Basket
Jasikevicius da affittare
Oscar Eleni 30/04/2018
Oscar Eleni dal ponte di Milton in Scozia dove in 60 anni si sono suicidati 600 cani che non avevano avuto le stesse visioni di Orsato, che non erano stati capaci d’interpretare le parabole del presidente dell’Emporio Armani, che non erano stati ammessi, come i Dem, esclusi da chi ha “vinto” le elezioni in questo paese dei balocchi, ai forni torinesi di casa Forni dove pensavano di aver risolto tutto alla Zamparini cambiando allenatori come mutande.
Settimana di promozione per chi considera lo spettacolo sportivo davvero inimitabile. Sette giorni fa l’assassino, il maggiordomo che aveva derubato la Juventus del suo settimo sigillo era Allegri, il santo da benedire il meraviglioso Sarri. Pochi giorni e Todo cambia come cantava divinamente quella portoghese nello stupendo Habemus Papam. Due espulsioni, due carambole. Il cinema Paradiso dei napoletani chiuso fino a nuovo ordine del prefetto, riaperta la piazza devastata dai ladri torinesi al peperoncino nella notte infame e senza tante stelle da venerare.
Stesso film nel basket che fa sognare gli imbonitori e che adesso vede la ciurma a servizio tutta eccitata sul ponte di Milton per vedere chi resterà nel gioco dei playoff fra due giornate, rigorosamente in orari demenziali: se li giocano in cinque questi benedetti giorni della merla cestistica, il grande freddo che prende alle mani e ai polpacci chi non resiste alla pressione del fai o vai casa.
Sembra sia stato questo il crampo alla mano che ha escluso Milano dalla Coppa Italia di Firenze dove Torino ha trovato un accordo temporaneo con gli ammutinati se poi si sono sbrodolati addosso il miele della coppa vinta per “colpe altrui”, per sfinimento di chi avrebbe meritato davvero. Anche in Eurolega, ci è stato detto dalle pagine del Curierun, la differenza abissale, Milano penultima (o no?) è stata fatta dall’evidente facilità con la quale all’estero, in Turchia o in Grecia, magari in Spagna, il Fenerbahce può pagare il suo dodicesimo uomo più dei salariati a cinque stelle della vecchia Olimpia. Colpa degli affitti, delle tasse, ovviamente, e poi, accidenti, se devi rifare una squadra da zero (perché?) pur considerando zero gli italiani mantenuti in organico (giocano se lo meritano, ma no?), è giusto chiedere pazienza, diciamo tre anni per arrivare sicuri almeno a tredici. Tutto da condividere, guai a non farlo, quelli si vendicano anche se non fai l’inchino, figurarsi se non batti le mani davanti al direttore, peccato che nella stessa giornata trovassero la qualificazioni alle finali di Belgrado dell’eurolega quegli squinternati di Kaunas, affitti bassi, salari misteriosi, un geniaccio in panchina con lo stesso carisma che aveva sul campo.
I cani sul ponte si guardano intorno e, non riuscendo a spiegare tutto come si fa in una bella intervista, fanno il grande salto. Anche quelli che non hanno capito la parabola della Milano dei magnifici samaritani che sono andati a bendare e curare le ferite della Pesaro che davvero potrebbe lamentarsi di dover concorrere contro avversari dove l’ultimo della panchina prende il doppio di quello che spetta ai giocatori della Victoria pesarese dove Ario Costa, come del resto Coldebella a Varese, come tanti altri, fa davvero miracoli per tenere tutti insieme, soprattutto quelli che parlano troppo e non tirano fuori uno scellino nel campione dove dire eguaglianza competitiva è già sacrilegio se poi la formula si usa per i tornei dove le becchiamo sempre e si maledice il basket senza il pareggio perché, sta scritto, la Milano di coppa era quasi sempre in partita. Quasi.
Sul ponte di Milton non vengono per fortuna quelli di Treviso che hanno visto salire due nuovi scudetti sul tetto del Palaverde in questa settimana di vento che porta alla follia, in certi paesi, come raccontava in un saggio erotico Anais Nin. Quando l’aria è così se uccidi qualcuno hai delle attenuanti, a meno che tu non viva nel regime dove le colpe sono sempre degli altri, mai di chi dovrebbe venire prima nel rispetto delle regole.
