Il tempo delle mele 3, il monologo di Sophie Marceau

11 Gennaio 2023 di Stefano Olivari

Ci sono tanti buoni motivi per vivere, ma uno batte tutti gli altri: Sophie Marceau. Dal primo Il tempo delle Mele, era il 1980 e lei aveva 14 anni (ma in Italia arrivò poco prima del Natale 1981, con code incredibili davanti ai cinema), ad oggi, l’attrice ed anche regista francese ha avuto successo in generi diversi: credibile come Anna Karenina, come nemica di James Bond, come Belfagor (!) e come carcerata, come intellettuale, eccetera. Fra i suoi ultimi film ci è piaciuto È andato tutto bene di Ozon, certo non leggero. Ma faremmo torto a noi stessi se non parlassimo del Tempo delle mele, il cui terzo film abbiamo visto per l’ennesima volta qualche sera fa.

Come tutti sanno, è considerato un seguito dei due primi La Boum soltanto in Italia, per la distribuzione che ribattezzò come Il Tempo delle mele 3 un film che si intitolava L’Étudiante, la studentessa. Probabilmente un’idea dei Cecchi Gori, coproduttori del film. Un’idea non campata per aria, i Cecchi Gori del resto erano geniali, visto che uguali ai primi due Il Tempo delle mele sono la protagonista (qui ventiduenne), il regista Claude Pinoteau, la sceneggiatrice Danièle Thompson, l’autore delle musiche Vladimir Cosma e soprattutto una certa atmosfera da vita in formazione a cui è difficile resistere, da spettatori giovani e da spettatori vecchi.

Qui Sophie Marceau non è più Vic ma è Valentine, studentessa della Sorbona che sta preparandosi per un concorso e che per mantenersi insegna alle elementari. In montagna ha incontrato Edouard, musicista di scarso successo interpretato da Vincent Lindon (per noi della periferia Ovest sempre l’ex fidanzato dell’iconica Carolina di Monaco), nella memorabile scena dell’ovovia. Si ritrovano a Parigi e da lì inizia una storia di tira e molla, con la vita a fondersi con letteratura e teatro: la dichiarazione d’amore finale da parte di Valentina, rielaborando il Misantropo di Moliere, colpisce davvero nel profondo anche noi che a memoria potremmo raccontare al massimo Vercruysse (peraltro fenomeno, anche se non al livello di Sophie).

Insomma, questo film non sarà nato come terza parte del Tempo delle mele ma di sicuro lo è diventato perché non è da tutti/tutte essere credibili sia come ragazzini sia come uomini/donne. Sophie Marceau fa parte di questa élite ed ha reso migliore la nostra vita dai primi anni Ottanta ad oggi. Opera vista per la prima volta ad inizio 1989, che non ha perso la sua freschezza anche se l’età di cui parla (a maggior ragione per Lindon) non è l’adolescenza. E il monologo finale è da Oscar: “Accepte moi comme je suis et je t’accepterai comme tu es“.

 

stefano@indiscreto.net

There are many good reasons to live, but one beats all others: Sophie Marceau. From the first La Boum, it was 1980 and she was 14 years old (but in Italy it arrived just before Christmas 1981, with incredible queues in front of the cinemas), to the present day, the French actress and also director has had success in different genres: believable as Anna Karenina, as James Bond’s enemy, as Belfagor (!) and as a prisoner, as an intellectual, etc. Among her latest films, we liked Ozon’s Tout s’est bien passé, certainly not a light one.

L’Étudiante, as everyone knows, it is considered a sequel to the first two La Boum only in Italy, because the distribution renamed it as Il tempo delle mele 3. Probably an idea of the Cecchi Gori, co-producers of the film. Equal to the first two La Boum are the protagonist (here 22 years old), the director Claude Pinoteau, the screenwriter Danièle Thompson, the author of the music Vladimir Cosma and above all a certain atmosphere of life in the making that is difficult to resist, as a young and an old viewer.

Here, Sophie Marceau is no longer Vic but Valentine, a Sorbonne student preparing for a competition and teaching primary school to support herself. In the mountains, she met Edouard, an unsuccessful musician played by Vincent Lindon. They meet again in Paris and from there begins an on-again, off-again affair, with life merging with literature and theatre: Valentina’s final declaration of love, reworking Moliere’s Misanthrope, really strikes a chord even with those of us who could at best recount Vercruysse (a phenomenon, though not at Sophie’s level) from memory.

In short, this film may not have started out as the third part of La Boum but it certainly became one because it is not for anyone to be believable both as a boy and as a man/woman. Sophie Marceau is part of this elite and has made our lives better from the early 1980s until today. A film first seen in early 1989, which has not lost its freshness even if the age it is about (all the more so for Lindon) is not adolescence. And the final monologue is Oscar-worthy: ‘Accepte moi comme je suis et je t’accepterai comme tu es‘.

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