo al timone e ha ridato coraggio agli Abbondio dell’estate Olimpia.
8 A Marco CRESPI per essersi bruciato nella Tien an Men di questo basket dove chi fa le cose bene non meriterebbe di essere preso in giro dalla fortuna, da giocatori che hanno sulla coscienza troppe volate regalate come quella clamorosa contro Varese.
7 A Charlie RECALCATI perché soltanto lui poteva dichiararsi orgoglioso della sua squadra uscita vincente da Casale per aver acceso più di un cero alla Madonna del pallone a spicchi. Arte pura del grande allenatore istrione.
6 Al COLLINS di Caserta che all’inizio sembrava uno tutto chiacchere e tiri alla pene di segugio. Contro Siena ha fatto un partitone e non è la prima volta. Con lui Sacripanti almeno si diverte mangiando pane e cicoria.
5 A “La7” che con un pentimento tardivo garantisce le dirette di tutte le partite di coppa Italia così come era stato promesso nella roboante apparizione al Carlton bolognese dal piccolo manipolo dei cuochi per una cucina nuova di scatolette da cordoni bluastri. Cara gente se continuate a cambiare idea allora meglio l’azzardo con SportItalia che meriterebbe un fido ilimitato da qualsiasi banca perché lo sport come lo danno loro, il basket come lo servono loro non ha uguali e non fate caso se nel gruppo c’è il bel Bagatta.
4 Al SABATINI da tutto esaurito che merita dieci per aver ammesso di essere stato battuto dai più forti, ma che non può cavarsela così perché si vede bene che con due ritocchi reali e non finti come Lang o Werner questa Virtus potrebbe correre alla grande. Per arrivare dove? Vale la pena spendere per essere comunque nel secondo gruppo? Questo è vero, ma con il popolo Virtus alle spalle avvremmo comunque tentato di trovare dei soci con la pilla.
3 Alla COMMISSIONE che studierà il nuovo assetto dei campionati. Si doveva lavorare insieme molto prima e non aspettare ordini da chi è convinto che il bene suo sarà anche quello del movimento. Vecchia storia che ha lasciato sul campo vittime illustri.
2 A BULGHERONI e DORIGO se non scendono dall’Aventino del golf e della vita beata in campagna per mettersi a disposizione del sistema basket in crisi di uomini e di idee. Se potessimo votare e scegliere vi offriremmo un Toto Lindt Bulgheroni come presidente federale, con Dino vice, perché a lui la diaria micragnosa non serve, mentre l’ex uomo Kinder potrebbe davvero essere l’uomo che porta idee ad una Lega seduta sul lago ghiacciato.
1 A Nicolò MELLI perché la partitona di Kazan, lo scampolo invisibile di Casalecchio, fanno capire che avrebbe avuto bisogno di giocare a buon livello e molto spesso. Restare a Milano è stato un peccato di gola suo, di presunzione di chi sa di non poterlo far progredire, degli agenti che dovrebbero curare prima di tutto questo aspetto e se fosse così non staremmo qui a litigare su formule di campionati nuove, su pasaportati e affini.
0 A Mike D’ANTONI che ci fa vivere nell’angoscia e averci presentato con Jeremy Lin, lo sconosciuto cervellone di Harvard, il giocatore che resta ignoto agli onanisti delle statistiche, che sfugge al grande mercato, ma esiste e basta cercarlo, rafforza l’idea che ci si salva soltanto se si crede di poter andare oltre quello che vedono tutti. Questa nota vale anche se Lin non dovesse giocare più, se D’Antoni perderà il posto e si troverà con Marcoi Crespi sul monte Ida fra predicatori fasulli.

Oscar Eleni, 6 febbraio 2012

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