Calcio
La Champions prima di Lotito
Stefano Olivari 11/12/2013
Dicono a Roma che quella di stasera potrebbe essere una delle ultime partite di Murat Yakin sulla panchina del Basilea, per non dire la penultima (sabato c’è il Lucerna). Non lo dicono alcuni passanti per strada o i vituperati giornalisti, ma persone vicine al presidente della Lazio Claudio Lotito. L’esonero natalizio di Vladimir Petkovic è dato per sicuro, a prescindere dall’esito delle prossime partite e dal suo futuro come c.t. svizzero, ma è evidente che l’arrivo sulla panchina biancoceleste di Yakin già dalla partita dell’Epifania contro l’Inter dipende da due fattori: la disponibilità del Basilea e soprattutto la sua, che probabilmente non lascerebbe la Champions League in caso di qualificazione agli ottavi. Il desiderio di fare meglio di Heiko Vogel, che due stagioni fa arrivò allo stesso punto (addirittura vincendo 1-0 l’andata degli ottavi contro il Bayern Monaco, prima di essere asfaltato 7-0 al ritorno), dovrebbe prevalere sulla voglia di misurarsi subito con la Serie A italiana. Certo, nella Lazio gestione Lotito la Champions League non la vedrà nemmeno in cartolina e quindi meglio vivere il presente. Il futuro romano di Yakin è comunque assicurato, visto che al posto di Petkovic il direttore sportivo Tare sta cercando solo traghettatori, come Di Carlo o il ritornante Reja. E poi altre eventuali imprese europee potrebbero aprirgli orizzonti insperati: se il Milan è fantamercato (il dopo-Allegri ha già il nome di Seedorf) non altrettanto si può dire del Tottenham dove Villas-Boas ha un po’ perso smalto.
Scenari affascinanti, ma meno concreti della partita in una Veltins-Arena come al solito ristrutturata (la capienza ‘internazionale’ è di 54.000 spettatori, essendo eliminati più di 7.000 posti in piedi) per la Champions League. L’impresa di arrivare per la terza volta nella storia agli ottavi è per il Basilea ottenibile con due risultati su tre, contro uno Schalke 04 che sta attraversando un momento pessimo: dopo la sconfitta con il Borussia Moenchengladbach è scivolato al sesto posto in Bundesliga, a 7 punti dalla zona Champions. Sconfitta meno dolorosa di quella casalinga, 8 giorni fa in Coppa di Germania contro l’Hoffenheim: un 3 a 1 che ha fatto dire a Jens Keller che “Quest’anno lo Schalke affronta tutte le partite come se fossero amichevoli pre-campionato”. Un atteggiamento inaccettabile, il problema è però che tutta Gelsenkirchen lo imputa proprio a lui. Ritenuto per curriculum e personalità inadatto a gestire una squadra da Champions League e a rapportarsi con gente tipo Kevin Prince Boateng o Jefferson Farfan, non proprio i classici soldatini ubbidienti. Così inizia a pensarla anche l’uomo che lo ha conosciuto allo Stoccarda e lo ha fortemente voluto allo Schalke, cioè il direttore generale Horst Heldt, che però esonerando Keller (per la successione il favorito è Thomas Schaaf, una vita al Werder Brema) porterebbe l’attenzione sul monte ingaggi dei calciatori (quasi 90 milioni di euro annui, il secondo in Germania dopo quello del Bayern Monaco) e su una campagna acquisti discutibile oltre che centrata sul colpo Boateng: personaggio di difficile gestione e con qualche problema fisico non sconosciuto al Milan, che a fine agosto lo ha salutato incassando 10 milioni di euro.
Insomma, una specie di sfida fra due allenatori in partenza anche se per motivi diversi. Una sfida che il Basilea affronta con fiducia, dopo aver costruito sull’impresa di Stamford Bridge il suo cammino europeo. Leggere in chiave Champions l’1 a 1 casalingo di sabato contro il Grasshoppers è una forzatura, perché dover difendere un pareggio in trasferta contro una squadra forte e disperata è quasi un altro sport. Rispetto alla formazione titolare vista 4 giorni fa al St. Jakob-Park l’unica differenza dovrebbe essere il ritorno dal primo minuto di Marco Streller e sul piano tattico ci sarà poco da scoprire. Lo stesso Streller ieri lo ha confermato: “In questo tipo di partite internazionali i primi minuti contano molto più degli altri, a prescindere dagli schemi. Contro il Chelsea fin dai primi tocchi si capiva che sarebbe stata la nostra serata, contro lo Schalke sarà fondamentale non far entrare in gioco il pubblico. Se teniamo bene il campo per i primi 20 minuti, anzi, il pubblico potrebbe far crescere il nervosismo di una squadra in crisi come lo Schalke”. Come nella partita di ottobre, risolta a loro favore da un gol di Draxler, i tedeschi dovranno fare i conti con assenze pesanti. Lungodegenti come Papadopoulos e Huntelaar, ma adesso anche il portiere Hildebrand e il laterale sinistro Aogo. Non ci sarà bisogno di fare invenzioni e infatti Yakin non dovrebbe farne: difesa a 4, Die più arretrato degli altri centrocampisti, Salah e Stocker larghi con Streller al centro. La tentazione di coprirsi di più, magari inserendo un uomo da dedicare solo a Boateng, ci sarà fino al fischio d’inizio, ma sarebbe un segnale di paura che Yakin non vuole dare. Finché si è allenatori emergenti il coraggio è un dovere.
(Pubblicato sul Giornale del Popolo di mercoledì 11 dicembre 2013)