La quinta di Vogts

8 Aprile 2008 di Stefano Olivari

Sarà perché sembra molto tedesco, ma al sessantunenne Berti Vogts la retorica giornalistica dell’allenatore giramondo (quella, per intenderci, che le nostre belle penne riservano ai Milutinovic) non è mai stata applicata. Eppure prendendo in mano il modesto Azerbaigian l’ex compagno di Nationalmannschaft e vice-allenatore di Beckenbauer è arrivato alla sua quinta nazionale. Gli otto anni da capoallenatore della Germania riunita, dal 1990 al 1998, li ricordano tutti: per certi aspetti la sua peggiore selezione tedesca è stata proprio quella che nel 1996 vinse l’Europeo inglese lottando in purissimo stile tedesco con una rosa decimata dagli infortuni, battendo in finale la Repubblica Ceca con il golden goal di Bierhoff a forte sospetto di irregolarità. Pairetto (proprio quello di Calciopoli, per i più giovani) fu quasi linciato, per la posizione influente di Kuntz sul tiro dell’attuale team manager della Germania, ma pochi ricordano che anche il rigore che aveva portato in vantaggio i cechi, segnato da Patrick Berger, era inesistente. Dopo una buona stagione al Bayer Leverkusen ed uno stranissimo esonero, rieccolo nel 2001 su una panchina nazionale: quella del Kuwait, presto lasciata per la Scozia. Tanti giocatori lanciati, su tutti Darren Fletcher, ma risultati disastrosi. Esonero, disoccupazione, rientro l’anno scorso con la Nigeria con dimissioni lo due mesi fa, dopo la Coppa d’Africa e nonostante avesse ancora tre anni di ottimo contratto (peraltro con pagamenti non esattamente puntuali). Adesso per l’ex ‘Terrier’ del Borussia Moenchengladbach e di tre Mondiali con la Germania Ovest di Helmut Schoen, l’ultimo urrah a Baku con il sogno proibito del Mondiale 2010, da guadagnarsi in un girone con Germania, Russia, Finlandia, Galles e Liechtenstein. Non bisogna essere un quotista Snai per prevedere che la repubblica ex sovietica, nonostante le grandi ambizioni calcistiche (qualche anno fa ingaggiò come c.t. Carlos Alberto Torres, il capitano del Brasile di Mexico 1970, il terzino destro del quarto gol ad Albertosi), la coppa sudafricana la vedrà in televisione. L’unico giocatore presentabile a livello internazionale è infatti Ilgar Gurbanov, centrocampista offensivo che gioca in Turchia nel Sivasspor. Uno che coraggiosamente fra i due passaporti calcistici possibili (l’altro è proprio quello turco, essendo stato nel giro delle nazionali giovanili di quel paese) ha scelto, per puro attaccamento alle sue radici, quello che gli impedirà a vita di partecipare ad un Mondiale. Nella manifestazione più importante del pianeta Vogts il suo l’ha già fatto.

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