La riforma del catasto nell’Italia disonesta

7 Marzo 2022 di Stefano Olivari

Esiste un argomento più triste della riforma del catasto, a parte la Superlega e il VAR? No, ma è proprio sulla riforma del catasto che Draghi ha nei giorni scorsi rischiato di cadere. E soprattutto è un argomento che riguarda l’80% degli italiani, cioè la percentuale di noi che vive in una casa di proprietà sua o di suoi familiari. Allo stato attuale il Governo ha mantenuto la delega per l’adeguamento delle tariffe tributarie sulla casa, a partire dal 2026. Quando magari saremo tutti morti, chi lo sa.

Contro questa delega data a Draghi ed in generale contro la riforma del catasto è il centro-destra: Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. La ragione è evidentemente quella che ‘adeguamento delle tariffe’ tradotto in italiano significa aumento, quindi maggiori tasse e maggiori spese per il ceto medio, quello che non ha la cilindrata per far scomparire le sue proprietà in trust o cose simili. Ma il ceto medio, soprattutto nella sua parte più garantita, non era più di centro-sinistra?

La nostra non richiesta opinione è la seguente: adeguare le rendite catastali al valore di mercato o almeno all’effettiva destinazione d’uso dovrebbe essere in teoria un desiderio di qualunque cittadino, di destra o di sinistra, ed a maggior ragione il discorso vale per gli immobili non censiti. Un discorso impopolare, in un paese in cui il 71% dell’IRPEF è pagato dal 21% dei contribuenti: un paese quindi formato da gente in gran parte disonesta, che da un lato ruba alla collettività e dall’altro si lamenta per la mancanza di servizi. Un po’ come quei genitori che comprano al mercato magliette senza scontrino e poi si lamentano della disoccupazione del figlio.

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