La scomparsa di Franco Bragagna

21 Marzo 2022 di Stefano Olivari

I recenti Mondiali indoor di atletica leggera di Belgrado, trasmessi dalla RAI, non sono stati commentati da Franco Bragagna e venerdì è la prima cosa che abbiamo notato. Poi li abbiamo guardati lo stesso, con il computer fisso su Raisportweb a volte 1 e a volte 2, esultando per Jacobs, ammirando Duplantis e la Rojas, soffrendo per l’idolo Ingebrigtsen a causa dell’aumento dei tatuaggi che poi significa in prospettiva diminuzione di tutto il resto. Insomma, tre belle giornate pur con l’asterisco di gare svalutate dalle assenze (non era il caso dei 60 metri). Però…

Però non c’era a commentarli il telecronista più competente in materia di atletica e forse il più competente della RAI in assoluto,  pensando alla mitizzata cultura sportiva, e come telespettatori a noi è dispiaciuto. Diciamo questo senza conoscerlo personalmente o avere alcun tipo di interesse personale. Non che Bragagna sia andato in pensione, anche se ha quasi 63 anni: lo si è ascoltato, noi poco perché quegli sport ci lasciano freddi, alle Olimpiadi Invernali di Pechino e quindi sta benissimo. Quindi se non lo si è mandato in campo a Belgrado si è trattato di scelta tecnica.

Senza farla troppo lunga, la differenza con chi lo ha sostituito (a questo giro insieme a Stefano Tilli il telecronista è stato Luca Di Bella) è stata evidente proprio perché chi lo ha sostituito non ha fatto errori, è stato pulito, è stato bravo. Però quei collegamenti di Bragagna, quei riferimenti storici, quelle battute, quelle fissazioni (sulle pronunce, sulle società giovanili, sulle parentele), addirittura anche quelle opinioni che può permettersi soltanto chi padroneggia la materia ci sono mancate. L’unica cosa che possiamo pensare è che i telecronisti-personaggi, che le pay-tv cercano di costruire con esiti spesso ridicoli, alla RAI siano meno graditi.

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