La dieta dei campioni

13 Marzo 2023 di Oscar Eleni

Oscar Eleni fra i fiori di ciliegio a Yokohama nella festa della caducità mentre gli Oscar vanno all’elogio del metaverso partendo dai superpoteri di una che gestisce lavanderie. Chissà se anche per lei ha funzionato la dieta dei campioni che, al momento, sembra veleno e scatena guerre sante perché un lottatore provocatore ha accusato LeBron James di amare la trilogia degli aiutini che sembrava rendere invincibile il ciclista Lance Armstrong: epo-ormoni della crescita-testosterone. In atletica per questo hanno crocifisso tanta gente mentre in altri mondi, dove la pecunia gira e come, sghignazzavano sapendo quando arrivava il test a sorpresa.

Noi, al momento, non intendiamo entrare in nessuna chiesa dove vengono venerati campioni dello sport, ma certo preferiamo le feste paesane dei campionati dove la dieta delle squadre destinate a diventare campionesse sembra funzionare anche in mezzo a scontri con la fortuna ed il buon senso. Certo il Napoli calcio è bellissimo da vedere, facile da applaudire, ecco però dietro al vicolo la trappola: chi ama il malaffare vede nel terzo scudetto un buonissimo investimento in bandiere e ricordi stampati, prodotti venduti in nero.

Mentre si sciolgono le nevi eleggendo la Shiffrin regina del tempo, con le azzurre da Brignone a Goggia nella parata delle vere stelle portandosi dietro Wierer e Vittozzi, nella notte degli Oscar mentre ci urlano che tutto fa grande storia se porti una medaglia al tavolo, applaudiamo all’oro vinto da chi per vendere, fare cassa si arrampica sugli specchi. Il motivetto che piace di più non è quello del come si arriva al grande risultato, ma come si danneggiano società e tifosi (?) mancando appuntamenti che porterebbero quattrini in cassa.

Curiosi di risentire Tortu da Cattelan dopo non averlo visto nelle indoor, aspettando che Berrettini ascolti buoni consigli spiegando ai campioni più sfruttati dalla pubblicità in Italia che  i quattrini fanno la felicità, ma dai, lo dicono gli americani (ma davvero?), che fra mondanità ed allenamenti duri c’è una terra di nessuno dove si rischia di restare soli e senza un amico a cui scrivere per chiedere aiuto perché il circo della mondanità usa e getta con la stessa crudeltà delle grigliate settimanali per allenatori di qualsiasi sport.

Bravo Prandelli, uno vero, uno di qualità, che preferisce stare con i nipotini piuttosto che affrontare l’esercito che si ingozza  beatificando e scomunicando, portando all’altare e trascinando nella polvere, nel giro di pochi giorni, gli stessi che finge di voler difendere. No, la guerra vera per la dignità è quella di un Lineker, sostenuto da altri campioni che ora fanno i commentatori televisivi, quando si ribella all’ipocrisia di chi, magari, ruba elettricità per scaldare la piscina di casa e manderebbe i poveri rifugiati nel Burundi. Da noi il Gary che sul campo sapeva farsi amare forse non avrebbe trovato la stessa solidarietà, anche se Costacurta non si è tirato indietro schierandosi in difesa, la sua arte sul campo, di un principio che dovrebbe valere sempre: libertà di opinione e difesa di chi non può farlo.

Nei giardini della caducità cercando i fiori perfetti che se ne vanno dagli alberi di ciliegio, confusi dalla carità pelosa di chi  vorrebbe farci bere tutto, urlando alla natura di perdonarci e non scuoterci con i suoi terremoti, devastarci con le pandemie, mentre chi gioca al Risiko consiglia perfidamente di godersi ogni giornata, perché del domani non c’è più certezza, contando morti, feriti, stuprati, torturati, derubati della libertà, guadagni per viaggi lunari.

In questa triste atmosfera che non fa pensare davvero ad una bella primavera anche il basket ha scelto una dieta per  le sue candidate al titolo: vincere il più possibile, tenendo alla larga  principesse ereditarie. Armani e Virtus Segafredo hanno detto a Brindisi, reduce da una bella serie, a Venezia, appena illusa dalla scoppola alla Brescia ancora intontita dai brindisi di coppa Italia, che anche a ranghi ridotti, con sfortuna nella valigia portata  al Pentassuglia e al Taliercio, visti gli infortuni di Shields, caviglia andata  cadendo sul piede di Reed, Pajola, schiena calpestata, sono loro le regine designate. Certo anche peccatrici pensando alle finali di Torino in coppa Italia, ma pur sempre portaerei che sanno far decollare i loro campioni, anche se non tutte le loro scelte ci convincono.

