La porti una Siena a Firenze

23 Novembre 2013 di Oscar Eleni

Montepaschi

Oscar Eleni dall’Alzaia Naviglio Grande di Milano, sede della Canottieri Olona, un rifugio per tanti peccatori del basket: quasi tutti ex soldati del principe Rubini, ma c’era anche Zanatta,. Terra sconsacrata per chi, come noi, viene dalla vicina Canottieri Milano, dolce casa per la quarta presentazione del libro su Rubini che continua ad essere indigesto ai federali, anche se c’era il past president Maifredi, ma forse anche ad altri viste le rassegne stampa di Lega e Coni.

Sosta meditativa fra gente allegra prima di riscoprire il cuore  dell’Olimpia nella versione di Luca Banchi. Avevamo temuto, prima che il campo cantasse, eravamo persino arrivati a negare la nostra fiducia, l’affetto per questo maremmano che sa cosa vuol dire lavoro, umiltà, un cavaliere errante che ci ha conquistato quando ha fatto volare via la lavagnetta per gli schemi alla fine della rimonta sui dannati dell’Efeso. Nelle pagelle hanno dato 6.5 al Mahmuti allenatore dei turchi che ne aveva fatte davvero tante sfiancando una squadra dai centri fasulli, perché Erden e Barac, come visto in altre occasioni, sono due sedanini nell’anima: hanno centimetri, ogni tanto si risvegliano, ma in sostanza ci piacerebbe sempre averli come avversari.

Nel Forum che sembrava avere le bollicine, entusiasmo, rumore quasi giusto, c’erano già mugugni dopo due quarti. Ma cosa succede agli allenatori che arrivano a Milano? Hai visto come è cambiato Scariolo fra i baschi di Vitoria, meno gel, più cojones, certo il Maccabi senza difesa lo agevolava, ma la sua, invece, funzionava e a Milano non si riusciva a vedere uno scivolamento. Se lo domandava l’avvocatone che all’intervallo urlava: ”Io continuo  a dare soldi a questi….”. Un dubbio era venuto anche al fedelissimo Galliani, tifoso Simmenthal dal 1963, allarmato per quell’Emporio senza vita, intontito dalla musica di fondo. Facce strane quelle del Djordjevic che vorremmo tanto vedere sulla panchina della Serbia, del giovane asso interista Kovacic, persino quella del Renzi presidente di Lega che abbiamo controllato sul labiale agitato mentre chiacchierava a lungo con Proli che in molti danno come suo successore alla presidenza di Lega quando scadrà il contratto in marzo, magari un inizio di collaborazione se è vero che in LNP hanno ripensato all’uomo di Porto San Giorgio che lavorò benissimo per la A2 poi data in eredità a Bonamico che continuò e migliorò la bottega dove per campare devi avere idee. La faccia di Proli? Beh non era molto lontana dalla paura  di dover vedere b-movie già visti e mai digeriti.

Poi la luce sul furore di Alessandro Gentile, sulle rubate di Melli, i salti di Lawal, il risveglio di Langford che è un tipo davvero strano, pericoloso spesso anche per chi gioca con lui e vorrebbe fare il regista. A proposito. Se Banchi è disperato con i suoi pseudo-costruttori di gioco si butti su Gentile. Passa bene, sente la responsabilità di squadra, sarebbe un colpo grande per la Nazionale, per la sua carriera, per la storia del nostro basket. Se funziona può chiedere variazioni alla rosa, anche se l’Emporio dell’ultimo quarto è squadra senza rivali per lo scudetto, ormai sicura della seconda fase e pronta anche per entrare nelle otto grandi d’Europa. La finale a Milano? Beh, non esageriamo, certo Lawal aumenta la forza aerea e poi con Gigli e Kangur la batteria antiaerea potrebbe divetnare notevole.

Insomma dal palchetto dei Giuda del Forum siamo nuovamente saltati sul carro del maremmano per la gioia del suo amicone Carlà, uno da Firenze medicea con sosta ai Briganti, uomo di geniali invenzioni e passione cristallina per il basket: viaggia di notte, vede quasi tutto, sicuri che la cura non è ancora finita perché ci saranno altre partite come quelle di Mestre, Bologna, dell’esordio ad Istanbul, finalini come contro Strasburgo. Brindisi era preventivabile e lo si capisce da come viaggia il Bucchi ritrovato.

