Qualificati come l’Islanda

28 Agosto 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sotto il cielo d’Islanda, la terra del ghiaccio, dove ieri quasi tutti gli abitanti, più o meno 319.000 persone, dello stato rossoblu fra Groenlandia e Faer Oer, hanno festeggiato l’ammissione per la prima volta al campionato europeo di basket che si giocherà con formula allargata fra 24 nazioni. Loro come l’Italia. Alleluja. Birra e fiori. Ti ricordi  quel giocatore andato nella NBA? Quello venuto in Italia? Non proprio, ci viene in mente soltanto Albert Gudmunsson che fu preso dal Milan nel 1948, esordio contro l’Atalanta (3-0) e parcheggiato per molto tempo in casa nostra (era un privilegio avere il padre dirigente accompagnatore) prima di scoprire, dopo 14 partite, due reti, le sue pene d’amore che non gli impedirono, comunque, di farsi largo nella politica fino ad avere incarichi importanti nel governo di Reykjavik dove era nato nell’ottobre del 1923. Peccato, perché Jon Arnor Stefansson è stato uno che ha lasciato il segno, a Napoli con la coppa Italia vinta insieme a Bucchi, a Roma e poi a Treviso. Ha chiuso in Spagna e si è vinto pure un’eurocoppa. Già, già, come dimenticare un giocatore che ci era pure simpatico. Allora via per le strade del ghiaccio sperando di incontrare almeno chi ha ricordi migliori dei nostri, esiliati dall’Italia appena Gigi Datome ha messo sullo spiedo la Svizzera giovane, non proprio forte dopo la perdita dei lunghi Capela e Brunner, dandoci la qualificazione europea.

Campane al Circeo, festa fino a notte tarda con bagno di raclette e spolverata al cacao. Sembrava di essere nella sede dell’associazione storica dei nobili italiani dove stanno aprendo incartamenti per restituire (restituire?) terre espropriate quando essere duchi, conti, marchesi poteva anche costare la testa, anche se il conte Filippo Faina nega, vivendo male la sua disoccupazione adesso che vede il basket con maggiore lucidità, ma la gente per bene, chi ha fatto davvero storia, viene dimenticata in fretta. Le facce degli “eroi”, eh sì, li hanno chiamati anche così i nostri baldi giovanotti di Azzurra Tenera, sembravano quelle degli aderenti all’opera di San Giobbe, specializzata nel recupero crediti (crediti?) dei nobili al rientro dalle crociate. Non è stata questa del Simone Pianigiani una crociata contro l’indifferenza? Lo è stata, accidenti. Se non ci fosse stato l’ammutinamento di Hackett sarebbe stato quasi vittima delle brevi per una Nazionale televista spesso, spiegata all’inclita con le frasi che al “colto” facevano girare i cabbasisi come direbbe Montalbano accarezzando il Camilleri innamorato di una vera Angelica che fu compagna di Lenin nelle battaglie di cui sopra contro i nobili.

Già, la televisiun. Non si può vivere senza. Federazione e Lega in ginocchio per avere la diretta. Non importa a che ora. Hanno fatto cambiare inizio gara persino agli svizzeri nella roccaforte ticinese di Bellinzona di carissimi amici. Chiaro che soltanto un paio di quotidiani hanno seguito con gli inviati la cavalcata contro i mulini a vento con la maglia immeritata della Russia. Dai, non fare ironia. Come dice Petrucci, vietato  essere schizzinosi. Obiettivo qualificazione europea raggiunto. Festa per tutti. Speriamo anche per Daniel Hackett che cerca il vento del perdono anche se quando era pronto ad ammettere gli errori si è trovato schiaffeggiato dal famoso  comunicato” dei prodi di questa Azzurra Tenera che lo accusavano, a ragione, altro che tenere tutto chiuso in spogliatoio, di aver violate regole di convivenza nell’estate che a molti, purtroppo anche i più giovani e con fondamentali da far schifo, farebbe piacere passare in vacanza.

La verità, come direbbe Mark Cuban, il padrone di Dallas, è che i “ragazzi” fanno bene (?) a sacrificarsi soltanto per chi li paga bene, vivere di gloria non è mai abbastanza, poi rischi anche di farti male, per cui rappresentare la propria Nazione non è orgoglio di tanti, di tutti, perché non sono moltissimi i Nowitzki, i Ginobili, i Parker pronti a tutto per la madre patria, persino un gioiello come Durant ha detto stop. Mettiamocelo in testa e quando Petrucci scherza, tipo il personaggio della barzelletta sui caffè che rendono nervosi, sulla battuta di Belinelli, prima la stagione con San Antonio poi deciderò, dicendo che è il suo modo per fermare la curiosità dei poveri italioti questuanti alle sue passerelle, dovrebbe capire che non soltanto i ragazzi NBA, ma anche i nostri pagati abbastanza bene (Hackett lo era, lo sarà, anche se per adesso fa il pentito che accetta decurtazioni dall’ingaggio raggiunto adesso anche da Alessandro Gentile), prima di mettersi a disposizione valuteranno i pro e i contro di stagioni troppo lunghe.