A proposito di Torino che si è presa anche le finali della grande pallavolo europea, sembra interessante la proposta del Guerini di Tuttosport che vorrebbe in città, aspettando che il basket  trovi l’ispirazione giusta,  la finale di coppa sia per  gli uomini che per le donne. Uno spunto per ragionare su alleanze invece che su discordie, sarebbe ora che anche Petrucci portasse allo stesso tavolo chi ha in mano le sorti del basket nazionale gestendo società, dalle grandi alle più piccole. Magari facendo unione si troverà  la forza per avere più delle brevi, magari sarebbe bello attirare nei palazzi non chi ama il karaoke, chi balla e sbevazza, ma giovani che avrebbero bisogno di vedere partite vere e non spettacoli di varietà, assordati da annunciatori che non sanno proprio cosa sia la mistica del mistero agonistico. Forse soltanto il rugby ci riesce ancora, in Italia meno perché i problemi audio e la scelta del coro è quasi sempre da cucchiaio di legno, molto più meritato di quello che forse andrà all’Italia nuova vista in campo, battuta, mai strapazzata.

Al rogo e all’altare con le pagelle per il basket che a 9 giornate dalla fine non  sa ancora chi accompagnerà Olimpia e Virtus ai play off e non è ancora in grado di sapere se  chi è in fondo al gruppo, tre delle quali con allenatore nuovo, potrà salvarsi davvero.

10 Al MANNION che sembra davvero uscito fortificato dalle rotazioni logiche di Scariolo, dai tormenti fuori campo che hanno fatto andare in trincea la madre in difesa di un ventenne con talento, ma anche una bella concorrenza nella Virtus che ancora spera nella doppietta finali europee e scudetto.

9 Al BARON luce che aiuta la carovana Armani a sognare ancora un’oasi di eurolega,  dando qualche certezza in più alla ricerca del trentesimo scudetto. Momento da chiarire fra la trasferta di Madrid e il faccia a faccia del Forum con le Vu nere.

8 Lo stendardo di SASSARI che avvisa le naviganti del campionato che un brigantino corsaro potrebbe arrivare a tormentare le signorie nate per vincere e senza l’autorizzazione a perdere o deludere i loro mecenati.

7 DELLA VALLE e PETRUCELLI che hanno portato Brescia fuori dal giardino  delle delizie dopo l’impresa di Torino ridando alla squadra di Magro il passo e la rabbia che hanno sorpreso Milano e  Bologna in coppa. Ritrovando il LAQUINTANA che ha sopportato in silenzio i giorni sulla panchina.

6 Al CHRISTON di Tortona che anche con troppi compagni nell’infermeria, e pochi spettatori in tribuna, 1680, ha fatto sapere che la squadra di RAMONDINO è davvero la terza forza del campionato e non cederà lo passo alle prepotenze.

5 Al MARINO che ha fatto davvero di Brindisi una perla del Sud e del nostro basket se prova a giustificare la sconfitta contro l’Armani dicendo che ha visto un arbitraggio a senso unico. Magari non di qualità, come in troppi campi, ma è meglio accettare i verdetti come ha fatto VITUCCI ammettendo la disparità di tonnellaggio e qualità.

4 A VERONA, unica fra le pericolanti, che ha dato giustamente fiducia al RAMAGLI da battaglia, educatore, amico, ma anche maestro con bacchetta, se dovesse avere dubbi e non seguisse i ragazzi come BORTOLANI e CASARIN che sono davvero il domani.

3 Alla guerra cestistica di religione che al momento separa chiese dove non entra tanta gente: rivedere in campionato lo spirito della G LEAGUE, il ciapa e tira, non ci ha stregato e lo abbiamo capito anche vedendo VARESE-PESARO: due squadre che sanno divertire, due allenatori di grande qualità, ma qualcosa ci faceva sentire a disagio. Sarà per questo che loro se la godono e noi non andiamo più al palazzetto.

2 All’EUROLEGA, nella speranza che il geniale BODIROGA non ci deluda, se davvero esiste una possibilità di espansione verso i petrodollari al di fuori di questo Continente. Soldi, soldi, soldi e allora  avremo un luna park, non più lo sport per cui  spesso veniamo esiliati quando chiediamo spazio, o, magari, soltanto attenzione.

1 A TRIESTE che ci affascina sempre, per la storia, i progetti, la sua dirigenza, se poi dopo annunci festosi, esagerati, l’Europa in 5 anni, fa partitacce come quella di Brescia, già a meno 20 dopo 20 minuti.

0 A VENEZIA dove sembra davvero che non ci siano facce diverse come hanno detto dopo la prima partita senza il salvagente De RAFFAELE. Stimando moltissimo SPAHIJA vorremmo che CASARIN sistemasse qualche faccia storta e rimettesse al centro di tutto un’idea: la REYER merita fatica, sudore e pazienza.

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