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La NBA inizia, LeBron James finisce

Stefano Olivari 22/10/2019

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Finalmente stanotte parte la NBA, con Toronto Raptors-New Orleans Pelicans alle 2 ora italiana e Los Angeles Clippers-Los Angeles Lakers alle 4.30. Tutto su Sky Sport, da contratto ancora per quattro anni (quando Sky sarà un’altra cosa, più fornitore di connessione che azienda televisiva), con un numero di partite tale da rendere inutile il League Pass.

Anche per le persone con una non vita come la nostra è infatti impossibile seguire più della decina di partite a settimana trasmesse in diretta o in differita trasmesse da Sky, non tutte con il commento in italiano ma tutte con un qualche motivo di interesse. Per come siamo fatti noi meglio investire su Eurosport Player per l’Eurolega e sull’LNP Pass che ci fa assaporare la pallacanestro italiana come l’abbiamo conosciuta.

I telecronisti di Sky Sport saranno quelli ai quali siamo ormai abituati: Flavio Tranquillo, Alessandro Mamoli, Francesco Bonfardeci e probabilmente altri perché le partite sono tante. Salutiamo Paola Ellisse che dopo i Mondiali cinesi si è presa un anno sabbatico. Non siamo politicamente corretti e quindi lo diciamo: le giornaliste sportive donne che capiscano qualcosa della materia sono poche, quelle brave come la Ellisse pochissime.

Chi vincerà l’anello NBA? Dopo un’estate di sconvolgimenti incredibili è una domanda obbligatoria. Gli Warriors senza Durant infortunato e a Brooklyn, ma soprattutto senza Klay Thompson per quasi tutta la stagione, vengono dati per morti ma hanno ancora la loro anima, oltre a Curry e Draymond Green. Tifiamo per loro, per larghi tratti dell’ultimo quinquennio miglior squadra mai vista giocare fra attacco e difesa. Con meno aspettative li vediamo semifinalisti di Western Conference, pronti a giocarsela contro gli attesissimi Clippers e Lakers. A noi sembra più logica la squadra di LeBron James e Anthony Davis, ma scommettere contro Kawhi Leonard non è il caso. Come quarta forza a Ovest e rappresentanti dell’antibasket vediamo i Rockets con Westbrook al posto di Chris Paul.

A Est non vengono dati per favoriti i Celtics post-Irving, ma noi troviamo invece che nonostante i limiti dei singoli visti anche al Mondiale siano una squadra molto più da Brad Stevens: con un Hayward almeno decente non sono inferiori ai Bucks di Giannis, squadra di tiratori che nei playoff potrebbe avere serate no, e ai reclamizzatissimi Sixers, che ci sembrano sempre un insieme di enorme talento (e Simmons potrebbe far innamorare della pallacanestro anche un telespettatore di Tiki Taka) ma non una squadra. Come quarta forza potremmo fare il compitino indicando i Raptors campioni anche se post Kawhi, ma dopo aver preso Butler pensiamo che gli Heat siano a un giocatore (un lungo) dall’essere da corsa a Est. Chiaramente se Durant fosse sano i Nets di Irving e DeAndre Jordan potrebbero spazzare via tutti, ma anche senza di lui possono andare in fondo.

Ricapitolando: finale per adolescenti anni Ottanta fra Lakers e Celtics, con ultimo anello di LeBron. Speriamo di no, ovviamente, visto che detestiamo i suoi quinti tempi, la sua ipocrisia (che nella questione Hong Kong è stata anche del ‘nostro’ Kerr, va detto) e la deferenza-paura di tanti colleghi nei suoi confronti, ma ognuno ha i suoi gusti. Nella categoria culturismo preferivamo Franco Columbu, pace all’anima sua.

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