Jason Bourne

26 Aprile 2023 di Stefano Olivari

La saga di Jason Bourne è una delle più appassionanti nella storia del cinema d’azione, che non si è fermato ai nostri amati anni Ottanta e Novanta: certo in quell’epoca si potevano dire cose che oggi soltanto a pensarle si verrebbe arrestati. Fra l’altro in questo periodo Sky Cinema ha dedicato addirittura (si parla in fondo di 4 film e uno spin-off) un canale, il 303, al personaggio creato dall’immenso Robert Ludlum e interpretato da Matt Damon. Purtroppo la saga sembra finita a quota 4, senza quindi contare The Bourne Legacy e meno che mai la pur guardabile serie Treadstone, e noi non lo abbiamo ancora accettato.

Ovviamente non staremo qui a raccontare la trama di film famosissimi, non siamo Wikipedia e non ci sentiamo abbastanza giornalisti (uno che scrive ‘Fonte Wikipedia’ dovrebbe essere preso a calci nel culo, non vale nemmeno i suoi 3 euro ad articolo) per copiarla. Però vogliamo proseguire nel nostro progetto di rivalutazione del presente o del recente passato, che non è in contraddizione con il nostro essere anni Ottanta dentro, ma anzi ne è discendente diretto. E il cinema di azione rientra bene in questo discorso: pur con tutte le limitazioni espressive di oggi questo genere cinematografico è rivolto sempre allo stesso tipo di pubblico, così simile a noi: maschile, etero, tardoadolescenziale anche decenni dopo l’adolescenza, vagamente anche se non sempre di destra.

Contrariamente a quanto avviene di solito, il migliore film della saga è secondo noi l’ultimo, cioè Jason Bourne, del 2016, in cui il protagonista scopre la verità sulla sua identità, su suo padre e sul programma (in sostanza la formazione di superagenti, macchine da guerra quasi invincibili) in cui la CIA lo aveva inserito. Merito anche di un ottimo Tommy Lee Jones, direttore della CIA, di un Vincent Cassel versione killer e di una Alicia Vikander che definire figa spaziale è riduttivo: un sequel senza di lei, esperta informatica con una sua etica, non avrebbe senso.

Aggiungere qualcosa a livello di trama è difficile, ma già i cambiamenti tecnologici sarebbero sufficienti. Uno dei segreti di questa serie di film è stato infatti anche l’utilizzo dei prodotti del momento: vedere come i telefoni e le possibilità di localizzazione di chiunque sono cambiati da The Bourne Identity, The Bourne Supremacy e The Bourne Ultimatum (2002, 2004  e 2007) a quasi oggi varrebbe già tutto, anche se il top rimangono gli inseguimenti in auto sfidando ogni legge della fisica e non andando mai a sbattere, pur senza cinture, la testa sul parabrezza. Matt Damon ha poi il phisique du role dell’eroe americano, al tempo stesso lupo solitario fuori dal sistema (la sua CIA lo vuole ammazzare) e dentro il sistema, sapendone utilizzare ogni trucco.

Rispetto ad altri film di azione quelli con protagonista Jason Bourne hanno un’ideologia molto forte, merito dei libri di Ludlum che oggi sarebbero definiti complottisti, con ‘poteri forti’ che vanno al di là di qualche agente corrotto: si pensi soltanto a Il Circolo Matarese. Poteri che lavorano per una classe sociale ben definita, governando le classi subalterne con un autoritarismo soft spinto dalla paura per il mostro del momento. Jason Bourne però non batte il sistema e nemmeno lo combatte, gli basta salvare sé stesso. E un po’ anche noi, almeno per quelle due ore.

stefano@indiscreto.net

Share this article