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La forma per Donadoni

Stefano Olivari 24/06/2008

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In un mondo dove il pelo sullo stomaco è il valore fondamentale sembra che il problema dell’esonero di Donadoni non sia l’esonero, ma il modo di esonerare. In sostanza cacciarlo senza farla sembrare una decisione presa sei mesi fa, da dirigenti che sarebbero poi chiamati a pagare il conto in caso di fallimento di Lippi: che il suo Mondiale l’ha vinto ed ha un tale bonus da non poter essere linciato nemmeno mancando la qualificazione alla fase finale. Con le debite proporzioni, anche finanziarie, un po’ il problema avuto da Moratti con Mancini: non a caso lo schema mediatico del ‘Quant’è bravo Mourinho’ è stato sia preparatorio che giustificatorio, un po’ come sta avvenendo con l’allenatore più detestato da Christian Panucci (al fotofinish su Sacchi). Federico De Carolis, inviato di lunghissimo corso del Corriere dello Sport, ha ricordato su questo sito il modo (indecente, aggiungiamo noi) in cui fu accolta la nazionale del Mondiale 1970 al suo ritorno in Italia. Una nazionale oggi mitizzata, anche oltre la realtà del campo: un girone tristissimo, una passeggiata nei quarti contro un Messico lontano dal livello medio di oggi, le eroiche barricate nei primi 90′ della semifinale. Invece rivedendo tutti i 90′ della finale, al di là dei singoli episodi, ci si accorge che quella partita passata alla storia come una disfatta sembrava potesse andare in direzione italiana almeno fino a metà del secondo tempo. Come al solito andiamo fuori tema: comunque furono pomodori, di una minoranza idiota ma pur sempre pomodori. Per quella di Donadoni sostanziale indifferenza, invece, più qualche timido attestato di stima che non cancella gli errori commessi dall’allenatore (primo fra tutti quello di non avere insistito a tutti i costi con il suo 4-3-3 dando la sensazione anche ai giocatori, soprattutto ai giocatori, di un cantiere sempre aperto con scelte comunicate poco e male anche ai diretti interessati) ma che riguarda soprattutto la persona. Persona che può essere allontanata dalla Figc, essendoci una buonuscita di 550mila euro già fissata, ma non presa in giro dicendo che Lippi arriva per rimettere a posto i cocci di un fallimento. E se la Spagna vincesse l’Europeo, cosa che Abete e Riva non si augurano?

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