Televisione

La seconda stagione di Squid Game

Stefano Olivari 10/11/2021

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Siamo persone impegnatissime e di successo: proprio mentre ci stavamo preparando al ritorno di Dexter, stasera su Sky Atlantic, dribblando ogni tipo di spoiler, è arrivata la notizia che Squid Game continua ed avrà quindi minimo una seconda stagione. Dexter: New Blood sarebbe invece la nona, a otto anni dall’ottava che comunque non si era conclusa con la morte del protagonista (noi siamo ultras della sorella Debra, cioè Jennifer Carpenter). Quindi non ci sarà bisogno di grandi invenzioni, anche se pare che l’azione non sia più a Miami.

Ma torniamo alla seconda stagione di Squid Game. Di cui abbiamo letto sull’Ansa (in realtà la fonte è l’Associated Press), quindi come avrebbe detto Biscardi “È ufficiale”. La conferma è arrivata dal regista e sceneggiatore della serie sudcoreana, Hwang Dong-hyukh: “C’è stata così tanta pressione, così tanta richiesta e così tanto amore per una seconda stagione… È nella mia testa in questo momento. Adesso sono in fase di progettazione. Seong Gi-hun tornerà e farà qualcosa per il mondo“.

Inutile anticipare sviluppi che in questo momento non sono nemmeno nella testa del creatore di Squid Game, e tantomeno in quella dei dirigenti di Netflix, ma è interessante notare come la serie sia entrata nel linguaggio comune, anche da parte di chi non l’ha vista e non ha intenzione di vederla. Perché la considera poco più di un videogioco violento o forse perché parla in maniera troppo onesta di noi stessi: schiavi che hanno costruito da soli le proprie catene (il debito, in senso finanziario e in quello psicologico) e che soprattutto parlano lo stesso linguaggio dei padroni, senza consapevolezza del proprio ruolo.

La carica eversiva di Squid Game forse non è stata ben compresa, soprattutto da chi non si è accorto che il lavoro vale sempre meno e che tutto, anche le emozioni, è stato finanziarizzato. Insieme alla salute e alla cultura pop, debito e credito sono ormai gli ultimi veri strumenti di controllo, difensori di un contratto sociale che ha sempre meno ragione di essere e che inizia a risultare incomprensibile anche a chi in teoria avrebbe qualcosa da difendere. La base della mansuetudine è proprio questa e noi ci siamo totalmente dentro, con l’aggravante della consapevolezza.

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