La concentrazione di Zeman

2 Ottobre 2012 di Libeccio

La Roma sembra avvitata in una crisi dagli esiti imprevedibili e non sono solo i punti in classifica ad indicare che il livello è quello dell’anno scorso. Qui a Roma le radio sono bollenti di sms e di telefonate dei tifosi che chiedono le dimissioni del boemo o quelle dei vertici societari. Alcuni le une e le altre insieme. Sembra già di essere arrivati alla terra di nessuno degli ultimi giorni dello scorso campionato. Grandissime erano le aspettative che hanno anticipato l’arrivo di Zeman. Dopo aver valutato un paio di altre candidature (quella di Montella in particolare) la società (Baldini) si era diretta con convinzione sul vecchio allenatore per ragioni alcune calcistiche ed altre politiche. Quelle calcistiche erano basate sul fatto che le squadre di Zeman giocano bene e portano molta gente allo stadio (gli incassi deboli erano una delle note dolenti della Roma della passata stagione), quelle politiche erano fondate sul fatto che Zeman fosse diventato negli anni un’icona del calcio pulito e anti Juventus. Insomma, dopo l’anno praticamente buttato di Luis Enrique, si voleva fare una operazione di ricompattamento generale dell’ambiente romanista con il miglior candidato utile per tale scopo.

In più c’era una componente accessoria, ma non marginale: il fatto che la quota di  proprietà americana volesse pure cominciare a guadagnare dall’avventura nella Capitale. Non avendo la Roma grandi bacini di utenza tv o legati al merchandising (troppo debole la scelta Bradley per stimolare il mercato oltreoceano), la Roma aveva come unica possibilità per incrementare gli introiti quella di lanciare nuovi talenti per poi rivenderli al miglior offerente in Spagna o in Inghilterra. In questo il boemo è sempre stato bravissimo (si guardi ai talenti che il Pescara ha ceduto a fine campionato). Nessuna di queste strategie si sta rivelando centrata (ma non è troppo presto pretenderlo?) I detrattori di Zeman sostengono che la Roma non gioca bene tranne quando ha incontrato forse la peggior Inter della stagione (già adesso sarebbe altra storia), palesa cadute di tensione incomprensibili che trasformano gare facili sulla carta in assurdi inni alla sofferenza e partite difficili come quella di sabato sera in tunnel bui dai quali sarà difficile uscire. In più per la parte legata al business alcune scommesse sembrano già perse in partenza come Lamela che sembra sempre una partitura incompiuta con qualche discreto inizio ma nessun finale in crescendo. Anche Destro fino ad ora si è rivelato un oggetto misterioso che ha sollevato più di un interrogativo sulla intelligenza di quella operazione di mercato che di fatto ha mosso quasi 25 milioni di investimento nella durata del contratto che lega alla Roma il giocatore.

C’è poi la parte politica. Ed è qui che forse Zeman ha commesso l’errore più grande, perchè ha avviato una battaglia a mezzo stampa contro la Juve che è piuttosto difficile da comprendere, pur noi condividendo molte delle cose che Zeman dice (calcio pulito, doping nel calcio, eccetera.). Questa polemica perdurante ha probabilmente deconcentrato l’ambiente (e la squadra soprattutto) che ha ritenuto di poter essere sollevata anche dai risultati calcistici in quanto la polemica era rivolta al passato di Zeman e della Juve e poco aveva a che fare con il presente. A questo punto anche le tante verità gridate da Zeman rischiano di passare in secondo ordine, prevalendo sul resto la crisi del suo calcio e i risultati in effetti fino ad ora scadenti. La cosa dispiace ai tanti che avevano salutato il ritorno in serie “A” del boemo come una bella pagina di calcio buono. Non può sfuggire che i molti titoli mediatici che recitavano “Umiliato Zeman!!!” a seguito della secca sconfitta sul campo patita dalla Roma contro la Juventus, in realtà volessero celebrare una rivincita che non può esserci e non può essere tollerata su un allenatore onesto e pulito ad opera di una Società che troppo spesso ha dato prova di comportamenti antisportivi, censurabili ed anche sanzionati con sentenze che oramai sono scolpite nella storia del calcio cattivo italiano. Due ambiti non comparabili.

Dalle prestazioni della Roma poi, si ha quasi l’impressione che larga parte dell’undici non abbia accettato Zeman. Forse adddirittura i suoi due numi tutelari Totti e De Rossi. Il primo perchè non particolarmente amato da Zeman (il suo calcio non prevede primedonne) e il secondo per il fatto che Zeman non lo vede nel ruolo che lui predilige (davanti alla difesa), ma in quello forzato di centrocampista aggiunto che recita anche in nazionale. Oltre al fatto di averlo messo in alcune occasioni in contrapposizione al pivello Tachtsidis. Per concludere, occorrerebbe anche dire che siamo solo alla sesta di campionato. Che la Roma è ancora imballata fisicamente per la tipologia della preparazione molto pesante che Zeman preferisce e che avendo cambiato moltissimo la squadra ha bisogno di più tempo per arrivare a uno standard efficace e a una continuità di risultati. La questione è che la Roma e i suoi tifosi hanno molto sofferto la brutta passata stagione. E aspettavano la ripresa del campionato per una agognata rivincita che per ora non si vede affatto. Di qui la frustrazione e il disagio che a Roma si taglia a fette. Noi crediamo che col tempo la Roma giocherà bene e forse benissimo. Magari senza vincere nulla. Ma questi sono il calcio e la filosofia di Zeman. Intanto andrebbe fatto lavorare senza troppe pressioni. Lui però si concentri sulla Roma.

Share this article
TAGS