Indizi senza prove

28 Novembre 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal teatro Leonardo di Milano dove hanno lasciato un posto libero fra i relatori che illumineranno la mostra intitolata all’arte della menzogna. Posto privilegiato e meritato. Lei si occupa di sport? Allora è il benvenuto, ne avrà conosciuti di bugiardoni. Esatto, alcuni li frequento ancora, altri restano sempre uguali e se ti fanno l’onore di una menzione, di una scelta, allora starnazzano pensando che basta essere come loro per smettere di essere come abbiamo sognato il giorno in cui scegliendo questo mestiere ci siamo detti che il giornalismo è informazione e contropotere. Sublimazione come quel riso alle verze e al melograno che dovrebbe purificare la mente nella cità sconvolta dall’ennesima gara di Orgasm Gazza dove viene premiato ancora un pasticciere di Acerenza, il magnifico Vincenzo Tiri che già l’anno scorso aveva vinto il premio per il miglior panettone. Non esistono tradizione e patria per il talento.

Per questo sabato nel villaggio di Indiscreto diciamo subito che l’Europa ci ha trattato un po’ meglio, a parte Brindisi rimasta a 45 punti sul campo di Le Mans. Nella coppa gigante, quella che sta facendo perdere la testa a tutti, abbracci per la prensa, ma in confindenza, fra amici. Come diceva quell’allenatore di calcio quando gli chiedevano un parere su certi giocatori: grande per la prensa, una mierda per los amigos. Una grande tensione. Tutto ruota intorno alle decisioni del Proli restituito ai fasti del Forum. Quell’arena dove se non sei amico dell’amico, insomma privilegiato dallo scodinzolamento, adesso proibiscono persino il passaggio nell’area dei ricchi (non disturbare, accidenti) anche se devi soltanto parlare con un amico come Sandro Gamba e non hai certo intenzione di fermarti a “sfessare” lorsignori, qualche calciatore e le sue femmine, quella signora non tanto elegante che è arrivata in ritardo, ha fatto spostare senza tanta grazia nano Peterson, che in tribuna non ha scorte bifidiche, liberandosi del superfluo senza preoccuparsi se l’allenatore che a Milano ha vinto di più dopo Rubini era costretto a fare contorsioni per non perdersi i momenti chiave della sfida vinta contro l’Efes.

Peterson, che dirigerà contro l’avversario di sempre Bianchini la partita delle stelline a Trento (ve lo ripetiamo dopo la reazione legaiola sull’attacco ai grandi scelti per fare teatrino), ha bisogno di vedere, valutare. Dopo i giocatori scelti dal pubblico, saranno i nostri dioscuri a completare le squadre per la fiesta trentina fra mele da mangiare e non da tirare contro il povero presidente Marino che adesso si sente perseguitato perché la baraonda sul caso JaJuan Johnson gli ha creato una fronda interna. Scaricato dal Petrucci che ha studiato dove istruivano i Pilato della storia, un presidente che ora è concentrato soltanto su Baumann, la FIBA e il mondo di mezzo del grande basket, un dirigente che dovrebbe cogliere al balzo la palla tirata dalla finta miseria di tante società che trovandosi con l’acqua alla gola preferiscono pagarsi le luxury tax piuttosto che rischiare di essere intrappolati in fondo alla palude dove nascono i fiori del male chiamati retrocessione. Insomma basta con queste formule finte sui giocatori, tanto per arricchire chi sguazza in passaporti dall’origine incerta, così come gli antenati: dite che volete sei italiani e poi si arrangino. Prendano chi vogliono. Tanto si va verso il mondo che ama le rivoluzioni alla Gerasimenko, l’uomo che per la 156esima sfida fra la sua nuova Cantù e la nuova Milano, al Pianella che vuole comprare e rifare, ha fatto arrivare dall’Ucraina le Volpi Rosse, splendide cheerleaders che meritano da sole la sosta fra le lameire anche se farà ancora freddo. Il padrone di Ottrobre Rosso è uno che vedrebbe bene il campionato europeo stile NBA. Anche fori dalle federazioni? Ma questo lo pensano già in tanti da Madrid a Istanbul, per non parlare di Atene, Berlino e Parigi, magari Londra.

Anche su questo fronte Marino non capisce. Certo è chiaro a tutti che Milano non può stare in casa Fiba perché, pur essendo strafavorita per lo scudetto, dopo il bagno nell’acido dell’anno scorso, non fidandosi più di nessuno, le hanno negato quello che invece riservano a chi ha vinto molto meno nella storia del basket europeo, che Armani ha tanto di contratto con l’ULEB e il posto garantito anche se non dovesse farcela a passare il primo turno in questa coppa dove anche i ricchi piangono se è vero che il Real Madrid, detentore del trofeo, è a forte rischio eliminazione dopo aver perso davanti ai 20 mila di Belgrado. Il geniale Baumann che vuole riprendersi la creatura adesso che vede fragilità nel nemico, intossicandolo con un calendario internazionale dove ogni convento dirà la sua messa, ha tante armi e l’Italia non vuole davvero che se la prenda con Azzurra togliendole il preolimpico a Torino per servire altre casse, altre cause. Stare allineati, coperti come insegnano i docenti alla cattedra dell’università dove la menzogna viene ammirata, strapagata.

Eccoci allora agli indizi senza prove dopo l’ultimo turno di eurolega che ha lasciato una piccola, piccolissima speranza a Milano, pur vincitrice, e una idea di vero cambiamento in Sassari anche se a Mosca ha detto addio, certo facendo tremare l’Armata giocherellona che non si aspettava di trovare i campioni d’Italia così cambiato in pochi giorni. Gioca meglio la Dinamo di Calvani dell’ultima di Sacchetti. Evidente. Ma attenti. Siamo ancora agli indizi. Per avere delle prove certe aspettiamo la coppa Italia di febbraio. Per ora, anche senza Alexander, il nostro feldmaresciallo sembra aver trovato una canale giusto per sintonizzarsi con gente capace di fare il muso per il sistema Sacchetti, sapendo bene che lui era più che uno di loro e li capiva meglio di tutti gli altri. Vedremo se saranno rose più avanti. Adesso resta almeno la bella partita moscovita.

Su Milano avevamo scritto che la squadra costruita intorno a Commodo rischiava di avere il rigurgito normale se non avessero capito i motivi per cui Repesa li aveva reclutati. Nel momento più difficile il principe si è fermato, problemi muscolari, dovevano farlo riposare dopo l’europeo, così avrebbero visto già allora uomini soli in mezzo all’arena senza il migliore degli espada. Doveva esserci una risposta, una diversa distribuzione dei rischi e della fatica dopo questo periodo di faticosa digestione del potere in un solo talento depositato all’ufficio brevetti di chi pensa di sapere, sapendo magari poco o niente. Tutto ha funzionato. Adesso sembra cambiato il giudizio sul potenziale del gruppo. Anche quello dove il povero Barac non potrà mai recuperare in difesa se andrà a fare da schermo per esterni liberati dai blocchi centrali, una tassa che l’allenatore accetterebbe di pagare se dietro restassero compatti tutti gli altri. Innsomma, sul valore dei singoli sembra cambiato ilo giudizio globale. Alla gente è piaciuto l’Emporio vincitore sull’Efes. Sembrava davvero una squadra, nel bene e anche nel male quando si è fatto rimangiare la dote utile pe ribaltare il doppio confronto scatendando subito i serbiss del fuoco amico. Indizi da pronta verifica fra Cantù, Atene e Reggio Emilia. Hai detto niente.

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