Sono incinta? Guadagnare con Google

28 Aprile 2017 di Stefano Olivari

Nelle ultime ore si sta parlando molto di Google per via della della nuova Corporate Tax nei piani di Trump, peraltro ancora da definire e da far approvare al Congresso: fra i vari provvedimenti quello di abbassare dal 35 al 15% la tassazione sugli utili delle imprese (schienando così gli irlandesi che hanno il 12) e una sorta di condono, pagando intorno al 10%, per i capitali rientrati.

Noi microservi, secondo la geniale visione di Douglas Coupland di metà anni Novanta (nel romanzo parlava di programmatori, ma il tipo di vita non era molto differente dal nostro attuale), siamo invece sempre alla ricerca di idee per far funzionare Indiscreto e così la settimana scorso siamo andati ad un incontro organizzato proprio da Google a Tempo di Libri, nella Rho in cui siamo stati parcheggiati nei nostri primi anni (davanti a un campo di zingari in una fabbrica abbandonata della ex Montecatini, già da subito abbiamo imparato ad apprezzare il multiculturalismo) e che amiamo almeno al pari della zona San Siro. Che cosa è emerso di utile?

Citiamo solo i dati che non conoscevamo, quelli che ci hanno più incuriosito. Il primo: il 53% del traffico di Google arriva da mobile, il 39% da desktop, l’8% da tablet. Traduzione: visto che quasi tutto il traffico ‘nuovo’, non quello degli affezionati che digitano www.indiscreto.info, arriva da Google dovremmo pensare a post che possano principalmente interessare un utente mobile. Perché il lettore occasionale, per dirla chiara, ha una propensione a cliccare sui banner molto maggiore a quella del lettore affezionato. Restringendo il discorso allo sport, quindi, più notizie brevi e utili (tipo orari delle partite e tivù che le trasmettono) che nostre seghe mentali, tipo questo post, seguendo l’ispirazione. Secondo punto interessante, collegato al primo: l’87% di quel 53% che si collega da smartphone usa Google non per ‘curiosità’ ma per ‘bisogno’, sempre che sia possibile fare una distinzione. Insomma, il post che risponde a una domanda che il lettore ha già in testa è più utile di uno scoop mondiale. E il successo del geniale semplificatore Salvatore Aranzulla, risposta ai nostri dubbi più atroci (tipo i tre tasti da schiacciare per lo screenshot sul Mac, o altri numeri da tastiera che necessitano della manualità di Eric Clapton) lo dimostra.

Terza cosa che ci ha colpito in un incontro che, di base, era destinato a editori e giornalisti: il 92% degli utenti smartphone cerca informazioni locali o, genericamente, di prossimità. Il tema può quindi essere internazionale (mettiamo una malattia) ma la sua risoluzione (il medico da cui andare) deve essere sempre vicino a noi. Quarta cosa, poi la finiamo: il linguaggio in cui vengono espresse le domande a Google è semplicissimo, al livello di un ragazzo delle medie, anche quando le domande sono fatte da persone di livello culturale più alto. Di qui il successo delle ricerche e dei siti del genere ‘how to’, oltre che di domande indotte da preoccupazione o speranza: in molti giorni, non solo in Italia, stravince ‘Sono incinta?’. Conclusione: per guadagnare soldi non dobbiamo parlare di Juventus e Inter, ma scrivere a che ora e su quale canale si possono vedere Juventus e Inter. E fare un titolo cialtronissimo, come quello del post che state leggendo. Che però farebbe vomitare un SEO degno di questo nome, visto che ciò che volevano comunicare non è contenuto nelle prime due righe.

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