Il supermercato ai tempi del Coronavirus

24 Febbraio 2020 di Stefano Olivari

La posizione ufficiale di quasi tutti noi in merito alla vicenda coronavirus: nè con gli allarmisti né con i menefreghisti. Con quel po’ che ci rimane di educazione civica appresa alle medie, un’ora alla settimana, che ci impone di rispettare le decisioni delle cosiddette autorità. Chiudono gli stadi per precauzione? Non ci andremo. Chiudono i bar dalle 18 in poi? Berremo a casa. Ma non siamo in mezzo a una guerra atomica.

In questo ritrovato clima di unità nazionale, contro un nemico comune per quanto vago (I cinesi? Gli italiani che viaggiano? I crocieristi?), dopo Estonia-Italia di pallacanestro siamo andati al Pam di via Forze Armate, periferia Ovest di Milano, quasi all’orario di chiusura, per acquistare qualche bottiglia di acqua Sant’Anna o comunque naturale. Scoprendo che i giornalisti a volte raccontano la verità. Sull’accaparramento senz’altro lo hanno fatto.

Primo segnale: fuori dall’entrata non erano presenti né il nigeriano né la zingara, evidentemente anche loro fanno parte del partito degli allarmisti. Poi siamo entrati. In pieno stile prima guerra del Golfo, quando la sfortunata missione di Bellini e Cocciolone fece impennare le vendite di scatolette di Rio Mare e Simmenthal, spazzolati quasi totalmente gli scaffali di salsa, pasta e di altri generi ritenuti di prima necessità. Fra cui ovviamente l’acqua naturale (anche se quella corrente di Milano è potabile e nemmeno delle peggiori), lasciando i resti di cartoni e plastiche squarciate, come se fossero arrivati gli Unni (che avevano un’origine asiatica, tanto per stare in tema). Nessun dramma: ci siamo accontentati di qualche bottiglia di Uliveto, aka Ferrarelle sgasata, e previa coda di mezzora alla cassa ne siamo usciti.

Cosa vogliamo fare? Non entrare nel dibattito fra virologi, fra i quali non c’è di sicuro unanimità se non nelle misure igieniche quotidiane da prendere, visto che non abbiamo la competenza per distinguere fra pestilenza del secolo e normale influenza, ma evitare la follia che si sta impadronendo anche di molte persone di intelligenza media. Le stesse che poi si lamentano dell’Amuchina a 100 euro su Amazon (ma oggi i prezzi sono quasi tornati quelli di prima, buon segno) o delle mascherine mediche a 25.

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