La nona di Messina

21 Febbraio 2022 di Oscar Eleni

Oscar Eleni esiliato fra Salisburgo e la Stiria alla ricerca delle miniere dove trovare il sale per curare emozioni forti, finte emozioni, stranezze dei sentimenti. Addio Pechino, nella speranza che Milano e Cortina non si facciano gli stessi dispetti che sembrano intossicare squadre che ci hanno portato medaglie soprattutto con separati in casa. Ora i ragionieri dicono che siamo stati bravi. Altri, forse i più saggi, invitano a cercare risposte dove non abbiamo battuto moneta, territori, dallo sci di fondo a quello alpino maschile, dove un tempo le cose sembravano andare bene, pure fra invidie, mai mancate in baita, clan e divisioni per guerre fra Comuni e Regioni.

Dire che queste Olimpiadi ci hanno emozionato sarebbe una finzione. Certo che il coro di quelle bambine nella cerimonia di chiusura, fra le parole pace, amicizia, inclusione, ci davano brividi, anche perché intanto gli stessi che applaudivano Bach, i volontari, i campioni, l’organizzazione, tenevano il telefono accesso per sapere se le brigate zorro del Putin avevano sconfinato, per capire la mancata stretta di mano del solito macho, questa volta africano, alla Van der Leiden, per farsi dare le ultime quotazioni di borsa sulla vendita di armi, droga, chiedendo alla  neutralità svizzera come stanno i conti di tanti macellai che nascondo il  loro bottino nelle banche dove custodiscono pure i  segreti di una tangentopoli italiana che, come il Covid, non ci ha cambiato, migliorato, ma soltanto illuso nella speranza di una purificazione come sogna Alessandro Gassman che ha scritto un bel libro sulla barricata ecologica.

Ballo ipocrita, come avrebbe detto Umberto Eco ascoltando falsi filosofi, ma è così che funziona tutto. Prendete i nostalgici dei cori allo stadio, saltellare, saltellare hop, molti di loro sono daspati, altri incarcerati. Prendete i coristi del liberi tutti, delle spiagge alle discoteche, quelli che poi denunciano un sindaco, un assessore se nella notte gli ubriachi si accoltellano, le bande derubano, i bulli chiedono al vigile e al poliziotto il numero di matricola minacciando di sparare.

In questo clima ci siamo estraniati dalla lotta per salutare come si deve Pechino, felici che il violino meraviglioso portato dall’Italia sia stato salvato e ben utilizzato al momento del passaggio della bandiera olimpica dalla Cina all’Italia, evitando di indagare adesso sui pipistrelli e su chi ha contagiato cosa, come direbbero a Buckingam Palace ora che la  Regina ha qualche problema  con il Covid che, forse, cambierà i programmi che non sembrano certo quelli di una novantenne.

Saranno generazioni di ferro, come gli ottantenni Zoff e Oliviero Toscani, come il Giorgio Armani che, nella settimana del ritorno in passerella della grande moda in una Milano sconvolta dal calo di zuccheri delle sue squadre calcistiche che sognano lo scudetto, si è goduto il tredicesimo trofeo della squadra affidata fortunatamente a fratel Dell’Orco, anima e core vero nella Pesaro che ci ha ridato buona musica per un basket ancora capace di saltare ed emozionare come Gimbo Tamberi nella festa americana delle stelle NBA. Magari Sacchetti avesse un rimbalzista così o, magari, un tenace faticatore come Paltrinieri,  grandi ori del nostro sport anche se solo tifosi di basket,nella sua sperimentale d’inverno che vedremo prima nel fiordo islandese di Hafnar e poi  doemnica a Bologna.

Ecco un altro motivo per cercare sale curativo da mettere sulle ferite della vecchiaia, della paura, della rinuncia ai pesci di Alceo, alle belle serate con Elio Giuliani e quella Pesaro che oggi Costa e Magnifico stanno difendendo dalla erosione delle passioni. Normale quando si deve soffrire per cercare una salvezza ora che la Lega ha deciso di non perdonare chi ha sbagliato squadra e si trova in zona retrocessione. Certo si cammina nell’irregolarità, allenamenti saltati, molti infortuni, tanti rischi, ma poi ci consoliamo se chi ha fede e buone idee riaccende davvero le luci come nelle giornate pesaresi che Rai ed Eursport con Discovery ci hanno fatto vivere bene, anche nel rimpianto della lontananza.

