Inseguendo Kleiza

29 Marzo 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal comune saturnio della Ciociaria che si chiama Anagni, terra di papi e di schiaffi. Felice di prenderli da quasi tutti, non certo dagli eredi di Filippo il Bello o di Bonifacio ottavo che lavorano per questa meraviglia che sta diventando l’Emporio Armani. Luca Banchi ha ricevuto nella Camelot di re Giorgio l’investitura di primo cavaliere nel regno che rende felice un genio come abbiamo scoperto dalla Gazza, questo basket che dovrebbe poter spendere la più bella carta con i trulli ancora capaci di negare al gioco la visione oltre le canoniche dirette che fanno scopa con i partitoni di calcio. Ci penserà chi sogna meno di noi.

Ad Istanbul abbimo visto una squadra vera. Non aveva il primo torero, ma come ai tempi di Ordonez e Dominguin fuori il primo ecco il secondo. Quando si ammalò Gentile dissero, dicemmo, che Langford liberato dal dualismo sarebbe stato tremendo. Lo fu quasi sempre. Poi è stato operato il texano dagli occhi di velluto. Dissero, dicemmo, che Alessandro Gentile avrebbe avuto la possibilità di capire come si vive da prima punta, ma anche il momento di realizzazione tecnica per uscire dalla crisalide, dai ricordi. Lo ha fatto in parte fino alla partita contro il Fenerbahce. Onore a lui.

Dove arriverà Milano? Alle finali di maggio del Forum. Più forte del Maccabi e del suo popolo? A Milano sicuramente sì, certo loro avranno un seguito al Forum che l’Emporio non potrà portarsi nell’arena di Tel Aviv. Comunque era questo l’esame da superare, cioè grandezza in Eurolega, ci sono riusciti Banchi  e la sua quadriglia, da Cancellieri a Fioretti, da Giustino Danesi alla psicologa, un bel gruppo che ha chiesto totale autonomia e dopo averla ottenuta è andato dritto al cuore del problema gelosia, dolcezza immotivata nel lavoro. Una squadra dove è amato Cerella che non soffre anche se va in campo un minuto. Un gruppo dove il Sigei Wallace che non avremmo mai ingaggiato perché Barcellona lo aveva pesato, misurato e trovato mancante, cosa già notata a Treviso, resta in panchina spesso, ma quando poi lo  metti in gioco ti dà tutto. Ora che i due centri hanno provato gli esercizi del conte  qualcuno oltre il ponte della Ghisolfa dovrà preoccuprasi.

L’Eurolega voleva una bella Milano. Ora è tutta sua in un torneo dove non c’è davvero eguaglianza competitiva a livello economico perché l’Emporio, che in Italia ha un bilancio tre volte superiore a tutte le rivali, ha scoperto che nel Vecchio Continente non  ha neppure un giocatore fra i primi trenta come ingaggio. Scoperta del quotidiano sportivo spagnolo Marca che parte dagli incredibili 3 milioni e 300 mila del Kleiza che Obradovic inseguiva con un bastone sul Bosforo venerdì sera, al milioncino di Koponen e Reyes, scendendo dalle cateratte moscovite dove Krstic e Khryapa prendono 3 milioni come il madrileno Rudy Fernandez, davanti ai 2.5 di Navarro e i 2.3 di Spanoulis. Ma è il CSKA che fa saltare tutto il banco con quel bilancio da 48 milioni di euro che è quasi il doppio della cifra spesa dal Real Madrid o dal Barcellona. Dunque Milano addirittura virtuosa per la grande rassegna che potrebbe ridarci una semifinalista italiana, cosa che manca dal 2008 quando fu Siena ad arrivarci, beffata proprio dal Maccabi di stecchino Zvi Sherf.

Scelta Anagni, anche se andava bene pure Canossa dove, almeno avremmo bevuto il Lambrusco di Matilde, eccoci alle pulci della settimana perché sappiamo che il lungo sproloquio spacca los marones.

A Canossa anche con Gentile? Mai. Resta lo schiaffo, la cattiva sensazione. Ma i campioni sono bravi anche quando non sono di famiglia. A noi fa più impressione il progresso mentale di Melli. Merito della vita in Azzurro, merito suo, merito dei tecnici ed è un peccato che la saliva, lunga della chiacchierata postale con Armani non abbia inerito anche il testa quadra nel gruppo dei capibastone della nuova società.

Tutti questi acquisti hanno un senso? Forse sì, certo Avellino ha belle riserve anche di speranza .

Bella Virtus amate scelte. Ora tocca a Fultz come uomo che ha fatto storia in una grande società. Lui, il grande Kociss, è a metà strada fra Bologna e Varese.

Il professor Gaetano delle ampolle antidoping scrive che Banchi è fra i migliori d’Europa,  vi accodate? Certo, ma era già stabilito dopo il capolavoro dello scorso anno che è stato molto più difficile dei grandi successi ottenuti da Pianigiani quando il maremmano era suo assistente.

E’ vero che vi siete messi a ridere voi del Rinco Sur per i comunicati sul viaggio pastorale di Pianigiani negli Stati Uniti per ricevere il no di Gallinari e Belinelli, il si di Datome,  e il non so del Bargnani che a Toronto ha lasciato un segno: via lui, squadra nei playoff. Tentativo che sta riuscendo anche ai Knicks da quando lui è fuori. Casi? Cattiverie? No, senso di stanchezza davanti a queste recite mal interpretate.

Il Petrucci che ha considerato esagerate le allarmistiche interviste di Recalcati perché, secondo lui, due mesi di ritardo nel pagamento stipendi a Montegranaro sono quasi la normalità e mai la fine del mondo, cosa dirà ora che la FIBA ha messo sotto processo la società dando ragione agli americani Steele e Slay, ora che la Sutor gioca quasi senza stranieri un finale ambiguo nello slalom dei regolamenti? Dirà che alla FIBA non capiscono il dramma di uno sport inadatto al professionismo. Già. Ma forse anche inadatto per i dirigenti che si sceglie e, come diceva il Servillo di Viva lla libertà , se certa gente viene eletta è perché chi li ha votati è proprio come loro. Dirà che quando serviva aveva i giocatori, ma adesso tutti sanno che una retrocessa sicura toglie tutte le altre dall’angoscia? Sicuro? Ma dai, presidente.

Mistero del calendario di una Lega dormiente: Milano gioca una partita durissima ad Istanbul e, secondo usanza tutta italiana, sposta al lunedì la partita in casa con Pesaro, ma poi ecco che due giorni dopo arriva al Forum l’imbattuto Barcellona e ancora non si sapeva che quella sarebbe stata partita di esibizione per provare l’effetto che fa lassù sulla montagna degli ngaggi miliardari. Valli a capire questi maghi  delle dirette mangiate dal calcio e delle prove rosa in streaming quando fa più comodo a lor signori, non certo a chi si è abbonato  quando ancora la Lega mendicava nella sua povera isola un contratto televisivo più consistente fino alla resa di Anagni e del rosa di una vita.

Finale nel brodo primordiale come capita ai vanitosi. Arturo Kenney ha portato fino alla biblioteca del congresso l’Indimenticabile, la storia rivisitata su Rubini, storia scritta in italiano e tradotta in inglese da chi aveva più entusiasmo. Grazie numero diciotto.

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