La leggenda del Trinche Carlovich

9 Maggio 2020 di Stefano Olivari

La morte di Tomas ‘El Trinche’ Carlovich va rispettata, così come la sua vita da profeta in patria. Una piccola patria, la Rosario calcistica degli anni Settanta e nemmeno con le sue sue squadre più famose, ma sufficiente a fargli guadagnare, di puro passaparola visto che i suoi momenti d’oro li ha vissuti nell’equivalente della nostra Serie D, il rispetto di molti personaggi famosi del calcio argentino, da Maradona in giù. Non va rispettato invece chi parla e scrive di Carlovich o di mille altri, copiando da chi ha copiato, soltanto perché dà un’aura intellettuale.

Questa la biografia del medio coccodrillatore del Trinche: “Ridge Bettazzi è venuto alla luce per caso a Pinarella di Cervia 21 anni fa, ma il suo cuore è nato a Compton. T-Wolves addicted, Jupiler League analyst, poteva suonare il basso come Jaco Pastorius ma i casi della vita l’hanno portato a perfezionare un fade away alla Chiacig. Per l’editore Route 66 – Salerno Reggio ha scritto ‘Storia segreta del weird metal’, ‘Jrue Holiday saved my life’ e il primo volume di una trilogia dedicata a Sergio Brio. Appassionato di cinema espressionista e di legalità, collabora ai siti nbafordummies.com, celticpridepistoia.org e grungenation.it, ma soprattutto al mensile di cultura calcistica Hidegkuti“.

Nonostante la sua attività si sia svolta in epoca televisiva o comunque con pubblico in possesso di cinepresa, del Trinche e dei suoi famosi doppi tunnel esistono pochissime immagini e ancor meno filmati, da cui in realtà sembra assomigliare più a Margheritoni-Andrea Roncato che a un grande talento inespresso. Ma il punto ovviamente non è il valore tecnico di Carlovich, al cui confronto comunque Vendrame è Cruijff, bensì la creazione di un mito praticamente dal nulla, così come avviene per tennisti che senza spettatori avevano umiliato Borg o tossici all’ultimo stadio che schiacciavano in faccia a Doctor J.

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