Calcio

Juventus, Paratici come Oriali

Stefano Olivari 29/04/2021

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Tutta la carica di simpatia di Andrea Agnelli, ed in generale degli Agnelli, nello scaricare su Fabio Paratici ogni colpa del caso Suarez. E pazienza se la deposizione a Perugia del presidente della Juventus è stata un po’ diversa da quella dell’ex segretario del club, Maurizio Lombardo. Ma siamo in Italia e nessuno ipotizza scenari apocalittici: è probabile che la giustizia sportiva chiuda entrambi gli occhi e si limiti a qualche innocua squalifica per le persone: Passaportopoli (Recoba, Veron, eccetera) finì esattamente così. Ieri Oriali, oggi Paratici.

Ma cosa deve fare il povero, si fa per dire, John Elkann, per avere le dimissioni del cugino? Fargli trovare una testa di cavallo nel letto? Quanto all’ex miglior direttore sportivo del mondo, al di là del contratto in scadenza la sua sorte è segnata: difficile che Paratici rimanga dopo aver riempito la squadra di Rabiot e di Ramsey, impossibile che rimanga con il ritorno di Allegri, l’unico nome che metta d’accordo Elkann e Agnelli.

Alla fine la quarantena di Steven Zhang era una scusa, e nemmeno delle migliori, per non venire in Italia (mancava da sette mesi) e soprattutto non doversi occupare delle lamentele di persone pagate in ritardo (poi a noi popolo del 90 giorni fine mese data fattura sembra tutto normale). Il presidente dell’Inter è adesso a Milano, libero come un fringuello appena dopo lo sbarco, a mettere la faccia sullo scudetto e a spiegare ciò che non si può spiegare. Perché l’operazione in essere con i fondi può portare a tutto, al ripianamento del debito come ad un’uscita di scena tipo Yonghong Li con Elliott (ma non ci crediamo, perché in questo caso i soldi iniziali sono degli Zhang). Di sicuro Zhang dovrà dare più chiarimenti a Marotta, scavalcatissimo nella vicenda Superlega (di cui sapeva da mesi, ma da fonti sue) e costretto con i giocatori ad acrobazie verbali degne dei tempi di Varese, che a Conte, prigioniero di un contratto enorme e di una sostanziale mancanza di mercato.

La vera notizia è che non c’era Balotelli. Per questo la gita di 8 calciatori del Monza, fra i quali i resti di Kevin-Prince Boateng, al Casinò di Lugano lunedì pomeriggio non ha scatenato gli editorialisti nonostante il caso sia in rapporto alla Serie B di quelli esplosivi. Perché fra isolamento domiciliare, tampone di controllo e tutto il resto non è chiaro se potranno essere in campo in Salernitana-Monza di sabato (più no che sì, visto l’attivismo calcistico della ASL campane, senza contare l’incattivimento di Lotito ex amico di Galliani) e in Monza-Lecce di martedì (più sì che no). Ma davvero, al di là del discorso Covid, 8 ragazzi nel fiore degli anni sono andati al casinò, di pomeriggio, per giocare a carte?

Sono bastate due partite negative per trasformare Tomori da Vierchowod nero a riserva del Chelsea, e nemmeno delle migliori, su cui è stata piazzata una delle tante scommesse alla Moneyball. Di certo 28 milioni, nel mondo del 2021, una società che naviga a vista come il Milan non li potrebbe mettere nemmeno sul nuovo Baresi. Perché si parla tanto di Donnarumma, ma ad essere in scadenza di contratto adesso o nel 2022 sono anche Calhanoglu, Kjaer, Calabria, Romagnoli, Kessié, con il fresco di rinnovo Ibra sempre hors categorie e Mandzukic non pervenuto. Altro capitolo quello dei prestiti, dove il riscatto dovrebbe esserci solo per il ridimensionato ma giovane Tonali, non certo per Dalot e Meité. Insomma, ogni estate è come cambiare quattro carte a poker e del resto con queste proprietà lontane ed anche un po’ arroganti, come nella vicenda stadio, non potrebbe essere altrimenti.

P.S. Dalla puntata di domani, 30 aprile 2021, la rubrica sarà spostata verso il tardo pomeriggio-sera, in modo da commentare gli eventi di giornata e non cose già analizzate, meglio di noi, dai quotidiani. 

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