La scuola dei Banchi

17 Gennaio 2022 di Oscar Eleni

Oscar Eleni davanti all’università Ben Gurion del Negev tenendo al guinzaglio un piccolo bue muschiato dell’Alaska curioso, come noi, di sapere se gli scienziati che hanno messo alla guida un pesce rosso potranno fare la stessa cosa con lui. Sono tempi dove devi stare molto attento a chi guida. Una vettura, un partito, una nazione, un’azienda, una squadra, una polizia, un ministero della salute, una federazione, un sindacato di sportivi professionisti, ma anche quello dei dilettanti. Insomma adesso che la peste suina ci spingerebbe al vegetariano classico, ammesso che sui campi coltivati non sia passato chi  semina scarti velenosi, tossici come si fa normalmente sui mari, per le strade dando poi la colpa ai cestini poco sensibili all’inciviltà, più che mai vorremmo certezze per non andare a sbattere sul primo portatore di Omicron che passa.

Giornate di confusione proprio nel momento in cui ci dicono, ti dicono, che tutto è sotto controllo, sui treni dove gli assalitori la fanno sempre franca, sui mezzi pubblici e nelle feste del branco in qualsiasi quartiere dopo le comiche notti dei fuochi vietati quando intorno cadevano uccellini e Beirut sembrava  un posto di pace. Con questo stato d’animo dico al caro bue muschiato che parlare di sport sembra ridicolo, un po’ come la rifrittura televisiva del già visto cento volte, del già detto troppe volte seppur pagato caro in bolletta o per abbonamento. Lasciamo stare il caso Djokovic, sbalorditi dalle reazioni davanti ad un’esibizione evidente di non rispetto delle regole. Siamo ancora alla guerra delle parole, ma in questa morte dell’immagine di un campione, un numero uno, morte non elegante come sognano da sempre i grandi slavi non soltanto dello sport e degli scacchi, ci aspettiamo ancora il peggio se in piazza va gente che grida per la patria violata.

Dovrebbero gridare  anche i circences che coprono palinsesti a tutte le ore, per distrarci un po’ e non sapere come litigano quelli che ti  dovrebbero proteggere e poi organizzano feste ad alto tasso alcoolico, feste da stupro, da droga libera, e rutto contenuto se qualcuno protesta. Vanno in campo, ricchi e poveri dello sport, giocano come possono, ma  nessuno, anche quelli che poi cacciano l’allenatore che ha preso in mano squadrette disossate, sa davvero quanto potrebbero reggere su quei prati curati così male, su quei parquet pieni di adesivi dove in troppi lasciano tendini e cartilagini.

Siamo davanti a troppi maghi che guardano il calendario e ci infilano recuperi, fregandosene  di tutto il resto: viaggi, salute, eguaglianza competitiva, ma su questa, si sa, la differenza è già al via perché correre con scarpe dorate e a piedi nudi è molto differente a meno che tu non sia Abebe Bikila. Diciamo che qualcuno riesce a sorprenderli questi ricconi, altri li fanno soffrire, anche se poi alla fine il Bayern si mangia la Bundesliga, il Real la Liga, il City la premier, il Paris Saint Germain la turbolenta A francese. Real e Barca il baloncesto.

Anche nel basket la distanza fra Armani e Segafredo dalle altre appare enorme,  così come sembra illogico fremere adesso per una Olimpiade invernale che i cinesi vorrebbero blindare, ma intanto si trovano il livello contagi oltre quello record del marzo 2020. Fanno bene Brignone, Goggia, Razzoli, Paris a prendersi quello che possono adesso, del domani non vi è certezza, anche se nessuno di questi campioni soffrirebbe sapendo che ai Giochi freddi di Pechino mancheranno molti politici di Paesi che contestano le scelte cinesi, tollerando, magari a casa propria, razzismo, fanatismo e malaffare al potere. Se la vedano nei cortili dell’Onu, noi aspettiamo, forse con meno ansia delle televisioni che hanno comprato le ore dorate a cinque cerchi.

Vi dicevamo del basket, eh sì, lo giocano, spesso male, spesso con coraggio, cercando di evitare la chiusura per mancanza di giocatori. Eroici, anche se il contagio stravolge tutto. Guardate Pesaro, tornata in palestra da due giorni, che riesce a mettere sotto la Milano dominatrice in campionato, reduce dalla vittoria respira vivo di Barcellona che ora ha perso Mirotic per Covid, messa davanti  alla realtà sulla consistenza delle sue truppe di riserva. Poca roba, gente confusa, se poi Delaney e l’appena recuperato Datome non ne imbroccano una allora Messina dovrà guardarsi da chi, candidandolo alle cariche più importanti, non soltanto la Nazionale per Parigi, ammesso che ci si qualifichi se a Sacchetti daranno le ciofeche viste in questi mesi, gli garantisce gloria in mesi dove giocare tre partite alla settimana potrebbe lasciare Milano senza gas come quelli che dipendono  dai padroni del mondo.

