Klitschko il primo leader

13 Dicembre 2013 di Stefano Olivari

Leggendo delle vicende ucraine su vari giornali, la deformazione mentale da orticello ci ha portato a pensare che Vitali Klitschko sia il primo vero leader politico che il mondo dello sport europeo abbia prodotto nella sua storia. Sport praticato, ovviamente, visto gli esempi di dirigenti sportivi in politica sono innumerevoli. E sottolineiamo Europa, perché negli Stati Uniti la formazione universitaria di molti atleti ha reso credibili certe carriere, da Bill Bradley (a un passo dall’essere candidato democratico alle elezioni del 2000, che poi invece fu Al Gore) in giù. Klitschko, dicevamo. Che è il leader dell’UDAR Party, uno dei partiti che insieme a quello della detenuta Tymoshenko, il Fatherland Party, si sta opponendo alla politica del primo ministro Yanukovich di spingere il paese più verso la Russia di Putin che verso l’Europa. La tuttologia non arriva al punto di farci analizzare la situazione politica ucraina, per questo rimandiamo al fu Herald Tribune (adesso tornato a chiamarsi, dopo decenni, International New York Times). Però possiamo parlare di Klitschko, uno che ha la grande colpa di non essere nato nell’era di Alì, Frazier, Foreman (e perché non Tunney e Dempsey?) e di non poter soddisfare il passatismo del giornalista medio visto che fa parte del presente. Klitschko che a 42 anni è ancora campione mondiale dei massimi, nella versione WBC (il fratello Wladimir è campione per quasi tutte le altre sigle), pur avendo ridotto il ritmo dei combattimenti (l’ultimo è di oltre un anno fa), ma che soprattutto è l’unico pugile di alto livello della storia ad avere un PhD. Di ottima famiglia, il padre era un alto ufficiale dell’esercito sovietico, appassionati di scacchi e di lettura, i Klitschko non rispondono allo stereotipo del pugile venuto dal ghetto ma rispondono senz’altro a quello dell’atleta dell’Est che si costruisce una carriera extrasportiva usando il cervello. Ma cos’è l’UDAR? Un partito che si definisce liberale, un po’ come quasi tutti, ma che soprattutto vuole liberarsi dalla morsa russa usando non  solo l’Unione Europea ma anche una collaborazione con la NATO. E’ evidente che uno così a Putin, lo stesso Putin di fronte al quale mezza politica italiana si è recentemente inginocchiata (faceva impressione Letta con la sciarpina da vecchio di fianco a Putin in giacca) possa non essere simpatico. Comunque finisca l’avventura politica di Vitali, e va detto che in molti stanno lavorando perché finisca male (o almeno in carcere), il primo sportivo europeo dotato al tempo stesso di cervello e di leadership è stato lui. Uno che prova a cambiare le cose, non che aspetta una nomina di prestigio dall’alto come se fosse una convocazione in nazionale. La differenza non è sottile.

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