Basket

Il sacro fuoco della Grecia

Fabrizio Provera 02/01/2013

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Andrea Trinchieri, coach della Pallacanestro Cantu(cky), allenerà per due anni la nazionale greca di Diamantidis e compagni. La notizia, tutt’altro che inattesa, giunge nel pomeriggio del secondo giorno dell’anno. Seguito logico, perché di Grecia si parla, dell’indiscrezione (ed infatti ne cazzeggiamo) circolata la scorsa estate, quando Trinchieri venne dato per favorito alla successione di Obradovic al Panathinaikos. Ma siccome il coach milanese – per modo di dire: padre americano e madre dell’ex Jugoslavia, esempio di meticciato cestistico di altissimo livello – non avrebbe mai tradito Cantucky e la presidente Anna Cremascoli, alla cui società è legato sino al 2014, la panchina greca consentirà di mantenere il doppio ruolo.

Tutto questo avviene alla  vigilia dello scontro Armani-Cantucky di domenica al Forum, gara sporcata dal divieto – nell’aria anch’esso, ora ufficializzato – per i tifosi canturini di invadere Assago, come sarebbe regolarmente accaduto. Chissà come ci si comporterà tra poco più d’un mese, quando durante le Final Eight si incroceranno le tifoserie di Varese, Cantù e molto probabilmente della stessa Milano… Trinchieri contro Scariolo, dunque; l’ex ct della Spagna opposto al futuro ct della Grecia, finanziariamente malandata ma ancora in possesso di quello che abbiamo sempre chiamato il sacro fuoco del basket, appannaggio di poche nazioni europee: l’ex Jugoslavia certamente, l’arrembante e da anni vincente Spagna anche, la Grecia- culla del pensiero, quindi terra fertilissima per la pallacanestro- sine dubbio ac ira. Sergio Scariolo ha vinto uno scudetto prima di compiere 30 anni,allenato formazioni europee di primissima fascia e ottenuto vittorie memorabili con la Spagna; Trinchieri, oggi 44enne, vanta una Supercoppa Italiana e 2 titoli di miglior allenatore della serie A, nel 2010 e nel 2011. Eppure siamo convinti, da sempre e non da ora, carta (indiscreta) canta, che il coach canturino abbia credenziali e potenzialità per diventare un crack, almeno a livello continentale. Poi un giorno si vedrà.

L’Italia dei canestri, malandata e afflitta da mille problemi, da scarso interesse televisivo e mediatico, vanta ancora un Quoziente Intellettivo Cestistico elevato: lo dimostrano le storie di Scariolo, Trinchieri, di Ettore Messina, di Simone Pianigiani, ma anche i due libri di freschissima edizione e che abbiamo già letto e presto recensiremo (quello di Messina e Tranquillo, il volume dedicato da Luca Chiabotti e ancora Tranquillo al grande Jordan, ossia Aldo Giordani). Sembra poco, ma non  lo è. Sembra una speranza flebile, ma non lo è. La passione e l’attenzione per il basket, associate ad una estrema competenza, irrintracciabile in  molte altre parti d’Europa (la diretta natalizia Nba di Sky con Buffa e Tranquillo ne è stata un’ulteriore, icastica dimostrazione), sono vive e vegete nel tessuto cestistico italiano. E’ da qui, che dovremmo ripartire. Alla vigilia di un Milano-Cantù che odora di storia, nobile e gloriosa anche se decaduta o appannata. Ma il QI cestistico non è stato certamente intaccato da questi anni di crisi. Un punto importante di (ri)partenza, per l’ormai imminente numero uno di Federbasket Gianni Petrucci.

Fabrizio Provera, 2 gennaio 2012

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