Il valore senza Gallinari
5 Dicembre 2011
di Oscar Eleni
di Oscar Eleni
La vittoria della Cecconi, la vera squadra di Scariolo, Trinchieri per i posteri, il vampiro di Biella. Voti per Atripaldi, Zisis, Mordente, Sacripanti, Righetti, Pungetti, Esposito, Bianchini, Dalmonte e Scalabrine.
Oscar Eleni dall’Oracolare della Fortuna Primigenia di Palestrina, terra dove sono nati ben cinque Papi, vecchio possedimento dei Colonna dove la società di basket che un tempo ebbe come presidente anche Dino Viola, l’uomo della Roma cuore di una città con Liedholm, Ancelotti, Di Bartolomei e Falcao, ha fatto la rivoluzione mettendo alla guida della prima squadra in LNB la trentenne Rossella Cecconi che con la spada di Artù ha vinto all’esordio nella partitissima contro Roseto. Abbiamo scelto le fragole di Palestrina, surgelate adesso, perché la sagra è a maggio, evitando il freddo di Helsinki dove pure ci attirava il pugile finlandese Robert Incubo del Nord Helenius perché volevamo sapere se il suo pugno da ko che gli ha dato il titolo europeo poteva servire alla causa nella ricerca delle origini familiari fra Grecia e Bassa Lombardia. Palestrina per poter sfiorare anche soltanto un attimo la Porta del Sole guardando verso Zagarolo che ci ha sempre intrigato visto che che il suo sindaco, per qualche anno, è stato Enzo Rossi, tecnico della vita e dell’atletica, uno che riusciva a mediare fra professori sapienti e intransigenti con atleti che spesso chiedevano aiuto a lui quando la dura legge dell’allenamento imponeva veri sacrifici. Nella terra dove sono nati Busca, Tomassi e Lulli, l’oro mondiale del nuoto di fondo Cleri, c’è adesso questa Pentisilea che sa sussurrare all’orecchio di cavallini non di altissima qualità, ma pur sempre scalpitanti se hanno costretto la Itop a mandare via Andrea Carosi.
Meglio la periferia dell’impero adesso che la terra di Siena è tornata ad essere diversa da tutte le altre, una volta ancora. Certo è un peccato grave per le sfidanti dalla bocca larga non essere andate ad esplorare la cittadella Minucci nei giorni in cui gli incidenti hanno decimato la squadra, nelle settimane di tormentata riflessione sulle scelte da fare per poter essere davvero competitivi nella grande Europa. Certo Milano aveva altri guai, poi don Sergio, con quella voce da hidalgo all’olio di Jerez, può sempre dire che lui, in campionato, li ha battuti, ma tutti sanno che sono favole da sagra della fragola a Carchitti perché il valore vero della squadra che lui si è fatto ad immagine e somiglianza, quella che dobbiamo immaginare senza Gallinari, non è ancora apparso al popolo Olimpia rimasto legato soltanto perché con i neri di re Giorgio, con i greci di Proli, con gli italiani di mezzo, c’era pure Gengis Danilo. Benedetto il suo impegno, la sua scelta corretta, così diversa da quella dello Scalabrine che ha lasciato in braghe di pelouche l’ultima Benetton, quella Treviso che non diventa mai squadra e Djordjevic fa bene a denunciarlo, ma poi qualcuno gli chiederà anche conto del suo lavoro perché le squadre si costruiscono in palestra e se qualcuno ha la faccia da sberle si prende pure a sberle. Dovrebbe farlo anche Dalmonte invece di chiedere scusa per la prova indegna dei suoi galletti da quattro soldi che prima illudono la gente dicendo di aver capito cosa vuole dire servire in una grande società e poi, appena passa il pifferaio che li vuole fotografare e o intervistare, si perdono sul moscone che un tempo serviva per congedare allenatori presunti incapaci dai giudici del bar.
Avevamo messo insieme un ragionamento che sembrava appropriato alle incertezze che ora tormentano Cantù e non tanto per la sconfitta contro la Siena armadillo, ma poi questo schifoso computer si è mangiato la prima stesura. Comunque resta l’idea che alla Bennet urge il tavolo della pace al momento di rimettere insieme quello che è stato in aria con l’incidente di Scekic e la scoperta dolorosa della vera leggerezza europea dell’esordiente Lighty. Nella storia recente del Cantuki l’uomo che ha costruito le squadre migliori è noto, il basket lo conosce e lo ha premiato. Seguirlo anche questa volta porterebbe via carisma a chi pensa che siano le frasi per i posteri e non i risultati sul campo e decidere chi merita consensi oggi e per sempre e chi può vivere un’estate da primo cantante e poi svanire come è accaduto magari nella terra di lavoro. A proprosito di Caserta, questo Pino Sacripanti è davvero un diavolo ed è stato un capolavoro di tecnica, pazienza, andarsi a prendere lo scalpo di Roma nel giorno in cui sembrava che Lino Lardo avesse trovato con Mordente il collante per tenere insieme tanti ragazzi da X Factor.
