Boxe

La notte di Leon Spinks e Alfio Righetti

Stefano Olivari 08/02/2021

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Leon Spinks è morto a 67 anni di cancro alla prostata, con una seconda parte di vita molto difficile. Sarà sempre ricordato per l’oro olimpico nei mediomassimi a Montreal 1976 e soprattutto per la sua doppia sfida con Muhammad Ali nel 1978: il 15 febbraio, all’ottavo match da professionista (!) superò a sorpresa ai punti, a Las Vegas e con verdetto non unanime, un uomo che era un mito già da vivo. Poi evitò accuratamente Ken ‘Mandingo’ Norton, che di Ali era stato designato sfidante ufficiale, e per questo perse la corona WBC, puntando ad una lucrosa rivincita: il titolo tornò ad Ali, dopo una vittoria ai punti netta ma non nettissima. Il classico schema della boxe prevedeva il tris, ma l’ormai bolso Ali rifiutò per orgoglio e scomparì per due anni: lo si sarebbe rivisto soltanto contro il suo ex sparring partner Larry Holmes e contro Trevor Berbick.

Per noi Spinks non è stato solo l’uomo che ha battuto Ali, o il fratello di Michael, o il padre di Cory (quindi fratello e padre di campioni del mondo), ma anche quello che ha posto fine alle grandi ambizioni di Alfio Righetti, un massimo che da bambini abbiamo (al seguito di nostro padre) seguito moltissimo e che in Italia fu protagonista di storiche sfide con Dante Cané e Lorenzo Zanon. E che sarebbe tornato a far parlare di sé qualche anno dopo in quanto padre di Alex Righetti, argento olimpico ad Atene nella pallacanestro con la Nazionale di Recalcati.

Alfio Righetti, dicevamo. Che nel 1977 era al massimo della sua forza, entusiasmando (per sentito dire, perché non è che ci fosse internet) gli organizzatori e le televisioni americani, sempre alla ricerca della grande speranza bianca, meglio ancora se italiana per far rivivere l’epopea di Carnera o, senza sottilizzare sul passaporto, di Rocky Marciano. Righetti non era nemmeno campione europeo (né lo sarebbe mai diventato) e non aveva mai combattuto fuori dall’Italia quando il 18 novembre 1977 fu scaraventato dal famoso promoter Bob Arum sul ring del Caesars Palace di Las Vegas per affrontare proprio Spinks, in una sorta di semifinale mondiale. Che avremmo visto in differita di due giorni, su una tivù locale milanese chiamata TVM 66, con il commento di Nino Benvenuti. Canali 59 e 66 UHF, tanto per scrivere qualcosa di incomprensibile per gli Under 40.

Il vigile urbano riminese si batté benissimo ed al settimo round dei dieci quasi mise ko Spinks, che poi dai giudici fu premiato per la maggiore aggressività. Righetti incassò i 100.000 dollari, 90 milioni di lire dell’epoca, tornò in Italia e si ritirò dopo poche stagioni per fare il vigile urbano a tempo pieno. Non aveva cattiveria, dicevamo gli esperti: ma a noi quel gigante, forse buono, piaceva tantissimo. Quelle sfide di Las Vegas, spesso soltanto sognate ma dopo pochi anni davvero trasmesse dalle tivù italiane, ci facevano vibrare. Ed in quella c’era in palio Cassius Clay, come ancora lo chiamavamo nonostante avesse cambiato nome da anni. Il più grande.

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