logo

Basket

Jerry West

Stefano Olivari 13/06/2024

article-post

Chi è stato Jerry West? No, non intendiamo quelle poche righe di coccodrillo su uno dei più grandi giocatori, e di sicuro il più grande costruttore di squadre (nessuno ha mai creato nella NBA tre diversi cicli vincenti, lui lo ha fatto due volte ai Lakers e poi agli Warriors), di tutti i tempi, ma su chi è stato davvero. Personaggio straordinario, capace di raccontarsi in un libro bellissimo, West by West – My charmed, tormented life (se fossimo gente seria e non quaquaraquà compreremmo i diritti per l’Italia), che affascina per come West abbia attraversato quasi un secolo di America in situazioni molto diverse e sempre con disagio, mai godendosi i successi. Di seguito qualche cosa che ci eravamo appuntati ai tempi, per costruirci intorno riflessioni mai fatte.

L’episodio decisivo della vita di West è la morte del fratello David nella Guerra di Corea. Jerry aveva 13 anni, abitava in un paesino di minatori (di carbone) in West Virginia ed aveva un padre che lo picchiava a sangue e minacciava di ammazzarlo, al punto che lui si era abituato a dormire con un fucile sotto al letto per eventualmente ammazzarlo prima lui. Unico amico, è sempre West che parla-scrive, il classico canestro in giardino, solo che il giardino era quello dei vicini. Il padre sarebbe diventato più gentile all’aumentare del successo di Jerry, campione statale con la high school, quasi campione NCAA con West Virginia, oro olimpico a Roma e poi 14 anni nei Lakers prima di fare l’allenatore (abbastanza bene) e il dirigente.

West è spesso stato molto critico nei confronti di un sistema che governa la gente usando la sua stessa ignoranza e se l’è presa sia con gli industriali sia con i minatori (suo padre non lo era in senso stretto, era l’elettricista della miniera), che preferiscono spendere per una macchina nuova che per l’istruzione dei figli. Si rendeva conto di essere lui stesso parte del sistema ed infatti soprattutto negli ultimi anni rimpiangeva il fatto di avere rifiutato dopo la carriera da giocatore molte proposte di candidatura: “Da politico puoi fare la differenza, da personaggio della pallacanestro no, anche se sei famoso. La glorificazione degli atleti è senza senso“.

West era il bianco più forte in una NBA di dimensioni ridotte e di interesse nemmeno paragonabile a quello di oggi, già con i campioni in larga maggioranza neri. Ringraziò Fred Schaus, suo coach ai Lakers, per avere istituito la regola che ogni Laker dovesse stare in stanza, se possibile, con uno di un’altra razza. Il rispetto dei giocatori neri, dall’amico Elgin Baylor ad altri, sarebbe stato fondamentale per il successo come dirigente. Non  a caso gli spogliatoi delle sue squadre sono stati sempre buoni ambienti, anche se frequentati da gente con personalità molto diverse. Soltanto lui poteva far funzionare insieme per un decennio Magic e Kareem, e la prova si è avuta con Kobe-Shaq con i Lakers di West e Kobe-Shaq senza West.

La carriera di West è il festival del What if. I due più grossi sono conosciuti da tutti. Al draft del 1960 era lui il grande obbiettivo di Red Auerbach, che fece l’impossibile per portarlo ai Celtics tramite scambi: ci fosse riuscito non sarebbe diventato il personaggio NBA più odiato da West, al di là di quanto già odiasse i Celtics. Il secondo è quello riguardante Julius Erving, sul quale lo West allenatore dei Lakers avrebbe voluto costruire una dinastia: Doctor J e Jabbar, non male. Ma Jack Kent Cooke, l’uomo che avrebbe svenduto i Lakers a Jerry Buss, si oppose perché riteneva gli ex ABA giocatori da circo.

