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La morte di John Le Carré e della Guerra Fredda

Stefano Olivari 14/12/2020

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John Le Carré è morto a 89 anni, ma il suo mondo, quello che gli ha dato fama mondiale anche oltre il ghetto della letteratura di spionaggio, era morto nell’89 con la caduta del Muro di Berlino e la fine della Guerra Fredda. Spesso descritto come l’anti Ian Fleming, Le Carré in realtà con il suo Smiley usava soltanto una chiave narrativa diversa rispetto al creatore di James Bond per raccontare un mondo diviso in blocchi, opprimenti ma anche per molti versi rassicuranti. E con Fleming condivideva anche un solido passato nei servizi segreti britannici. Certo Le Carré era più più profondo e gran parte della sua produzione verte intorno al tema del doppio gioco, per un pubblico che era rimasto sconvolto dal caso Philby e che in seguito avrebbe scoperto molte più cose sui Cambridge Five.

Il personaggio più affascinante di Le Carré nei suoi tanti romanzi, dalla Talpa in giù, è ovviamente Karla, il misterioso capo del KGB con una storia personale che sintetizza tutto il Novecento: ragazzo durante la parte finale del zarismo, con il padre agente dell’Okhrana, poi agente dei servizi segreti sovietici in tanti contesti estremi, dalla guerra civile spagnola alla Seconda Guerra Mondiale, poi vittima delle purghe staliniane ed infine con Krusciov riabilitato e direttore del KGB con una particolare abilità nello smascherare doppie e e triple identità. Ma insomma, inutile spiegare Karla sia a chi ha letto Le Carré sia, a maggior ragione, a chi non lo lo ha letto.

Veniamo quindi al punto: cosa ci ha sempre colpito di Le Carré, meno fantasioso di un Robert Ludlum (per citare un altro nostro pallino che non finirà nelle antologie dei licei) ma molto più calato nella storia reale? Che il suo mondo, negli anni Sessanta, Settanta e anche Ottanta, sembrava eterno. Essendo il frutto di una guerra devastante, nessuno pensava seriamente che sarebbe stato messo in discussione, nemmeno da crisi economiche o nazionalismi. Se oggi siamo certi di non sapere come sarà il mondo nel 2024, nel 1960, 1970 e 1980 eravamo invece sicuri che certi schieramenti e certe divisioni geopolitiche sarebbero durate per sempre. Magari con aggiustamenti, ma per sempre. Consideravamo un dato di fatto la Germania Est, che a pensarci bene era un’assurdità già con gli occhi dell’epoca. Un mondo che ci proteggeva politicamente ed economicamente, anche se a spese degli europei dell’Est e di un’Africa che non sapevamo nemmeno che esistesse. Un mondo che Le Carré ha raccontato da maestro.

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