Giornate gloriose e cadute rovinose. Napoli che concede alla Fortitudo la prima gioia in trasferta anche se il suo mattatore Parks  ne fa 40. La Reyer che sembrava guarita rivaluta il concetto caro ai presidenti ignoranti che cambiando allenatore si vince almeno la prima, cosa che Varese ha fatto staccandosi dalla boa oleosa delle retrocedenti. Trieste, così coraggiosa mentre il suo allenatore era in quarantena, appena lo ha rivisto ha fatto di  tutto per rimandarlo in isolamento per nervoso. Cose minime sapendo che al momento Armani, Segafredo, oltre alle sorprendenti Trieste, Trento e Tortona sono sicure di  essere in campo a febbraio nella coppa Italia che si gioca a Pesaro. In settimana scopriremo le altre tre. Forse. Così come forse vi è rimasto un briciolo di curiosità per le pagelle.

10 A Luca BANCHI, nella PESARO ritrovata, che insieme a Davide MORETTI si riprende dall’Armani quello che gli è stato ingiustamente tolto. L’allenatore per i capricci dell’incompetenza, il giocatore per essere stato messo da parte come il Cinciarini che illumina Reggio e certo andrebbe meglio di  chi ogni tanto deve far respirare Rodriguez e prendersi spazi lasciati da Delaney quando parla invece di giocare, come a Barcellona.

9 A CERON, tornato a segnare su un campo di serie A dopo tre anni dal grave incidente che lo ha portato in sala operatoria, che per molto tempo aveva fatto temere  per l’uomo più che per il giocatore. Contro la Treviso malata, stanca, ha segnato e sognato, gioito.

8 A MAGRO che ci ricorda come la semina senese non è andata perduta, lui e Banchi dicono che in piazza del Campo ci nasceva davvero la verbena che ora Brescia si beve avidamente.

7 Al bomber OLISEVICIUS che ha ridato ad Artiglio CAJA il piacere di stupire chi pretende bambini con i baffi quando, al massimo, hai giocatori da fra crescere con lavoro duro e nessun rompiballe intorno.

6 Per Antimo MARTINO che si meritava almeno un viaggio senza ritorni in gramaglie. La Fortitudo non è guarita, non è ancora salva, ma ora si batte e sopporta giocatori da altalena ai giardini, un tempo a zero, uno da maramaldi con bocca larga.

5 A VARESE se davvero pensano di aver trovato nell’esonerato VERTEMATI il colpevole per una stagione ben grama. Ora la rivoluzione e il progetto SCOLA, olandese in panchina, italo-americano al timone  sportivo, meritano magari fortuna, certo resta il rammarico di aver visto bruciare un giovane tecnico che aveva numeri, ma non giocatori.

4 Per ALLENATORI e ARBITRI che ci vorrebbero convincere quando allargano le braccia per una mancata difesa su questo pallosissimo tiro da tre, rigeneratore abusato, che fischiano sempre, anche se soltanto aliti in faccia al pompiere che spegne la fame di canestri delle squadre dove il sogno, come nella NBA, sarebbe un bel tre contro tre al bar.

3 A CREMONA che anche in una giornata dove il giovane talento SPAGNOLO fa più di 20 non ritrova la vittoria, le chiavi per aprire le manette dove è stata incatenata e non soltanto dal COVID.

2 A BRINDISI e VITUCCI per i troppi passi indietro di una squadra che pensavamo davvero potesse essere la grande antagonista delle regine maledette.

1 Alla REYER perché appena ritrovi il piacere di andarla a vedere, quando sembra che le correzioni non siano peggiori del buso, creato da acquisti sbagliati, eccola sfasciarsi contro una Varese che dall’incubo è tornata a vedere almeno una mezza stella.

0 AL  BASKET, Lega e FEDERAZIONE; convinto di poter essere aiutato dai ristori da chi sta facendo scappare tanti nuovi tesserati non in grado di pagarsi i tamponi. Fate voi della Lega, chiedete al Presidente Pi, non alla Vezzali perché nel sistema gli ori olimpici diventano ostaggio e, al massimo, sottosegretari. Certo la campionessa dovrebbe urlare più forte, ma è da ingenui credere che lassù dove si puote possano sentire il lamento dei canestri senza retine come in troppi campetti.

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