Certo quelle  mascherine, tante facce da museo delle cere, certi arbitri narcisi dal fischio velenoso, non ci sono mancati, ma ci teniamo il bello della festa, inchinandosi all’Armani che alla 47esima partita rivive la gioia della stagione scorsa augurandosi che questa non finisca come l’ultima visto che alla Virtus peccatrice hanno utilizzato le stesse lacrime e parole per scusarsi con il popolo bianconero l’anno scorso quando Djordjevic era già separato in casa prima di lasciare tutti senza parole col il 4-0 scudetto sulla Milano sfinita. Un Sashone solidale anche da lontano, perché mentre  Scariolo cercava fruste al Pavaglione, lui doveva cedere alla ferocia di Ataman che in Eurolega fa una gran fatica ma in Turchia si è preso la coppa. Come ha fatto l’Olympiacos aspettando a casa sua proprio l’Armani giovedì prossimo, nel giorno in cui il Barcellona di Jasikevicius ha imitato il crudele balivo Messina prendendo il trofeo del Re al  Real Madrid con un finale da 64-59 così distante dall’idea del basket gioioso alla spagnola.

Sale e pentimento ma mente lucida per pagelle dove l’ultima volta,  premiando Meneghin per la sua prefazione da  napoletano verace nato in Veneto e cresciuto a Varese, riconoscendo a Manfredo Fucile la cazzimma che aveva in campo per un bel libro sul basket napoletano, ci siamo dimenticati del coautore Prestisimone,  famiglia di ottimi giornalisti, di veri appassionati. Ma  andiamo a Pesaro seguendo la torcia di Alceo fino al campo dedicato all’arbitro Mattioli che certo non avrebbe negato una stretta di mano ed un sorriso anche ai colleghi che sui falli antisportivi, i blocchi in movimento, le gite al Var continuando a prendere lucciole per lanterne, lasciandoci il dubbio che qualcuno  non sia in errore soltanto per incapacità e poca conoscenza del gioco.

10 Ettore MESSINA alla nona coppa Italia, all’ennesimo trofeo in carriera, ora come presidente allenatore. Certo sei stai alla corte di tanti Re Sole in carriera puoi permetterti di avere le visioni di un naturalista come Le Notre o di una madame De Barra giardiniera del re, ma gli spetta il bacio accademico anche nel club degli orsi.

10 da condividere fra  TORTONA e BRESCIA perché due società con tante visioni, tante invenzioni, tanta passione, ci danno la speranza che il basket vada oltre il muro del pianto di questi ultimi due anni.

9 Un ramo di salce per due giovani allenatori che faranno penare i loro maestri. Viva RAMONDINO, viva MAGRO. Restino così, non si facciano corrompere dalla mondanità perché nello sport oggi sei re e domani rospo come direbbero Allegri e soci.

8 A MELLI perché non eravamo certi che avrebbe ritrovato il suo cielo, la sua terra tornando nella Milano che colpevolmente aveva sacrificato lui per seguire la strada del troppo che stroppia sul campo e fuori.

7 Al MACURA che non è soltanto un cattivo come descritto all’arrivo: ha tutto, anche una fastidiosa dermatite. Ma anche MASCOLO, un grande FILLOY cara al sol, CAIN, DAUM e persino SEMPRINI hanno lasciato una traccia nella festa pesarese.

6 A RAI-EUROSPORT-DISCOVERY per come hanno servito il basket, un popolo che ha bisogno di questo affetto per tornare a credere in se stesso.

5 A PESARO se dopo aver organizzato così bene questa finale non  sentirà il desiderio di riavere lo squadrone degli anni Scavolini, remando insieme per tornare a mettere stendardi sul tetto delle sue arene.

4 Alla LEGA se adesso ricomincerà a litigare imitando i pallonari invece di aiutare GANDINI a rigenerare un movimento che a Pesaro  ha ritrovato orgoglio, nella speranza  che nessuno dimentichi che il lavoro da fare è ancora tanto.

3 A TRIESTE squadra anemica e TRENTO mai squadra, se non troveranno risorse dentro di loro per tornare ad essere protagoniste come nell’andata e non comparse come in Coppa.

2 Ad AZZURRA d’INVERNO e SACCHETTI  se non faranno passare una settimana piacevole ora che anche l’Islanda come dicevano stupefatti i commentatori TV, sembra poter far paura. Non scherziamo con il cuore del povero Petrucci.

1 A SCARIOLO se non porterà nelle nostre miniere di sale quei giocatori della Virtus che si sono davvero confusi pensando che anche questa volta la proprietà se la prenderà con l’allenatore.

0 Al BARALDI virtussino  che merita il massimo per aver chiesto scusa al popolo bianconero, al patron ZANETTI in fibrillazione per il flop pesarese, ma il minimo se dovesse ancora una volta confondersi sui veri peccatori in una squadra tormentata come Milano da troppi infortuni, ma anche da troppi acquisti di piumini difensivi per una difesa mai decente.

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