Giorni gloriosi per il santuario di Biella dove Cancellieri, in versione vampiro stile Fiorello, è arrivato al collo di Vitucci quando ormai sembrava doversi mangiare l’aglio della nona giornata. Bella giornata anche per Teramo e facevamo bene a tenere aperto il canale che avvisa i naviganti di questo campionato settimino dei pericoli nella zona dove una soltanto retrocederà nella palude, che tanto palude non è perché in A2 il basket ha gente che pensa, che sa inventare, comunque nella zona inferno secondo la mentalità italiota. Ora diteci voi se Casale e Venezia giocano meno bene delle consorelle trovate al piano superiore? Diteci con sincerità se queste società, come organizzazione, mentalità, politica nel territorio devono guardare con ammirazione più di due o tre società del sacro senese impero. Fatevi furbi e non andate dietro a gente che propone formule astruse, a giocatori che vogliono lavagne complicate. Ritroviamo la semplicità nel lavoro e nel giudizio, nella speranza che Capobianco e Cuzzolin, finalmente a tempo pieno, possano tornare al vallo di Pianigiani Artusio, presidiato da cavalieri armati e ben addestrati in palestra e non in sala da te, annunciando che in giro esistono ancora dei pivot e dei registi comboniani per dare speranza al nostro Principe che da ferragosto, vigilia di Palio, accidenti a loro, comincerà la qualficazione per un Europeo che possiamo e dobbiamo raggiungere perché, Turchia a parte, le altre sono inferiori a noi. Nella rabbia del testo perduto e della fame incipiente vi servo pagelle al cacao con le fragole di Palestrina che spero possano fare bene anche al nuovo lavoro di Ettore Messina coi Lakers.
10 All’ATRIPALDI che sa scegliere gli abiti per l’inverno, ora auguriamoci che i telai biellesi gli facciano trovare anche il fresco lana per la fase che nelle ultime due stagioni ha smentito i grandi avvii di una squadra finalmente poco Angelica.
9 A ZIZIS e MORDENTE, soci nel nome del vino novello 2011, due bei masnadieri. Il greco dal tocco gentile per aver scassinato il salvadanaio canturino soprendendolo proprio come il suo socio fece l’anno scorso nei play off con Milano. Il Marco che fa ancora sospirare le platee ben vestite e ben tornite ha dato a Roma quello che non aveva: cojones, senso della realtà, dedizione difensiva. Peccato che la sua colla non abbia ancora fatto attaccare tutte le figurine nell’albo di Lardo e dei consiglieri di Toti.
8 Al SACRIPANTI che non va in giro con il cappello in mano, ma dice le cose come stanno alla gente, a giocatori che magari cominciano in maniera svogliata partite importanti. Caserta non è miracolo, è lavoro.
7 Ad Alex RIGHETTI che sa cosa sia la vendetta, guai averlo contro. Chiedere in giro fra Bologna e Roma.
6 A PUNGETTI ed ESPOSITO voci narranti, competenti, appassionate, per la serie A2 su E’TV. Il Pungio era conosciuto, ma questo Vicienzo degli
5 Ai COMUNI di CANTU’ e VENEZIA che preferiscono vedere fuori sede le squadre sportive che rappresentano al massimo livello le loro città piuttosto di mettersi a ragionare sui vantaggio che potrebbero avere costruendo palazzi poifunzionali e non piramidi. E non diteci che Venezia è già famosa e costosa abbastanza, o che Cantù la conoscono per il suo artigianato nel mobile, noi pensiamo che ci siano giovani anche a Venezia e Cantù e quelli non li alimenti con la pizza quatro dobloni o il mobile per lo sceicco.
4 Ai VEDOVI del sogno BRYANT anche se sono stati i vincitori del concorso sulla stato di salute mentale dello sport italiano tenuto all’inferno da una scuola malandrina: in troppi hanno scoperto che la gente dedita all’onanismo preferisce l’esibizione all’agonismo. Peccato.
3 Al Valerio BIANCHINI che non ha ripubblicato le sagge osservazioni dei suo tempo d’oro quando alle società sconsigliava di essere usate come balie per i talenti statunitensi appena usciti dall’università. Serve cultura per educare e qui non esiste per cui via al mercato continuo tanto gli allenatori ci stanno, anzi sono loro a lamentarsi perché in casi contrari dovrebbero cercare il meglio in quelli che devono portare sul campo.
2 A DALMONTE che chiede scusa a tifosi e proprietari per l’esibizione al malto bruciacchiato della Scavo-Siviglia sul campo di Teramo. Prima che mettano lui sul moscone dovrebbe cominciare a far correre a piedi nudi il branco dalla palla di Pomodoro al rifugio ormai dimenticato di Alceo sul colle Ardizio.
1 A SCALABRINE non tanto per la fuga annunciata, ma per l’ipocrisia dell’addio. Sono tutti così e noi andiamo sempre dietro a chi ce li svende parlando di bravi ragazzi incompresi.
0 All’IDEA SCALABRINA della prossima serie A a 24 squadre. Caro Meneghin, cara Lega, la gente da ascoltare prima di mosse dolorose non è nei vostri consigli di amministrazione e, lasciatecelo dire, prima di ricevere lezioni da presunti grandi manager di super aziende, da grandi ragionieri, preferiamo sentirle dai maestri del nostro marciapede.
Oscar Eleni (5 dicembre 2011)
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