Il solito menu di Giannino

26 Luglio 2012 di Anna Laura

Oscar Giannino è un commentatore economico che si fa ascoltare. Gradevole, a parte i suoi “eehm” come intercalare, mostra  il lato logico razionale applicato alla situazione. Parlare come fa Giannino di “rispetto delle regole” fa apparire un mondo nuovo, condivisibile, possibile. Lo condivido, mi fa entrare in una atmosfera mentale “speranzosa”. Poi però mi sveglio e capisco la funzione di Giannino e del gianninismo: farci accettare l’assurdo. Il concetto di ricchezza è sempre stato funzione della disponibilità: in sostanza la ricchezza per essere ricchezza deve avere una corrispondenza in qualcosa di reale. Traduzione: non può esserci più ricchezza di quanti beni ci siano. Il fatto è che non è più cosi. C’è più ricchezza che beni. Per cercare di risolvere tale problema, si è creato il moloch del debito, dimenticandoci l’equazione ricchezza=beni. Ma come mai il Giappone che ha un debito su Pil del 250% non teme la speculazione? Come mai gli Usa o l’Inghilterra non la temono? Semplice:le loro banche centrali si accollano il deficit pubblico. E’ la loro funzione, se non la esplicano che ci stanno a fare? La Bce non lo fa: che ci sta a fare? Ci sta a difendere la sproporzione tra ricchezza e beni che si è creata con la “finanza creativa”. Nella mia modestia penso che i sacrifici non servano, stante l’equazione di prima. Infatti ragionare come Bersani, Giannino, la Confindustria, Monti, Berlusconi  e il suo nuovo-vecchio esperto economico Martino mi sembra strutturalmente sbagliato, al di là delle ricette che cambiano di giorno in giorno in base all’ultimo sondaggio. La verità? Il debito non può essere pagato! La ricchezza è troppa!  Anche volendo, non ci sono beni sufficienti! Rifiutarsi di vedere una cosa come questa, significa, eehm che …”lo stato è ladro” direbbe Giannino, io dico invece che il sistema è ladro, e ha complicità diffuse. Sono le scuole di pensiero degli economisti. Hanno dato un valore, hanno trasformato in “bene” il potere e questa operazione ha scatenato la corsa al bene “potere” su scala mondiale. E’ questa la genesi dell’irrisolvibile equazione di cui sopra, ma ragionare con i paradigmi delle scuole di pensiero economiche che sono foraggiate da quelli che vogliono dimenticare l’equazione, vi svia e  vi fa precipitare nella matematica impossibile. Quanto vale in denaro il “bene” potere? La risposta è vale più della vita, la mia e la vostra, vale più del futuro dei nostri figli e del futuro dell’umanità! Giannino e tutti gli altri sono li a ricordarcelo ogni giorno. Senza fare del catastrofismo che in questo momento verrebbe anche facile, la realtà è sotto gli occhi: svenditori di beni pubblici lavorano a pieno regime, giornalisti ed economisti difendono a spada tratta il pensiero unico delle dismissioni. E quando si scoprirà che pur dismettendo tutto il debito non sarà stato pagato?

Anna Laura, 26 luglio 2012

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