Milano per il titolo, ma contro chi. Be’, la prima votazione rimette Siena sulla strada dell’Emporio. Si erano mimetizzati  al Forum molti mensansini reduci dalla beffa contro Ataman, hanno visto il peggio di Milano prima di puntare verso Cantù dove domenica c’è una partita tosta in diretta tivù per il nuovo marchio cantuchiano che ci ridà speranza anche se, personalmente, di Vitasnella non si può più parlare da anni, ma il problema, adesso che anche Crespi ci ha portato fuori dal bagno turco della prima giornata di eurolega, ora non dite che gli allenatori italiani lavorano male, basta vedere il confronto fra il prima e dopo la cura e siamo soltanto a novembre. Il problema, dicevamo, sono queste voci sul nuovo anno. Siena, come tante altre, con difficoltà a far quadrare i conti per cui sembra quasi certo che ci sarà il terremoto viola, con trasferimento dove hanno in mente una vera polisportiva tipo le spagnole e, ora , le tedesche. Per la verità anche l’anno scorso quelli che non sopportano Minucci dicevano le stesse cose. Poi hanno vinto coppa Italia e scudetto e fatto una grande eurolega. Se chiedi come hanno fatto, visto che non poteva esserci più nessuna uscita sbilanciante dalle cifre  dichiarate in Lega e dai compensi obbligatoriamente onorati, ti fanno il risolino di chi ne sa una più del diavolo, da Roma in su. Vedremo. Noi siamo nel gruppo ingenuità e tifiamo perché tutti onorino impegni e non abbiano terremoti pilotati dall’invidia del borgo, del piccolo mondo antico che li circonda.

Fine capitolo coppe, dove Cantù ha fatto filotto, dove la gente impara a stare in Europa caro Aldo Ossola, il Von Karajan del Grigo, un genio sul campo, che hai criticato l’iscrizione di Varese alla  “coppetta”, per fortuna modificando il tiro quando hai riconosciuto che giocare serve più dell’allenamento, eurotornei dove Sassari cresce, eccoci al quotidiano nazionale.

Promettiamo capitoli interi al dottor Papetti. Giocava per Milano, uno e due, è stato un bel prospetto, un leone, che avendo in cura Gianni Asti, splendore della scuola varesina, ci chiede di parlare più spesso della gente vera che ha insegnato basket e a camminare nella vita, vuole attenzione per il guru Robur malandato che nelle visite gli parla più di basket che dei suoi malanni, un po’ come il Finney di “Un ‘annata perfetta” quando sentiva scappare la vita e lo capiva perché il suo medico gli parlava del tempo.

Certo che non ci dimenticheremo anche questa volta degli 80 anni di Arnaldo Taurisano. Il basket becero lo ha fatto. I giornalisti prezzemolini che sanno tutto delle flatulenze NBA neppure si girano indietro. Per fortuna  del Tau  ci sono i suoi libri meravigliosi, una carriera straordinaria, una vita combattuta come piaceva a lui.

Sicuro che Corsolini lo faremo uscire di nuovo dalla riserva anche se non lo prendono al Canaglia dove il successo televisivo sotto la regia Mamoli toglie un po’ di sana genuinità, speriamo sia in forma per il raduno romano dei Maturi baskettari che hanno in mente Magnoni, Marchese, Falcomer e, soprattutto, Spinetti.

Non potevamo chiudere  dimenticando che la matrigna Milano darà l’Ambrogino d’oro a Carlo Recalcati. Una storia imperiale per il basket al massimo livelllo. Non un caso notare che Charlie è figlioccio del Tau dal Pavoniano di via Giusti dove il motore era fratel Brambilla, giocatore amatissimo dal Corsolini canturino. Anche questo andrebbe celebrato in un certo modo, ma figurarsi se hanno tempo. Ambrogino a dichiarazione del Collins che gioca per il Micione a Montegranaro, uno che era ai Knicks con Gallinari e D’Antoni che adesso ogni tanto vince ai Lakers togliendoci l’angoscia: ”Perché la Sutor? Perché dopo aver parlato con Recalcati mi sono sentito di nuovo un giocatore importanate, con un futuro”. Spesso agli allenatori laccati sfugge che c’è un mondo oltre le lavagne luminescenti.

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