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Juliet è rimasta sola

Alvaro Delmo 22/05/2012

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Non si può negare che l’immagine di Robin Gibb sia talvolta rimasta un po’ nell’ombra di quella del fratello maggiore Barry, almeno se pensiamo ai grandi successi dei Bee Gees degli anni ’70. Eppure noi siamo più legati al primo – scomparso in questi giorni – perché nel 1983, quando stavamo traslocando nei nostri teen years, la sua Juliet era una delle colonne sonore di quella magnifica estate: pieni suoni anni ’80 accompagnati al suo falsetto doc ne fecero da subito un classico dell’epoca. Con tanto di video dove l’eroe scrive e lotta per la sua Giulietta.

Solo chi conosce bene i ragazzi britannici trasferitisi in Australia probabilmente si ricorderà che in realtà già molto prima di allora Robin aveva cercato di intraprendere la carriera solista dopo aver fondato con Barry e Maurice quel trio – del quale era stato inizialmente il lead singer – che sarebbe poi diventato un’icona della disco music mondiale. In particolare accadde nel 1969 con il singolo Saved by the bell.

Quindi il ritorno nei Bee Gees dove Barry, complice anche la svolta disco, acquistò sostanzialmente il centro dell’attenzione. A parte qualche brano dove rivestiva il ruolo di solista, Robin aggiungeva la sua voce creando, anche insieme alle sfumature del gemello Maurice, un impasto irripetibile. Pezzi come Night Fever, How Deep Is Your Love, Too Much Heaven, Stayin’ Alive, Tragedy rimangono delle pietre miliari della musica e di un’epoca dove, come abbiamo già avuto modo di sostenere relativamente alla recente scomparsa di Donna Summer, la qualità predominava sulla fretta. Con la professionalità e il talento sempre ben posizionati al centro.

Tutte canzoni leggendarie di una storia cominciata quando i fratelli Gibb erano ancora bambini negli anni ’60 – di quel decennio la più nota è Massachusetts, cantata proprio dall’allora diciottenne Robin – e chiusasi nel 2001 con il singolo This is where I came in (e omonimo album) che ha segnato un ritorno alle origini e dove il nostro ricopriva un ruolo interpretativo di primo piano, due anni prima della scompara di Maurice che mise di fatto fine all’avventura dei Bee Gees. Un ultimo consiglio ai più e meno giovani: cercate qualche live d’epoca. Ne vale la pena, per capire che cosa vi siete (o ci siamo) persi.

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