Il significato di Bohemian Rhapsody

12 Dicembre 2018 di Stefano Olivari

Il brano del Novecento più ascoltato in streaming è diventato Bohemian Rhapsody dei Queen, davanti a Smells Like Teen Spirit dei Nirvana e Sweet Child O’Mine dei Guns ‘N Roses. Classifiche sempre da prendere con le molle, anche se non c’è dubbio che mai come in questi giorni si sentano i Queen dappertutto, anche in radio che di solito non vanno al di là del pop italiano del genere ‘Sono stato ospite da Fazio’. Merito dello strepitoso successo dell’omonimo film, prontamente recensito da Indiscreto e chiaramente non diretto al superfan spocchioso che trova inesattezze ovunque ma alla massa tiepida che genera i grandi numeri. Un film che è fra i pochi, fra quelli attualmente di successo in Italia, a non puntare su un pubblico di bambini o adolescenti. Ma qual è il significato della più geniale (nostro pensiero a prescindere dai numeri) canzone di tutti i tempi, scritta interamente da Freddie Mercury?

Dal punto di vista musicale le parti sono sei, anche se su Wikipedia c’è scritto cinque, con la più famosa che è quella pseudo-operistica, la quarta: una presa in giro degli schemi del rock in generale e del progressive in particolare, con il suo citazionismo, per non dire copiatura, spinto al limite. Sottovalutatissimo l’apporto di May, Deacon e Taylor, perché Bohemian Rhapsody aveva sì un’idea di base travolgente ma è stata anche molto costruita in studio, fra taglia e cuci artigianalissimi. Ma ad affascinare è sempre stato anche il testo, pieno di riferimenti religiosi e che secondo molti sarebbe quello maggiormente rivelatore dell’omosessualità di Freddie, all’epoca (Bohemian Rhapsody fu scritta, come stesura definitiva, nel 1975) non ancora chiara a lui stesso e di sicuro non ancora vissuta pubblicamente (più o meno stava ancora con Mary). In senso letterale Mercury parla di un assassino che si rivolge alla madre, riflettendo sull’assurdità della propria vita e aspettando come una liberazione la sua condanna a morte. Sul piano della metafora è fin troppo facile, anche se l’autore e nemmeno gli altri Queen sono mai stati precisi, vedere riferimenti alla sua sessualità e ai sensi di colpa verso tutti che Freddie stava vivendo in quella fase di transizione. Il vero testamento di Freddie Mercury è quindi Bohemian Rhapsody, la canzone che ha sempre avuto dentro e che ha scritto e ripreso nell’arco di più anni, anche se verrebbe più naturale dire The Show Must Go On. In “È troppo tardi, il mio tempo è scaduto – Rabbrividisco, sono sempre indolenzito -Addio a tutti, devo andare – Devo lasciarvi e affrontare la realtà” c’era già tutto. Poi il bello è che i capolavori, non soltanto quelli musicali, ci parlano e non hanno mai un significato scolpito nel marmo: ognuno di noi mediocri può quindi elevarsi trovando qualcosa di sé in un genio.

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