Interessi negativi sul conto corrente, Unicredit e gli altri

10 Ottobre 2019 di Indiscreto

L’era dei conti correnti con interesse negativo era già iniziata da tempo, in Italia (considerando i costi reali della tenuta di un conto corrente bancario) e soprattutto all’estero, in certi paesi (Germania, Svizzera) anche in senso nominale. Comunque l’annuncio dell’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, ha avuto almeno il merito di rendere chiaro un concetto già di suo chiaro: tenere fermi i soldi sul conto corrente significa perderli poco a poco. E non soltanto come potere d’acquisto.

Chiaramente le parole del dirigente francese non sono state dette per il nostro bene, ma per giustificare la marea di proposte e di prodotti che Unicredit e le altre banche che si metteranno in scia ci faranno piovere addosso nei prossimi mesi, non solo per i depositi oltre i 100.000 euro citati da Mustier ma anche per gli altri. È il mestiere delle banche da secoli, far girare i soldi e guadagnare sulle transazioni: niente di scandaloso, a meno di voler tornare al baratto.

Qual è il punto? Purtroppo, almeno secondo noi, è semplice: le banche non sanno a chi prestare i soldi, remunerando in maniera significativa i propri investimenti, e la loro liquidità parcheggiata presso la BCE si erode dello 0,5% annuo. Un po’ di mutui immobiliari, peraltro ormai in zona più 1%, un po’ di lucroso credito al consumo sotto mentite spoglie, ma poi? Non è che ci siano decine di milioni di persone che comprano a rate i materassi di Mastrota…

Uscendo un attimo dalla demagogia anti-banche, ci sentiamo di dire che questa dei tassi negativi sui conti correnti non è una brutta notizia. Magari indurrà qualcuno a tenere in casa 200.000 euro in contanti, a disposizione del primo georgiano in trasferta, ma in generale pensiamo che porterà le persone a investire di più, a informarsi di più, a prendere più rischi imprenditoriali. Forse però stiamo delirando e la maggior parte di quei 1.400 miliardi di euro parcheggiati sui conti correnti finirà in conti deposito remunerati all’1%.

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