stefano@indiscreto.net

Potrebbe interessarti anche

  • preview

    Sfortuna sui tiri aperti

    Oscar Eleni sul letto di ortiche dove ci costringe la passione per chi gode accontentandosi di vestire disastri con il sorriso. Lo sa anche il pinguino messo fuori dal branco perché il melanismo delle isole atlantiche georgiane gli ha cambiato colore e per il resto della tribù resta un diverso. Notte insonne e insana dopo […]

  • preview

    Il canto del Galloway

    Oscar Eleni in fuga nelle Azzorre per non sentire i fischi alla Marsigliese, una buona scusa  per non guardare il “nuovo calcio” dentro San Siro nel giorno in cui tutte le feste sono dedicate a Sinner su reti unificate, con visita pastorale finale anche da Fazio, l’unico teatro dove sembra possibile dire ancora qualche verità […]

  • preview

    Il Muro della pallacanestro

    Lo spazio per i nostri e vostri commenti sulla pallacanestro italiana e internazionale, resistendo (ma anche no, perché questo è uno dei pochi sport in cui la nostalgia è fondata) al mantra ‘Una volta era tutto meglio’.

  • preview

    Vincere con Librizzi

    Oscar Eleni in testa al corteo che cerca di proteggere i poveri macachi fuggiti dalle celle dove vivevano come cavie. Siamo nel Sud Carolina e la fuga c’entra con le torture nel nome della scienza, non certo con le votazioni presidenziali. La polizia chiede alla gente di tenere porte e finestre chiuse, escludendo però che […]

  • preview

    Fango contro il Re

    Oscar Eleni fra le capanne colorate del Suffolk insieme agli indiani Cuna che, fuggendo da un‘isola panamense, hanno tirato fango verso il re, le autorità, senza ancora sapere che questa rivolta avrebbe ispirato altre proteste. Lo hanno scoperto a Valencia il Re di Spagna e il suo primo ministro davanti a gente furiosa, stanca di […]

  • preview

    Brooks Brothers

    Oscar Eleni respinto dai buttafuori mentre pretendeva di entrare a vedere il tramonto all’Idroscalo di Milano dove tutto cambia in un attimo meno l’orario fisso dei petardi fatti scoppiare nella notte e la crisi dei suoi campioni dello sport. Una passione insana per la beatificazione dei santi, cosa difficile nello sport, e la commemorazione dei […]

  • preview

    Bronny James ridicolo

    Bronny James è ridicolo? Sì, ma è un ridicolo con un perché. Come tutti sanno, l’altra notte il figlio di LeBron James è sceso in campo con i Los Angeles Lakers nella loro prima partita stagionale vera, contro i T-Wolves. JJ Redick gli ha dato 2’41” verso la fine del secondo quarto, in campo insieme […]

  • preview

    Su le Mannion

    Oscar Eleni ospite della scimmia albina e del rospo ciarliero nel parco che in Costarica curano bene temendo il vulcano Tenorio. Diavoli e angeli tengono lontana la gente che ancora protesta dopo l’eurofiguraccia Armani contro Kaunas  e Trinchieri che si è bevuto 27 bottiglie della collezione Messina. Ascoltando la predica di un teologo tedesco che invita […]

  • preview

    Tutto in famiglia

    Oscar Eleni nella valle desolata dei babbuini fra licheni gialli e rossi ascoltando l’eco di una bella intervista a Stefano Bonaga, filosofo, amante del basket come il fratello Giorgio, chimico illustre e, come lui, figlio della Virtus Bologna dove hanno camminato  ad ogni livello dalle giovanili alla prima squadra se serviva. La curiosità di un […]

  • preview

    Caruso sul più 26

    Oscar Eleni tormentato dalle rane lamentose sotto le cascate di Tugela nel verde Natal dove provi a dimenticare tutto: la guerra, la finta pace, gli ostaggi, lo sport mangiato e mal digerito, il disgusto di dover commentare robaccia italiana senza un giocatore  della nostra scuola da maledire o festeggiare. Certo che non devono esistere frontiere, […]