Il rosa di Peterson

21 Gennaio 2013 di Oscar Eleni

Oscar Eleni da Disneyland dove siamo andati a divorziare da Mike D’Antoni allenatore perché ci rende la vita velenosa con i suoi Lakers strabattuti, perché eravamo già esasperati dopo aver scoperto in un’opera lirica, tra finzione e realtà, il lato oscuro di Walt Disney, il mito dei cartoni animati, il papà di Topolino, perché  l’autore di Perfect American lo definisce razzista, misogino, fanatico. Ci andava bene questa rivisitazione, anche per capire meglio la rabbia di Peterson contro chi non capisce la sua ostilità verso Barack Obama. Il nano ghiacciato, di sicuro, avrebbe puntato sull’altro, su uno che  avrebbe fatto carezze ai non sensibili. D’altronde se ascoltate le sempre gustose telecronache su Sport Italia vi sarete chiesti cosa spinge il nostro caro Dan a trovare  così tanti killer sul parquet. E’ la sua ossessione, chi segna è un “asasen”, ne ha una lista lunghissima, molte volte inserisce nell’elenco anche dei guitti che sparano a casaccio. Pazienza. The Perfect American ha il diritto, in vecchiaia, di vedere il rosa della vita. Deve aver frequentato lo stesso seminario del suo ex assistente e poi sostituto Franco Casalini di cui abbiamo scritto volentieri sulla pagina locale del Giornale per celebrare ancora il suo libro in giorni di caduta delle macerie dal PalaTrussardi al Lido, un omaggio dovuto all’editore di questo sito. Vedono, Bibì e Bibò, il bene ovunque, amano la gente. Peterson, poi, ha persino abbozzato quando gli hanno fatto fare l’uomo immagine per andare in mezzo al campo a consegnare il quadro-maglia (?  Ma dai…) per Bariviera. Senza mandare al diavolo chi lo aveva preso in giro e, con la scusa di averlo celebrato qualche mese prima, gli ha negato l’unica cosa giusta che si poteva fare: doveva essere il  Nano a parlare di Barabba ai pochi rimasti dentro il Forum di Assago mentre il vero pubblico del palazzo  pieno di smagliature, dentro e fuori, si affollava all’uscita per non perdere il tramezzino.

In questo Forum avremo all’inizio di febbraio la nostra bella Coppa Italia. Evento. Festa. Già, basterebbe orecchio per sfruttarla al meglio, ma per arrivarci si dovranno saltare i cavalli di frisia. L’Osservatorio che osserva così male lo sport,  confonde i quattro gatti del basket con le orde ultrà del pallone. Dicono di conoscere tutti i capipopolo delle curve  calcistiche, ma si spaventano per i 50, 100 di quelle della palla a spicchi. Per fortuna la Lega ha chiesto a Petrucci, come primo atto pontificio del suo nuovo basket, di spiegare bene agli “osservatori” che confondere  le isole ti fa diventare capitano di Concordia in due lezioni. Questi non sanno davvero il danno che può ricevere un movimento professionistico senza entrate, salvo gli sponsor e gli incassi, se verranno vietate le trasferte. Esempio pratico: Milano-Varese 9000 spettatori, Milano-Cantù, con divieto, 6000. Tanti soldini in meno e non tutti hanno dietro l’impero di re Giorgio che attraversa questo basket elargendo marenghi dorati a quasi tutti, pazienza se ogni anno  devono tesserarne almeno sedici per trovarne cinque buoni. Cosa dovrebbero fare quelli di Montegranaro che devono giocare ad Ancona se gli capita un osservatore disattento e chiude le tribune? Non saprebbero neppure come pagare la multa per la squalifica al Recalcati dal comportamento “minaccioso” scoperto da uno dei tanti arbitri di prima fascia che allietano il reame. Una cosa da teatro dei pupi. Questa Montegranaro in difficoltà ha incassato 12.450 euro per la partita contro Avellino. I soldi per pagare servizio d’ordine, tasse gara, eventuali multe. Vuoi che in un palazzo semivuoto non arrivi all’orecchio degli arbitri l’insulto? Se consideri Recalcati minaccioso figurarsi il coro ‘Bruceremo la tal borgata’ piuttosto che ‘Chi non salta è di Fucecchio’.

Da Disneyland in volo verso Gavinana, fra Pistoia e l’Abetone, dopo aver salutato a Denver il Gallo meravigliao che batte Oklahoma e Durant, promettendogli che avrà una bella nazionale dove giocare e se viene da solo pazienza, abbiamo qualche ricambio in gestazione e, per la battaglia che potrebbe far ammalare il principe Petrucci in Slovenia, contiamo di avere una Nazionale affamata, dai giocatori all’allenatore, se Pianigiani finirà impalato sul Bosforo. Perché Gavinana? Be’, avrete sentito parlare della famosa battaglia dei fiorentini di Francesco Ferrucci  contro il Sacro Romano Imper(i)o dove fra i generali c’era il famoso napoletano Fabrizio Maramaldo. Salvo rivisitazioni che tendono a riabilitare l’uomo della stoccata sull’avversario morto siamo insomma alla famosa caduta di un eroico condottiero  infilzato quando proprio non poteva più difendersi. Volevamo sapere se al Festival dei Sentieri acustici che si organizza proprio a Gavinana hanno sentito don Sergio Scariolo dire davanti al costernato Sacripanti che già doveva  tenere insieme una squadra con cerotti della mutua: “Contro Caserta un altro atto di forza”.

