Il tiro alla Mark Messier

14 Maggio 2011 di Igor Lario Novo

di Igor Lario Novo
La finale scandinava, l’assist di Backlund, il crollo russo e i paesi guida dell’hockey. 

1. Sarà dunque una finale tutta nordica. Svezia-Finlandia mancava dal mondiale svizzero del 1998 (allora si impose la Svezia). La nazionale Tre Kroner arriva all’ultimo atto alla grande. Ci eravamo chiesti ieri se i giallo blu avevano ancora margine per elevare ulteriormente il livello del loro gioco. La risposta è arrivata puntuale avendo liquidato ieri pomeriggio la Repubblica Ceca con freddezza impressionante. 5 gol rifilati ad un’avversaria che ne aveva presi solo 9 in tutto il torneo. Partita determinata dai fatti del 2° periodo. Vantaggio ceco in entrata (Patrick Elias al 20:46). La Svezia reagisce e prende possesso di ghiaccio e partita (alla fine del periodo il tabellino dirà: 26 tiri in porta a 10). La Cechia va in difficoltà vera per la prima volta dall’inizio del mondiale. Perde il controllo della zona neutra e si ritrova con la difesa assaltata in velocità da ogni direzione. 1 a 1 in power play di Patrick Berglung (poco dopo il vantaggio ceco al 24:34). Più avanti 2 a 1 di Mattias Backlund (35:10). Con un tiro di polso dalla fascia destra nell’angolo alto sul palo lungo alla destra del portiere usando il difensore avversario come schermo (gesto che era il marchio di fabbrica di un grande dell’hockey: Mark Messier). Poesia!
2. Ancora cechi in difficolta nel finale di periodo. Costretto a fermare un disco altrimenti destinato in porta con la mano, Karel Rachunek concede un rigore. Loui Eriksson tenta la finta Forsberg ma gli va male. Ondrej Pavelec sa il fatto suo e annienta lo svedese con una spaccata spettacolare. Nel terzo periodo i cechi tentano il recupero. Subiscono però il 3 a 1 con un break 2 contro 1 da manuale. Mattias Backlund scende sulla sinistra. Jimie Ericsson lo accompagna a destra. Preso in mezzo Marek Zidlicky. Che commette un errore da pivello. Invece di andare a chiudere su Ericsson e lasciare al suo portiere di vedersala con Backlund, il 3 ceco rimane in mezzo. Lasciando tutte le opzioni aperte ai cecchini svedesi. Backlund ha gli occhi puntati su Pavelec. Sa benissimo dov’è il compagno e scarica alla cieca (“passaggio no look”, direbbero gli esperti che commentano il calcio). Ondrej Pavelec non può nulla sullo spostamento laterale. Ericsson infila a porta praticamente vuota. Il resto della partita continuerà ad essere appassionante. Ma di fatto si chiude qui. Bisogna rendere omaggio a questa nazionale svedese. Criticata e giudicata non all’altezza dai più. Anche noi nel pronostico iniziale li davamo ancora per acerbi. Ma non lo sono per nulla. È un grande gruppo. Pieno di talento (che non fa rimpiagere l’assenza dei vari Niclas Wallin, Mikael Samuelsson, Daniel e Henrik Sedin, Matthias Öhlund, che si stanno giocando le finali NHL). E soprattutto è un gruppo giovane. Mattias Tedenby, 1990. Patrick Berglund, 1988. Marcus Kruger, 1990. Jakub Silfverberg, 1990. Mikael Backlud, 1989. Magnus Pääjärvi, 1991.
3. Nell’altra semifinale non c’è stato nulla da fare per i russi.
Lo sforzo della sera prima contro il Canada è costato caro ai ragazzi di Slava Bykov, apparsi in precarie condizioni psicofisiche sin dall’inizio del torneo (con Alexander Ovechkin, aggregato a torneo in corso, imbolsito in maniera preoccupante e apparso completamente spaesato). Ha vinto comunque la Finlandia, più che avere perso la Russia. Il 3 a 0 non lascia spazio alle discussioni. Vittoria che permette ai finlandesi di giocarsi un oro che andrebbe a sommarsi all’unico altro conquistato proprio contro i Tre Kroner nel 1995 sul ghiaccio di Stoccolma. Sarà derby vero (poche rivalità sono radicate come quella tra Finlandia e Svezia) e un match durissimo (che suggeriamo ovviamente di non perdere). Il programma per domenica 15 è il seguente: Repubblica Ceca Russia (finale 3° e 4° posto, 16:00), Svezia Finlandia (finale 1° e 2° posto, 20:30).
4. Curiosità: La IIHF (International Ice Hockey Federation) fu fondata proprio in un 15 maggio (quello del 1908) a Parigi.
I membri fondatori furono: Belgio, Francia, Gran Bretagna, Svizzera e Boemia (i canadesi sono entrati nella IIHF “solo” nel 1920). Quest’anno è entrato a fare parte dei membri ufficiali anche il piccolo (in termini di numeri) Kirghizistan. Il che ci ha fatto andare a spulciare tra le cifre dei vari movimenti hockeystici nazionali (fonte www.iihf.com). In Canada risultano 577.077 giocatori di hockey (l’1,71% della popolazione, con l’82% di junior). Sono censite 2.475 piste coperte e 11.000 scoperte. 1 pista ogni 2.500 abitanti circa. Un movimento enorme. In Russia si contano solo 53.280 giocatori (lo 0,04% della popolazione, con il 96% di junior). 316 piste coperte e 28 scoperte. 1 pista ogni 400.000 abitanti (la Russia ha indubbiamente un potenziale di crescita incredibile). Solo i finlandesi si avvicinano alla percentuale canadese di giocatori per abitante. 67.336 giocatori (1,28% della popolazione, di cui il 56% junior). Il doppio degli svedesi. 59.504 giocatori (0,66% della popolazione, con il 68% di junior). Finlandia e Svezia hanno entrambe 1 pista ogni 19.500 abitanti circa. Abbastanza preoccupanti le cifre svizzere in funzione dei risultati (pochissimi) ottenuti. 25.000 giocatori (solo lo 0,33% della popolazione, con il 55% di junior). Una pista ogni 40’700 abitanti. Ridicoli infine i dati italiani. 6.707 giocatori (la miseria dello 0,01% della popolazione, di cui il 66% junior). 44 piste coperte (44!) e 24 scoperte. 1 pista ogni 850.000 abitanti. Concludiamo con l’unica considerazione che ci viene ovvia dati i protagonisti del mondiale e le cifre appena esposte. L’hockey su ghiaccio, quantomeno, è uno sport giovane.


Igor Lario Novo
(in esclusiva per Indiscreto)

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