La fine dell’Europa?

27 Marzo 2020 di Indiscreto

Ieri è finita l’Europa? Il rifiuto, nella sostanza, dei paesi nordici all’idea degli eurobond e il no dei premier Conte e Sanchez alla risoluzione del consiglio europeo, con tempo altri quindici giorni per trovare uno straccio di accordo, rappresenta veramente la pietra tombale per un’unione di popoli e mentalità troppo diversi?

Non ci giureremmo, visto gli interessi in ballo ma certamente quanto accaduto ieri in videoconferenza rappresenta il segnale – come se ce ne fosse bisogno – che l’Unione Europea monetaria (o quasi) non ha mai significato una vera unione, mancando quella fiscale, militare, sanitaria e così via. Senza dimenticare il problema principale: chi di noi si percepisce come europeo più che come italiano?

Detto questo, non che l’Italia non abbia le sue colpe di fronte ai no dei tedeschi e soprattutto degli olandesi (o meglio, dei Paesi Bassi), da sempre spalla della Germania ma che non si capisce che titolo abbiamo per fare la morale agli altri, essendo un paradiso fiscale, appena meno disonesto di Irlanda e Lussemburgo, nonché un Paese che economicamente conta nulla.

Inevitabilmente coraggiose Italia e Spagna, nel pestare i pugni sperando di ottenere qualcosa che avrebbe enorme senso visto che prima o poi tutti dovranno fare i conti con questa crisi, in uno scenario che trova tuttavia cause o concause nell’ostinazione nostra di non fare nessuna riforma vera. Il termine spending review, per anni mantra dei fan di Cottarelli, non è mai stato concretizzato in azioni che avrebbero reso meno diffidenti i poco fantasiosi nordici, da sempre più compatti tra loro rispetto ai più litigiosi mediterranei.

Non conta nulla avere il sole, il mare, i laghi e le montagne, un agro alimentare di enorme varietà, e avere dato i natali a Leonardo Da Vinci, e via cialtroneggiando, per convincere i cosiddetti ‘partner’ europei. Troppe le resistenze a cambiare, troppa burocrazia e burocrati che ne hanno bisogno per campare, troppe cattedrali nel deserto anziché ospedali funzionanti, troppo poco coraggio nel combattere il clientelismo, troppi redditi di cittadinanza mascherati da posti seminati qua e là, oltre al lavoro nero permesso e oggi di fatto ‘legittimato’ da un ministro che chiede misure anche per chi di fatto non ha mai pagato le tasse, al di là del fatto che sia per furbizia o necessità. Insomma se altri ci pugnalano alle spalle, prima ci siamo pugnalati noi da soli.

Detto questo, confidiamo nel fatto che, a differenza di chi dice no a una misura salva UE, il nostro sia un Paese che saprà comunque arrangiarsi e trovare soluzioni pur nelle macerie che potremmo dover raccogliere. Mentre l’Europa potrebbe dal canto suo essere ormai sull’orlo del baratro. Insomma, l’Europa è finita? In omaggio alla complessità della situazione nemmeno proponiamo il tradizionale  ‘Di qua o di là’.

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