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Juventus, Agnelli tira fuori i soldi

Stefano Olivari 24/09/2019

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Avete presente le migliaia di articoli, servizi e tweet degli economisti CEPU sul calcio che ormai è un’azienda, il merchandising asiatico della Juventus, lo stadio di proprietà che fa volare gli utili, la NBA e Cristiano Ronaldo che si ripaga da solo? Ecco, erano tutte cazzate. Diversamente gli azionisti del club bianconero non sarebbero costretti a tirare fuori 300 milioni di euro per ricapitalizzare un club nel nome di un vago piano di sviluppo.

Che in italiano significa rimanere ai massimi livelli pagando grandi e meno grandi giocatori, i loro stipendi e le commissioni ai procuratori. La scorsa settimana il consiglio di amministrazione del club bianconero ha lanciato questo aumento di capitale, a mercati chiusi. Quando si sono riaperti, ieri mattina, il titolo ha perso l’8% per poi risalire un po’ in zona 5%.

Ma il corso delle azioni è un problema degli azionisti (al 63,8% la Exor, cioè gli Agnelli con i loro ben noti rapporti di forza interni: quello che comanda è John Elkann), non certo della Juventus. E poi, sinceramente, chi se ne frega: le azioni sono capitale di rischio.

Certo è che il club bianconero ha 464 milioni di debiti e che questi 300 milioni di aumento di capitale arrivano circa sei mesi dopo il bond da 175 milioni. In grande rialzo anche i ricavi, che hanno raggiunto il livello di 621 milioni, per una perdita di esercizio di quasi 40 milioni. Ci fermiamo qui con le cifre, che potete trovare ovunque dopo che sono diventate ufficiali, anche se nei posti mainstream si è fatto passare il concetto che l’aumento di capitale sia una cosa stupenda. Questo il concetto veicolato al popolo bue: “Ehi ragazzi, qui non è che si spendono più soldi di quelli che entrano. Qui si fa sviluppo”. Cosa pensereste se da azionisti di una società vi chiedessero dei soldi per mantenere inalterata la vostra quota?

Evitiamo però la retorica del povero risparmiatore truffato, tipo Etruria o popolari venete, perché nell’azionariato della Juventus ci sarà anche un po’ di parco buoi, ma sono presenti soprattutto fondi di investimento (il principale è il londinese Lindsell Train) con capacità di valutazione di solito superiori a quelle di noi al bar.

E finalmente siamo arrivati al bar, cioè a Cristiano Ronaldo. In senso stretto l’effetto del suo acquisto sul bilancio 2018-19 è stato negativo, anche se un calcolo puntuale non è facile (Quanto sarebbe stato l’ingaggio per quella amichevole senza di lui? E quel rinnovo di sponsorizzazione?). Certo è che fra ingaggio al lordo, ammortamento e commissioni CR7 costa alla Juve circa 80 milioni di euro l’anno.

Chi ha la pazienza di leggere Indiscreto dal 2000 sa come la pensiamo: molto meglio 80 milioni per uno dei due migliori calciatori del mondo degli ultimi 15 anni che 10 milioni per 8 merdacce, come è più nelle corde del medio direttore sportivo italiano (20 per 4, nei club più ambiziosi), che così allarga il suo network (si dice così?). Insomma, il lustro che uno dei più forti calciatori della storia dà alla Juventus non può essere valutato con i criteri degli economisti CEPU. Perché nel 2019 il Real Madrid ha prezzi da Real Madrid grazie anche a Di Stefano e Puskas.

A giudizio insindacabile di Indiscreto l’acquisto del campione protetto dalla buona stella di Ronald Reagan, pur 33enne nel 2018, era da fare. I tumori nei bilanci dipendono non dai fuoriclasse, pagati in proporzione troppo poco, ma dalla classe medio alta: degli 11 maggiori ingaggi della serie A 10 sono di giocatori della Juventus (l’intruso è Lukaku).

E quindi, concludendo? Al netto dell’operazione Cristiano Ronaldo, che va al di là dei freddi numeri, negli ultimi anni la Juventus azienda è stata male amministrata. Però per noi, cresciuti e rimasti negli anni Ottanta, un grande presidente è uno che fa saltare fuori i soldi per i campioni, quindi Andrea Agnelli è un grande presidente. Forse è un genio del calcio, perché otto scudetti consecutivi non li hanno vinti nemmeno i suoi antenati in un’Italia molto più suddita di quella di oggi, ma non fatelo passare per un genio della finanza: semplicemente quando finisce i soldi li chiede alla controllante della famiglia e agli azionisti di minoranza.

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