La prova

3 Giugno 2023 di Stefano Olivari

Sono ben quattro mesi che non parliamo di un film con Jean-Claude Van Damme ed allora chiudiamo il periodo di astinenza con un film ‘di’ Van Damme, La prova, il primo dei due da lui diretti in carriera. Rivisto qualche notte fa su Amazon Prime Video, questo film del 1996 è uno di quelli del mito belga con le migliori scene di combattimento. E pazienza se la trama è un po’ quella di Senza esclusione di colpi: nel capolavoro del 1988 il torneo semiclandestino si chiamava Kumité ed era ad Hong Kong, qui si chiama Ghang-gheng e si tiene in Tibet, ma lo schema non cambia.

Tabellone tennistico, ma in questo caso per arrivare alla finale contro il cattivissimo della situazione Van Damme-Chris Dubois deve superare soltanto tre turni, insomma si parte dagli ottavi. Il modo in cui arriva a rappresentare gli Stati Uniti al posto del campione dei pesi massimi è altamente improbabile, ma non stiamo parlando di un documentario: in ogni caso negli ottavi batte il tedesco, nei quarti lo spagnolo, in semifinale il cinese ed in finale trova il mongolo interpretato dal suo grande amico Abdel Qissi, protagonista anche in Lionheart.

Essendo ambientato negli anni Venti del Novecento, il personaggio meno verosimile è la giornalista d’assalto, ma noi abbiamo scritto questo post soprattutto per ricordare l’immenso Roger Moore, compagno di tante domeniche pomeriggio con Attenti a quei due, e di tante altre ore con Simon Templar ed i vari 007 visti in cinema oratoriali (Moonraker al San Protaso, per citarne uno). Qui un Moore quasi settantenne, idolo anche in quanto attivista della PETA quando gli animali erano da tutti considerati oggetti (oggi è così ancora per molti, ma non per tutti), è nella parte di un disilluso pirata, ex militare britannico, che raccatta Van Damme su una nave turca di cui si è impadronito e dove Van Damme-Dubois era finito per sfuggire alla polizia di New York. Grande classe, come al solito, uno spot per l’Inghilterra.

In La Prova (The Quest) non mancano ovviamente l’amico morto sul ring e il vecchio maestro, architrave di questo genere cinematografico, maestro che vedendo già una buona attitudine alla lotta gli spiega i segreti del Muay Thai. Poi Van Damme ci mette del suo, tenendo insieme un film con trovate assurde tipo il furto del drago d’oro con una mongolfiera ma in generale poca anima. Aveva e avrebbe fatto di molto meglio, discorso a maggior ragione valido per Roger Moore.

stefano@indiscreto.net

 

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