Cinema

Il televenditore di Gianni Cavina

Paolo Morati 28/03/2022

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È scomparso un paio di giorni fa Gianni Cavina, attore la cui carriera è stata indissolubilmente legata a Pupi Avati, compreso il celeberrimo Regalo di Natale del quale abbiamo già scritto in passato. In quel film Cavina interpreta Ugo Bondi, televenditore per la ditta di fantasia Ronova, con l’offerta di (cit.) un meraviglioso servizio da 12 formato da piatti, bicchieri, posate e thermos, con in omaggio la meravigliosa ed eccezionale lampada del marinaio. Spedita gratuitamente a casa.

Un personaggio amaro, separato da 4 anni, con 4 figli, che si ritrova a giocare a poker in quella famosa notte di Natale con Franco Mattioli, che aveva il volto di un Diego Abatantuono per la prima volta prestato al cinema d’autore. Cavina disegna un uomo straordinario, l’amico vero, più degli altri, che per risolvere i suoi problemi è disposto a tradire, appunto, un amico. Un fallito, che rinuncia a passare la notte di Natale con i figli, a uno dei quali strappa un “è vero è più bello stare senza papà” per poi vederli andare via, stretti sui sedili posteriori di una Fiat Uno rossa.

Tutto questo accade nel primo quarto d’ora di introduzione dei personaggi di un’opera amara e cinica, ma così vera da volerla rivedere, uscita nel 1986 e che del decennio include alcune immagini iconiche (a cominciare dalle giacche dei protagonisti e i TV a tubo catodico), altra faccia della medaglia di quanto raccontato in altri film cult del periodo.

Pensiamo al Vacanze di Natale firmato Vanzina nel 1983, la cui spensieratezza e superficialità sembra di fatto rappresentare il vertice emozionale opposto del lungometraggio di Avati. Laddove l’avvocato Giovanni Covelli, uomo ricco e (forse) senza problemi si vuole solo levare dalle palle il Natale, Ugo Bondi e compagnia ne trascorrono la lunghissima notte come partita della vita, l’ancora di salvezza di esistenze nelle retrovie, tradendo e tradendosi.

Ecco che immaginiamo che il personaggio interpretato da Cavina avrebbe potuto tranquillamente essere inserito tre anni prima come un passaggio breve nella vita dei vacanzieri di Cortina d’Ampezzo per proporre catodicamente il meraviglioso servizio da 12 proprio ai Covelli, o forse ancor più a Donatone Braghetti e a sua moglie perché ospitassero nella propria casa di via della Spiga la lampada del marinaio. Probabilmente con gli stessi, infelici, risultati commerciali.

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