Diciamo che Simone Dondino Pianigiani ha capito meglio di Sacripanti l’effetto che aveva fatto sui santi giocatori, bevitori per vini in polverina, questo ventaccio di aprile: lui ha parlato di troppi giocatori in ansia (contro Pesaro?) per contratti non ancora rinnovati, per notizie di mercato che fanno venire il mal della pietra ai tiratori e per questo ha chiesto scusa (un Decamerone delle doglianze dall’inizio dell’anno). Il Pino che si tormenta ad Avellino, invece, è andato giù duro: ”Indegni, Indecenti”. Speriamo che non chiedano un passaggio sull’elicottero del padrone della società irpina quelli che studiano alla scuola Zamparini-Cellino, gente che cambierebbe allenatore anche prima del ritorno contro la Reyer nella finale della Mitropa cestistica che dovrebbe renderci orgogliosi il giusto, senza esagerare, senza mettere tornelli per regolare il flusso degli adoratori che certo merita questo De Raffaele che non abbiamo messo fra i tre allenatori dell’anno perché ci resta dentro un fondo malvagio che spinge chi ne è affetto a contraddire tutto e tutti. Fa sentire giovani? Non è vero, ma ogni scusa per assolversi va bene e sarà per questo che le odiose badanti ci hanno escluso dalla zingarata al pala Ruffini di Torino per l’ultima edizione dei campionati italiani under 20. Rieccoci a Treviso e al suo ponte della gloria. In una settimana scudetto ai ragazzi cresciuti in Ghirada e tricolore per le pallavoliste dell’Imoco Conegliano. Treviso under ha battuto la Virtus Bologna che onora sempre così bene la sua scuola. Le ragazze del volley sono andate contro le previsioni facendo cadere da cavallo il grande Barbolini.
Dicevamo dei voti agli allenatori e ringraziamo Caja, Sodini e Buscaglia, votati nell’ordine, perché hanno vinto dopo il nefasto messaggio del voto. Di solito fanno così. Più i giovani, più gli italiani. Ma come, non hai votato Diana? Certo un errore, merita ben più del nostro voto, ma questa rinuncia a Burns, questo regalo fatto agli altri ci ha messo di cattivo umore. Non sappiamo perché il naturalizzato migliore che abbia avuto la nostra Nazionale dopo Silvester, Fucka e, magari, D’Antoni, sia uscito dalla splendida famiglia bresciana, la società che è davvero la numero uno di quest’anno. Nel mistero, come direbbe la coppia Zampallino, colpa all’allenatore che con Burns avrebbe davvero disturbato i potenti.
Pensate, tornando ai voti, che la prova indolente di Flaccadori contro Capo d’Orlando ci aveva davvero irritato e lo abbiamo lasciato fuori, ma per fortuna i giocatori veri reagiscono e a Torino lui è stato bravo davvero, come dovrebbe esserlo quando pensa da aquilotto e non da pavone.
Mentre gli scozzesi ci chiedono come facciamo a tollerare ancora chi va a vedere sport per far paura, picchiare, un po’ come quelli che girano con cani feroci al guinzaglio senza mai raccogliere una deiezione e si chiedono perché molta gente li disprezza, mentre Bertomeu non versa una lacrima sapendo che il Panathinaikos fuori dalle finali e dal villaggio alla fortezza di Kalamegdan dall’anno prossimo sarà il verbo per la FIBA che odia l’eurobasket stile NBA, in giornate dove tutto era pronto per far passare sotto silenzio il passaggio di Della Valle a Milano, magari via Germania, si dice, se davvero andrà lassù a fare i playoff mancati quaggiù, perché a Milano amano il basso profilo, bum, non vogliono turbare la truppa appena arruolata, altro bum, eccoci alle pagelle che portano verso il calendimaggio tricolore dove, affitti delle case a parte, ce lo consentano negli uffici di Assago, Milano, prima o seconda dopo 30 giornate dove ha perso davvero troppo per essere da sette, l’Emporio resta strafavorito anche se sbaglierà la misura delle infradito.
10 A Cedro GALLI per il sacco di Milano contro l’Olimpia che è stata sua nemica per anni come per tutti i varesini ben nati. Certo non immaginava neppure lui che il Samaritano sarebbe stato il feroce Pianigiani che anche nelle giovanili, se poteva, te ne dava più di cento. Pesaro più vicina alla salvezza, ma sarebbe ora di mettere sul pattino quelli che parlano tanto, ma poi se devono impegnarsi trovano una scusa.
9 Al FLACCADORI di Torino perché lui e Shields hanno riaperto e poi anche vinto una partita iniziata 27-10 per i non poeti che non la pensano come il vero Poeta. Certo Buscaglia ha dei meriti, ma devi avere giocatori che ci credono, quelli che purtroppo non aveva il suo avversario strapazzato dagli eventi e dagli ammutinati di Torino che ci mettono magari il cuore, mai la testa.