Dino Meneghin non ha mai potuto permettersele, ma lui è uno che anche adesso si stupisce se sente un giocatore lamentarsi con gli allenatori perché gli danno le botte, questi non sanno davvero di cosa parlano. Da presidente federale ha vissuto la fase della rinuncia libera, concessa. Lo ha fatto anche Pianigiani, tante volte, nell’Europeo che non ci ha dato il mondiale, gli sarebbero bastati tipi come Ress e persino Marconato per andare oltre la frontiera che oggi abbiamo riattraversato invadendo la Svizzera, facendo venire la strizza ai resti della Russia dove i campioni NBA sono fuggiti da tempo.

Cari amici islandesi siamo qui per non sentire sparare troppo in alto chi ha una voglia matta di passare per eroe, una malattia nazionale come sanno tutte le associazioni di finti combattenti e reduci. Certo che si può voler bene a squadre coese come quella del’Euro sloveno e di questa qualificazione. Ma finita lì. Molti avrebbero bisogno di stare in raduno col “pignolo” Pianigiani e la sua squadra di “aguzzini” per il bene etico e tecnico, per una stagione intera. Ma li pagano altrove. Molti che oggi hanno provato il sistema sono pronti a tornare, altri a scappare. Vedremo. Non ci uniamo ai brindisi generali perché tormentati da una domanda  sulla mentalità di certa gente: a Trento esordisce Pascolo, segna tanto, lo scelgono come MVP, be’ era a casa sua o quasi, tutti dicono che è un tipo strano di giocatore, una risorsa per qualsiasi difesa e squadra, per ogni tipo di attacco. Bene. Resta nel gruppo. Avete visto come ha cercato disperatamente, nei quintetti sbilanciati, i punti nella qualificazione europea. L’inviato della Rosea lo grazia nella pagella finale, N.G., non giudicabile, perché ha capito che lo avevano fatto arrugginire. Dai, non te la prenderai per questo scherzetto del Pianigiani che lascia fuori i giocatori a cui sembri più interessato? No. Lo aveva già fatto con Polonara. Adesso, anche per colpa di un giocatore che ha voluto tutto il dolce della vita lontano dalla scuola Capobianco, se lo ritrova convinto di essere bravo davvero, anche se lo noti soltanto quando gli avversari sono così sprovveduti da lasciarlo tirare da lontano  o  non tagliarlo fuori. Quando passa la palla, quando difende c’è da star male, quando si muove per smarcarsi non riesci quasi a vederlo perché non ha orecchio, un po’ come Cusin sui blocchi.

Questi erano e questi hanno compiuto la grande “impresa”. Noi stiamo con gli islandesi anche adesso che tremano per i loro soffioni di acqua calda, i loro vulcani. Li ritroveremo ad Europa 2015. Dove? Ce lo diranno i geniali fibaioli dopo aver valutato bene dove potranno guadagnare di più. Adesso si passa all’arena mondiale. Favoriti gli Stati Uniti insieme alla Spagna. A proposito di passioni televisive. Avete sentito  cosa dicevano sulla magia del grande basket per invitarvi a vedere le qualificazioni europee? Non ci hanno creduto, se poi il Mondiale è stato acquistato da una televisione come SportItalia appena rimessa in piedi dopo una dolorosa chiusra. Hanno riaperto e risparmiato su tutto, quindi la Rai contro chi ha perso l’asta?

Tempo di raduni. Ottimismo da calcio precolombiano, prima del furore di Mourinho e Conte. Meglio così. Certo il dopo, quando la gente vedrà certe realtà costruite con 450 mila euro per andare nel mare grande dei cetacei da 10 milioni di euro, ci saranno reazioni impreviste, tipo quelle che l’anno scorso avvelenarono, per qualche mese, la vita all’Emporio Armani accolto trionfalmente ieri al Lido, la piscina, il centro benessere, sulla nuova arena aspettiamo altri rosei comunicati biscontiani, da gente davvero stupita di aver visto tanti cambiamenti voluti e ottenuto da Luca Banchi che ha  rivoluzionato il codice dei belli senz’anima, gli sms al miele non potrà mai impedirli come certe presenze fisse al cantiere, portando in palestra, prima del raduno ufficiale quasi tutti i giocatori che dovevano dimostrare al nobile  preparatore atletico di aver fatto almeno i compiti delle vacanze. Non è poco e dovrebbe spaventare, se è tutto vero, quelli che sfideranno i campioni in Italia e fuori, anche se fuori se ne sbattono di certe sudditanze.

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