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Esercizi di ciclostile

Kazaki nostri

Stefano Olivari 09/05/2008

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1. Primo Contador, secondo Klöden, terzo Leipheimer. Sarebbe il colmo per un Giro di taglia adatta ai soli indossatori italiani, dopo la maglia rosa di Pavel Sergueïevitch Tonkov (1996). Ma gli Astana non faranno passerella nemmeno tra Palermo e San Vincenzo, quando ancora i Bennati e i Bettini non si saranno elegantemente sfilati. Riflettori su Vincenzo Nibali e Riccardo Riccò, oltre che sui soliti noti (Di Luca e Simoni). L’uno farà i conti – senza l’approssimazione del 2007 – con una vera corsa di tre settimane, valore pari a trentatre Trentino. L’altro si muoverà provando a evitare i passi falsi alla Porretta Terme, ahilui senza la condizione delle Tre Cime. Sulla carta dovrebbero fare classifica i 39,4 Km della Pesaro-Urbino e gli ultimi 4 e 6 rispettivamente di Pampeago e Fedaia. E potrebbero disfarla, appena in extremis, i 49,2 dal Mortirolo a Tirano, dove chi ha fondo tenterà la fortuna. Cercasi motivazioni tecniche valide per la cronoscalata al Plan de Corones/Kronplatz e per la cronodiscesa da Cesano Maderno a Milano. Astenersi perditempo fino al prossimo 1/6.
2. Il fantastico contropiede di Angelo Zomegnan (invito al team Astana escluso dal Tour) è stato sminuito da un fantasioso comunicato Rcs Sport, incipit “Dopo approfondito esame della situazione generale del ciclismo attuale…”. C’era una volta una “giovane squadra affiliata in Svizzera” decisa “a rimandare l’esperienza Giro ad un momento più propizio”. E tutti vissero felici e contenti la neutralizzazione della Ngc Medical-Otc Industria Porte, a beneficio di un’équipe che effettivamente non manca del “requisito di qualità dello schieramento proposto”. Candidatura “costantemente tenuta viva dal governo e della Federazione ciclistica” della gloriosa nazione del Kazakistan. Fantasmagorica ricostruzione dei fatti, sulle rovine lasciate dal bombardamento informativo: Zomegnan ha realizzato il colpo di mano avuta certezza dell’intransigenza dell’Aso nei confronti della formazione di Bruyneel. Punto. Volodymyr Zagorodniy può attendere. Nel frattempo Unipublic ha fatto fuori la High Road dalla Vuelta España. Todos caballeros.
3. Ah, les italiens. Oltralpe hanno fatto un sospirone e dato fiato alle trombe, sentita l’aria che tirava di qua del confine. “Di cos’altro ha bisogno il nostro ciclismo, se non di una linea condivisa di (buona) condotta? La questione si ri-pone oggi allorquando Angelo Zomegnan si è reso protagonista di uno straordinario voltafaccia. Avevamo capito che la posizione iniziale dell’organizzatore era legata a una motivazione etica, e la sua decisione di non invitare il gruppo kazako a Sanremo e Tirreno aveva poi rafforzato in noi questa convizione. Mais bon, evidentemente ci sbagliavamo” (Gilles Comte, Vélo Magazine). “Zomegnan sembra avere cambiato idea per due ragioni. La prima attiene al programma anti-doping interno e alla nuova struttura societaria del team Astana, peraltro inalterati dal dicembre scorso. La seconda considera la possibilità di schierare alla partenza della corsa rosa anche Contador e Klöden. Ci permettiamo di ritenere causa unica e scatenante del ripensamento, quest’ultimo motivo d’interesse. Senza morale” (Eric Deltour, Sports.fr). Testate alla Zidane, anche se in questo caso non c’è un Materazzi che ha aperto bocca. O no?
4. Milano. Ventiquattr’ore prima del Nobel Al Gore (mai noto come biker, a differenza dello sportivissimo George W. Bush) il professor Alfredo Martini ha impartito una salutare lezione di ecologia e storia del ciclismo, all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Pretesto la presentazione del libro di Franco Calamai edito da Vallardi, repertorio biografico del grande saggio. Assistenti del maestro di memoria e oratoria, Fiorenzo Magni, Franco Cribiori e Giancarlo Padovan. Interventi a ruota libera, liberissima. Magni: “Chissà che Zomegnan non ci sorprenda ancora, e che per il Giro del centenario non s’inventi una formula per squadre nazionali. Il sesso prima di una gara importante? Non ha mai fatto bene a nessuno, figuriamoci ai ballerini di discoteca che corrono oggi”. Cribiori: “Il doping degli anni ’90 è stato realmente un’altra cosa, rispetto alle anfetamine del dopoguerra. Anche i brocchi battevano l’Ora di Moser, roba da matti”. Padovan: “C’è un quotidiano sportivo che ha gioito per la squalifica di Petacchi. Ma si può?”. Welcome to the party. E il Martini? “Magnifico!”.

Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it

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