8 Al DELLA VALLE che è stato davvero delizioso per 20’ (24 punti, poi 28 alla fine) nel canto di addio di Reggio Emilia ai play off dopo cinque anni. Dicono che lo abbia ingaggiato Milano. Non pensavamo che lo stesso allenatore che non lo considerava adatto alla sua Nazionale lo reputasse indispensabile in un ruolo dove Milano è sicuramente coperta, certo sono tutti ricercatori della sorpresa nel pallone, se lo tengono fino a sfinire chi taglia invano a canestro, ma segnano spesso e quando Milano va oltre i 90 punti, il suo regno, è merito di quelle mani diciamo pure educate come ci insegnano i maestri delle video conferenze spacciate per dirette sportive.
7 A Travis DIENER che ha messo il sigillo sulla vittoria di Cremona contro Brescia in un derby abbastanza bello. Abbiamo sempre ammirato questo generale anche quando a Sassari dava la scusa a Sacchetti per spiegare la non difesa e la ricerca della transizione fino a sfinirsi. Testa, classe, anche cuore.
6 A Zare MARKOVSKI perché il nuovo allenatore di Sassari è uno capace di fare brutti scherzi a chi lo sottovaluta e se dovesse vincere a Trento ci sarebbero tanti svenimenti nelle altre quattro isole dove ancora si sognano i playoff.
5 Alla LEGA se riuscirà a spiegarci bene, con parole trovate sul vocabolario del basket o di un altro sport, gli orari della ventinovesima e penultima giornata. Preferiscono la notte per il sacrificio degli allenatori che non ce la faranno a salvare almeno la stagione entrando a palazzo Infingardi, quello dei playoff delizia dei cassieri anche in palazzi fatiscenti e senza aria condizionata dove si scivolerà molto come è capitato troppe volte a Desio mentre Cantù cercava una logica alle cose illogiche di qualche suo grande artista.
4 Alla TORINO esclusa dai giochi che contano dopo la grande illusione della Coppa Italia. Ora chi non ha voluto salire su quel carro dei vincitori guarda stupito chi si arrampica sugli specchi per salvare capra e cavoli, il grande sponsor che al basket serve, una squadra di vertice nell’unica città che ha tre palazzi bellissimi. Chi ha combinato il guaio ammetta pubblicamente di aver sbagliato.
3 Ad AVELLINO dove se la sono presa più per le note non entusiasmanti, scritte pensando all’arena dove gioca la squadra di Sacripanti, che per come stanno andando le cose fra quei lupi bellissimi sulla carta, lo ripetiamo, perchè hanno una struttura di squadra che dovrebbe impensierire più di altre Milano, anche se poi va a fondo se trova i fucilieri di Cremona nelle partite senza domani, se si fa infilzare da Sassari dopo averle prese in casa nella finale di coppa con Venezia.
2 Alle GRECHE di EUROLEGA uscite ai play off. Non eravamo abituati. Non lo capiscono quelli che ancora credono che siano bilanci societari a dividere i buoni dai cattivi. Non saranno nemmeno le finali di Belgrado a dirci davvero la verità perché tutto il basket tifa Kaunas anche se la missione sembra impossibile ma lo erano anche gli assalti di Sassari e Venezia a Milano, tutto il movimento sa che il CSKA al completo farà di nuovo la finale con il FENERBAHCE e che il REAL Madrid è nel gruppo pur avendo giocato davvero male tutto l’anno, una stagione di sfortune, ma non soltanto.
1 A PISTOIA per aver davvero tradito il lavoro di Esposito e dopo aver conquistato la salvezza si è sciolta al sole anche se fuori pioveva. Peccato, ma crediamo in un presidente che ha sempre diretto bene una società che non sembra avere neppure tanti amici a palazzo se è costretta a giocare su un campo dove i lavori più urgenti dovevano essere fatti da tempo. L’anno scorso?
0 A KUZMINSKAS che sembra caduto nel Naviglio non bonificato e pieno di biciclette cinesi. La Milano da bere, quella passata ai cinesi nel calcio, quella un po’ distratta che va al Forum, sembra aver tolto anima e talento ad un’ala piccola acquistata come ala forte. Ora l’Emporio deve rimetterlo a posto, perché l’anno prossimo non vorremmo scrivere di lui che è stato recuperato, come tanti altri epurati prima dalla società dove l’inno è Todo cambia e non O mia bela Madunina, senza dover sempre dire che fu un errore mandare via Melli e tenere chi non lo voleva in squadra. Non è detto che fosse l’allenatore. Aspettando di capire quale sarà davvero la quadriglia di Pianigiani per la stagione della vendetta contro la critica ovattata.