Inter, i cinesi arrivano ma con Moratti

31 Maggio 2016 di Indiscreto

Stavamo scrivendo cose tristissime, di sport che importano a quattro gatti, quando ci hanno detto che a Sky avevano annunciato la vendita dell’Inter al gruppo Suning. Così ci siamo subito rivitalizzati, facendo qualche telefonata (tre, non esageriamo) ai più credibili fra i trombettieri dei vari schieramenti e confrontando le nostre impressioni con quelle di due giornalisti molto bravi. Thohir vuole vendere le sue (sue e del socio Soetedjo) azioni interiste? Vero, fin da gennaio quando ebbe inizio il grande freddo con Moratti dopo la tentata vendita di Icardi e Brozovic già a metà stagione. Vorrebbe vendere tutto il 70%, al di là dell’accordo sulla cifra, con la gradualità (il famoso 20%, un po’ venduto da lui e un po’ da Moratti) che sarebbe soltanto un piano B: perdonate la volgarità dell’autocitazione, ma in mezzo alle pernacchie Indiscreto nella persona di Dominique Antognoni l’aveva scritto a suo tempo e da lì in poi non è passata settimana senza una qualche voce di disimpegno thohiriano ripresa dai giornali e confermata da lui stesso (più che dire che cerca un nuovo socio cosa poteva fare?). Personalmente abbiamo scommesso anche sul ritorno di Moratti, ma questa è un’altra storia. Operazione Suning imminente? Thohir ha molta fretta, la sua deadline è novembre, i cinesi meno. Ma veniamo alla parte nuova delle rivelazioni di Sky, cioè il fatto che Suning vorrebbe gestire la transizione con Thohir presidente e comprando anche le quote (29,5% o giù di lì) di Massimo Moratti. Ci può stare, in teoria, ma a noi risulta esattamente il contrario e abbiamo il dovere, verso noi stessi, di scriverlo a costo di contraddire quanto stanno scrivendo quasi tutti: cioè un Moratti che rimane socio, non semi-defilato come nelle ultime tre stagioni ma con un ruolo molto più attivo. Un ruolo tipo quello che Berlusconi vorrebbe vedersi offerto dai ‘suoi’ cinesi. Ma c’è il trucco, nel caso nerazzurro e forse anche in quello rossonero: i cinesi non sarebbero così esterni a Moratti e Berlusconi, bensì partner finanziari (questa volta reali, al contrario che nelle pretendenti incarnazioni) coscienti che per mettere davvero piede nella mafiosetta Italia occorra presentare almeno formalmente una dirigenza italiana. Insomma, almeno per qualche altro anno il socio di minoranza rimarrebbe Moratti che non ha tutta questa voglia di farsi da parte: nessuno si è mai chiesto perché qualsiasi cordata italiana, fumosa o meno (finora tutte fumose, va detto), venga sistematicamente ‘dissuasa’ dalle inevitabili banche garanti dell’operazione? In tutta la vicenda spicca l’immobilismo assoluto sul mercato, al di là delle tante buone segnalazioni degli osservatori, visto che anche procuratori di giovani da poche migliaia di euro ci segnalano l’impossibilità di ottenere risposte sul loro futuro immediato. Mentre Mancini, che ha risolto qualcuna delle sue grane personali, firmerebbe perché almeno non gli smantellassero la squadra: la Roma senza Pjanic e il Napoli senza Higuain, cioè due scenari probabili, sarebbero già subito al livello di ‘questa’ Inter che naviga a vista. Saranno settimane di colpi di scena, la certezza è che Moratti nell’ottobre 2013 ha messo la società in mano a uno che non ha la cilindrata per guidarla e che non è capace nemmeno di venderla.

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