Inter-Milan nell’era del tesoretto

21 Dicembre 2013 di Stefano Olivari

Il derby di domani sera segna la fine di un’epoca che sembrava eterna. Quella di Milano riferimento del calcio italiano, non solo per i soldi di Massimo Moratti e Silvio Berlusconi. Intendiamoci, Moratti e Berlusconi ci sono sempre. L’ex presidente dell’Inter con quasi il 30% delle azioni e una presenza mediatica invariata rispetto agli standard degli ultimi 18 anni, il presidente del Milan con la riscoperta della squadra come passerella in un momento personale per lui difficile. E allora niente di meglio che un arrivo a Milanello in elicottero, con discorso motivazionale nella sala del caminetto. Come ai vecchi tempi anche il pubblico, dopo la sospensione della squalifica alla Curva Nord (quella occupata a San Siro dagli ultras interisti) decisa ieri sera dalla Corte di Giustizia Federale.

Il caso Inter è il più grave, nonostante i punti di vantaggio sui rossoneri siano 9 (quinto posto contro decimo). L’arrivo di Erick Thohir non ha sortito finora alcun effetto sull’organizzazione: solo discorsi su marketing e autofinanziamento. Volete i fondamentali Nainggolan e D’Ambrosio? Allora via Guarin, uno dei pochi che avrebbe avuto cittadinanza nell’Inter del Triplete. Destinazione, non a caso, il Chelsea di Mourinho. E, sempre non a caso, spuntano i titoli sul ‘tesoretto’. Vendi a 15 milioni un giocatore pagato 11, ma non occorreva andare in Indonesia per trovare tanta genialità. Difficile dare una scossa alla mediocrità nascosta fino a qualche settimana fa da Mazzarri, che dopo 16 giornate di campionato sta comunque facendo peggio di Stramaccioni. Anche se è improbabile che in primavera crolli come l’attuale opinionista di Fox Sports, che finì nono. Tutto da dimostrare che Thohir non sia un bluff: magari non è un prestanome di altri personaggi, per non dire dello stesso Moratti, però un semplice investitore finanziario sì. Uno che ha capito le potenzialità del marchio Inter e pensa di poterlo sfruttare senza costruire squadroni.

Sul fronte Milan la guerra fra Adriano Galliani, amministratore delegato da 27 stagioni, e Barbara Berlusconi, che ha visto la sua prima partita di calcio dal vivo 4 anni fa, è terminata con la pseudo-divisione delle aree di competenza. Come se gli aspetti commerciali fossero slegati da quelli sportivi. La tregua è di facciata, ma l’ordine del Berlusconi vero è quello di tirare a campare fino a giugno. Se Galliani troverà una collocazione di prestigio saluterà tutti e punterà a realistici 50 milioni di euro di liquidazione. Nessun punto interrogativo sull’allenatore: anche se dovesse alzare la Champions League, Allegri sarà accompagnato all’uscita. Il contratto è in scadenza, quello per Clarence Seedorf è già pronto. La promessa fattagli da Berlusconi in occasione degli auguri di Natale 2012 sarà così onorata. Anche il Milan del futuro si dovrà autofinanziare, quindi un grande Mondiale e un’offerta da 100 milioni porterebbero Mario Balotelli lontano da Milanello senza grandi rimpianti di Berlusconi, mai entrato in sintonia con lui, che in privato gli imputa anche il calo di rendimento di alcuni compagni, tipo El Shaarawy e Niang (che sarà prestato al Montepellier). Intanto, in attesa del ‘tesoretto’ rossonero, Honda e Rami.

   C’è anche la partita. Che l’Inter si giocherà senza lo squalificato Alvarez, confidando quindi in Palacio e in un gruppo di giocatori la cui crescita è limitata dagli ormai ingombranti Zanetti e Cambiasso. Al netto delle statistiche storiche e dei premi alla carriera, se da anni nessun giovane riesce davvero ad emergere nell’Inter la colpa è anche di logiche da spogliatoio di altri tempi. Logiche che Mazzarri non ha toccato, così come non le toccò Stramaccioni (chi si ricorda della ‘Champions dei giovani’?), accontentandosi di modeste certezze. Il caso Guarin è emblematico, visto che il colombiano l’anno scorso aveva accusato Stramaccioni di avere alleggerito troppo la preparazione per venire incontro alle esigenze dei vecchi. E chi partirà a gennaio? Guarin. Una squadra di alto livello potrebbe anche attaccarsi alle prodezze di Tagliavento (che il suo peggio l’ha però dato in Champions League, arbitrando Schalke 04-Basilea) per giustificare il suo cammino, ma questa no.

Quanto al Milan, Allegri mangerà il suo quarto e ultimo panettone milanese grazie alla rocambolesca qualificazione agli ottavi di Champions. Per il resto continua ad essere un gestore di ‘casi’ quasi mai creati da lui, da El Shaarawy a Balotelli, oltre che un separato in casa al punto di avere i rapporti con i media regolati da un addetto stampa personale. Sogna la Nazionale del dopo-Prandelli, ma il presente è quello di una squadra con troppe lacune, dove solo un Kakà superiore alle previsioni fa sperare in un girone di ritorno in crescendo. Proprio Kakà domani dovrebbe tornare a fare il trequartista, considerando anche la squalifica di Montolivo e la presenza in tribuna del c.t. brasiliano Scolari. Certo è che questo Inter-Milan non è più quello di una volta, un po’ come tutto.

(pubblicato su Il Giornale del Popolo di sabato 21 dicembre 2013)

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