Il Super Bowl che non ci sarà

7 Novembre 2007 di Roberto Gotta

1. Non era mai accaduto nella storia moderna della NFL, da quando insomma i caschi non sono più di pelle come quelli degli aviatori di inizio secolo scorso, che due squadre imbattute si incontrassero ad un punto così avanzato della stagione, ovvero alla nona partita, oltre metà cammino. E’ anche per questo che Indianapolis Colts-New England Patriots, domenica scorsa, ha attirato tanto interesse. Scontata l’etichetta di Super Bowl virtuale, virtuale prima di tutto perché ovviamente non è il SB vero, e poi perchè le due squadre fanno parte della stessa conference, la AFC, e dunque solo una di loro potrà essere a Phoenix il 4 febbraio. Hanno vinto i Patriots 24-20, e che lo abbiano fatto in trasferta, rimontando dal -10 di inizio ultimo quarto, in un ambiente chiaramente ostile come quello dell’RCA Dome fa pensare immediatamente che non ci sia alcuna speranza per le altre squadre della AFC. Vero, ma anche vero che i Colts avevano la palla della vittoria su quello che poteva essere l’ultimo drive (serie di azioni offensive) e che solo un errore di Peyton Manning, quello di perdere il pallone su un sack di Jarvis Green, ha impedito di verificare come sarebbe andata a finire. In più, Joseph Addai, running back buono ma non eccezionale, ha avuto una grande giornata contro la difesa dei Pats, sia sulle corse (26 per 112 yard) sia sui lanci (5 per 114), quasi sempre ricevendo i classici lanci corti o screen pass, quelli in cui si finge un lancio lungo e la linea di attacco finge di lasciar passare i difensori spostandosi invece in modo da proteggere il running back destinato a ricevere. Anche se il touchdown da 73 yard che Addai ha segnato non è venuto tecnicamente su screen pass perché la linea era rimasta in protezione, e dopo la finta di handoff (consegna del pallone) era andato via il solo Addai. I Colts hanno inoltre intercettato due volte Tom Brady, il che quest’anno rappresenta un’impresa. Tutto questo, compresa l’annotazione di Brady secondo cui “potrei segnalarvi almeno 20 azioni oggi in cui ci siamo mostrati deboli”, è però un chiaro arrampicarsi sugli specchi per trovare una maniera di sperare che la AFC non sia già risolta – e peraltro in uno sport in cui esistono i playoff nulla è mai deciso in anticipo – ma è vero che i Pats paiono irresistibili. Brady è fenomenale e sta completando il 73.2% dei suoi passaggi, i ricevitori sono nettamente migliori di quelli di un anno fa e la difesa tiene (anche se si era fatta sorprendere dall’eccellente chiamata di un lancio lungo su un terzo tentativo e due a fine terzo quarto sul quale però Regge Wayne non aveva tenuto il pallone lanciatogli perfettamente da Manning). Ultima considerazione: Colts-Pats è stata la partita di regular season più vista degli ultimi 20 anni tra quelle andate in onda di domenica (esclusi dunque i Monday Night Football), 33.8 milioni di spettatori in media. L’attesa era tale che la gara è stata trasmessa anche in alcune zone della costa ovest, dove per motivi geografici la CBS avrebbe invece dovuto mandare un altro incontro.
2. Un appunto sulla partita, ancora: il presidente dei Patriots, Jonathan Kraft (figlio del proprietario Robert, ovviamente…), si è lamentato con il responsabile sicurezza della NFL, Milt Ahlerich, perché a suo avviso prima e durante certe azioni offensive di New England all’interno del Dome veniva “sparato” rumore di folla registrato, in poche parole artificiale. Non è la prima volta che Indy viene accusata di tale tattica, non solo scorretta ma espressamente vietata dalla NFL (il rumore ostacola la corretta comunicazione in campo tra giocatori dell’attacco, compresi i segnali di partenza dell’azione), ma pare che la risposta sia più banale della realtà: i suoni di folla venivano da microfoni aggiuntivi della CBS che in alcuni momenti sono stati lasciati “filtrare” nel regolare suono della telecronaca (l’anomalia è infatti stata notata seguendo la partita in televisione, non dal vivo), non da registrazioni fatte partire dagli altoparlanti. Come alcuni ricorderanno, qualche anno fa i New Jersey Nets della NBA, dotati di tifosi, come dire, non particolarmente rumorosi, furono colti in fallo ad usare tifo registrato. Accadde quando l’urlo della folla partì per errore nel bel mezzo di un’azione, con palla lontana dal canestro…
3. E’ stato in parte – non “del tutto”, non ci piacciono le etichette – il weekend dei running back, con due protagonisti di cui si è già parlato in questa rubrica: Adrian Peterson e Darren McFadden, Minnesota Vikings e Arkansas rispettivamente. Peterson ha stabilito il nuovo record di yard corse in una sola partita, 296, una più del primato di Jamal Lewis: corre come un pazzo ma con, a volte, la lucidità e la compostezza di un animale che insegua la preda, e un interessante commento fatto da Mark Schlereth, l’ex uomo di linea di attacco ora esperto di Espn, è che la sua rapidità nel passare nei “buchi” è tale che un uomo di linea sa di non avere bisogno di mantenere bloccato il suo avversario a lungo. Basta fare (bene, ovviamente) il proprio lavoro per un attimo. Inoltre è vero che il suo stile di corsa più eretto del normale (il giocatore è 1.84) può essere pericoloso, ma Peterson ha il riflesso di abbassare la spalla per il contatto quando è il caso, ed inoltre il fatto che esca dai “buchi” rapidamente fa sì che i difensori che non abbiano letto immediatamente la situazione siano in ritardo e gli permettano di effettuare delle finte. E’ in buone mani: il suo coach di reparto è Eric Bienemy, 37 anni, nome forse poco noto in assoluto ma che qualcuno ricorderà fenomenale a Colorado a cavallo tra anni Ottanta e Novanta. Anche se Bienemy era un piccoletto che non toccava l’1.70. Visto però che è inutile raccontare vita ed opere di Peterson per la seconda volta in tre settimane, facciamo così: menzioniamo i giocatori che gli permettono comunque di correre, ovvero gli uomini di linea di attacco dei Vikings. Dunque, linea offensiva: centro Matt Birk (uno dei migliori), guardie Steve Hutchinson (idem, Super Bowl giocato con i Seahawks nel 2006) a sinistra e Artis Hicks (ma domenica ha giocato tanto Anthony Herrera) a destra, tackle Bryant McKinnie a sinistra e Ryan Cook a destra, tight end Jim Kleinsasser, fullback il veteranissimo Tony Richardson. Se poi si considera che Minnesota non ha un gran gioco di lancio, è ancora più impressionante quel che Peterson riesce a fare.
4. Quando a McFadden, il ragazzo di Arkansas ha corso per 321 yard in 34 portate di palla contro South Carolina, squadra considerata tra le prime 25 del college football. E’ record per i Razorbacks e record eguagliato per la Southeastern Conference, con l’ulteriore soddisfazione, come per Peterson, che è arrivato in occasione di una vittoria, 48-36, una partita in cui McFadden ha aggiunto 34 yard su ricezione e pure lanciato un passaggio in touchdown, il secondo della stagione per lui.
5. Nei college lo scorso weekend si è festeggiato il National College Football Day. Niente di indimenticabile, ma su 54 campi si sono svolte celebrazioni speciali, con tanto di logo speciale.

Roberto Gotta
chacmool@iol.it
http://vecchio23.blogspot.com

Share this article