Svegliarino

La classe di Fognini

Stefano Olivari 16/10/2008

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Fuori dai radar di gran parte della stampa sportiva (che in Italia vuol dire calcistica e ferrarista, più qualche jolly che viene giocato sul Tomba o Valentino Rossi di turno), martedì scorso a Madrid si è verificato un episodio molto istruttivo. Primo turno del Masters Series (come importanza si tratta dei tornei appena sotto a quelli del Grande Slam), in campo il francese Monfils contro l’azzurro Fabio Fognini. Già fortunato ad esserci, Fognini, perché l’organizzatore della manifestazione (l’immortale Ion Tiriac, artefice anche della trovata delle modelle-raccatapalle) per una questione di rapporti personali con la federazione italiana aveva dato la wild card a lui piuttosto che allo spagnolo Ferrero. Non più al top, ma comunque spagnolo e soprattutto ex numero uno del mondo. Abbiamo seguito con attenzione la partita, avendo messo parecchi soldi su Monfils: che ha vinto, come da pronostico. Quasi da pronostico anche l’atteggiamento di Fognini, irritato ma anche irritante, con una gestualità da ragazzo viziato: braccia allargate, parole al vento, colpi strappati come se l’avessero costretto ad andare lì con la forza, addirittura manifestazioni di astio verso un Monfils che stava solo facendo il compitino. Uno spettacolo tremendo, senza entrare nel fatto sportivo perché perdere giocando male contro il semifinalista dell’ultimo Roland Garros e numero 18 del mondo (l’italiano è 75) ci può stare. In telecronaca Raffaella Reggi fa notare, con l’equilibrio dell’ex tennista che non si sbilancia ma anche con lucidità e competenza, che l’atteggiamento di Fognini è totalmente sbagliato ed indisponente. Fin qui quello che abbiamo visto e sentito attraverso Sky Sport. Poi cosa accade? Viene aggredita verbalmente dal padre di Fognini stesso e dal suo clan (sì, esiste un clan di Fognini), che invece di allenare o consigliare meglio il loro fenomeno se la sono presa con chi ha azzardato una critica più che fondata. Minaccia di querele (per cosa?), stando a quanto abbiamo letto in vari articoli sull’eccellente blog di Ubaldo Scanagatta, rientrata dopo un giorno, ed accuse ad un imprecisato ‘sistema’ che ce l’avrebbe con il ragazzo da parte di Giancarlo Baccini, addetto stampa della Federtennis (non a caso ex portavoce della Ferrari, che nel troncare e sopire i leoni della stampa specializzata ha sempre avuto buon gioco) che se l’è presa praticamente con tutti quelli che avevano descritto i putroppo evidenti fatti. Anche perché nella stessa giornata il tennis italiano è stato onorato anche da Bolelli: che ha perso con Murray (risultato logico, lo scozzese è più forte) ritirandosi in stile Henin mentre era nettamente sotto nel punteggio per un presunto dolore ad una spalla, problema che non gli ha impedito qualche minuto dopo di schierarsi in campo insieme a Seppi nel doppio (partita persa anche qui, ma giocata fino alla fine). Questo accade in un ambiente senza grandi interessi finanziari, paragonati a quello del calcio, o sociali: il bravo giornalista è sempre quello che la pensa come te, quello che fa l’amico e rema nella stessa direzione.

Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

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