Milano da record in trasferta. Milano cambiata da Aladino Marques Green, uno che elettrizzava Avellino, uno che ha dato persino la coppa Italia  ai lupi che non hanno trovato i denti anche al terzo cambio di allenatore,uno sforzo economico che sembra davvero esagerato per chi non ha poi tanti quattrini, ma, certo dare la colpa agli allenatori è la cosa più facile, guai se poi vi chiedono che tipo di giocatori avete dato da allenare a questi precari dello sport, guai se vi vengono a fare i conti in tasca: quanto hai speso per ogni vittoria? Quanto hai investito per poter vincere almeno qualcosa? A Milano il gioco è di moda, ma Scariolo è uomo d’onore e sa che gli serve qualcosa di più del lancio al mais e miele per  presunti record quando verranno i giorni del vero giudizio, giorni più facili per chi ha avuto sostegno al punto da far credere che i mali di Milano fossero nella debole fedeltà del vice Frates piuttosto che nel tipo di gioco e attitudine mentale alla sofferenza, una malattia classica che individuate quasi sempre  appena sentite i pappagalli  ripetere insieme: ”Ci alleniamo bene, benissimo, poi sul campo questo lavoro non viene fuori, non si vede”. Ciumbia direbbero i balilla del Naviglio. Sul campo di gara i contendenti sono sempre due. Uno non  vuole agevolarti, non ti accarezza.

Va be’. Alla Coppa Italia la prima ardua sentenza e va bene a tutti che non ci sia la Venezia che stiamo vedendo nelle ultime cinque giornate. Avessero bonificato prima la Laguna squadra, avessero avuto subito le idee chiare e gente sana ora avremmo anche la Reyer fra le rivelazioni del torneo insieme a Varese e Sassari, parliamo del piano superiore pur riconoscendo che Reggio Emilia, Roma e Brindisi hanno fatto cose eccellenti con il poco a disposizione. Chi non trova più pace è la Bologna virtussina dove Sabatini gira in tabarro  nero perché il suo popolo ha capito di trovarsi davanti ad una cascata dove al posto dei diamanti scendono sassi che si piantano nella giovane creatura dove i talenti allevati così bene hanno scoperto che per restare al mondo servono anche braccia che aiutino a crescere, compagni più esperti e pagati che non mollano, non sfuggono, non telefonano a Koponen per sentire se ha ricevuto tutto quello che doveva, se ha smesso di pensare al lodo Fiba adesso che al hKimki sembrano aver ritrovato il libretto  degli assegni.

Benedicendo Patton Petrucci, che all’osservatorio aprirà gli orizzonti sul basket a rischio desertificazione delle fonti, gli abbiamo preparato l’Italia nova per la Slovenia adesso che il fido Guerini su Tuttosport, dovendo nascondere la carestia di Biella dove sono arrivate anche le cavallette arbitro a distruggere il raccolto di anni bellissimi, suggerisce di correre verso un altro ministero per far dislocare il colonnello Travis Diener  nella Alamo di Pianigiani. Se fosse così allora Diener, Stefano Gentile, Cinciarini di Reggio Emilia e De Nicolao per la zona fosforo, Hackett, Belinelli e Alessandro Gentile, Moraschini per i ruoli  misti nel centrocampo. Come numeri tre e quattro, insomma ali di pollo come diceva l’aiutante di Ziu Bellu nel Barbiere di Rio, andiamo in ordine sparso: Melli, Gigli, Datome, Polonara, Aradori e, naturalmente, Ress, che poi servirebbe anche come centro in quintetti da mordi e fuggi. Come centri Cusin, Cervi, Magro e accidenti se ci viene in mente un altro nome giusto. Poi i famosi jolly,  quelli che servono per ogni stagione della partita e questo Rosselli sembra un tipo giusto da tenere in considerazione come vi direbbe Mazzon che all’inizio lo lasciava seduto. Caro Patton del Circeo non faccia caso a questa lista, è l’impressione del momento, poi fra certificati medici accomodanti, rinunce di pelle, fughe per seguire il profumo del mare  e dei  quattrini, tradimenti dettati dal mondo  di quarzo degli agenti, bisognerà fare altri conti e, alla fine, sarà davvero difficile fare polemica su certe esclusioni od inclusione: l’anno scorso, tanto per scherzare avevamo fatto sapere in giro che era davvero strana l’esclusione di Polonara, scelto come miglior giovane del campionato, anche se mandato alla ribalta controvoglia per fughe di mercenari vari. Avesse visto le facce, avesse sentito le battutine. Non è il caso di avere tensioni dove manca persino il pane delle basi fisiche e tecniche per competere e sognare un ritorno alle Olimpiadi.

Al Banchi dispettoso che affonda a Sassari e poi risorge ad Atene diciamo bravo almeno tre volte: non si è spaventato anche se sa di avere un sottomarino verde da nascondere alemeno fino a primavera, non ha cercato alibi, sa benissimo che la tensione difensiva,  fondamento della nuova gloria in Europa,  bombola indispensabile per risalire mentre in città infuriava il partito della calunnia e del paragone a pene di segugio, costa tanto. Tenerla su due fronti è dura se devi credere davvero che Eze, dopo un anno di bagni e di sole può tornare almeno un parente di quello dei primi scudetti, non ti mollerà, non aprirà le porte del castello smanioso di ingannarci con le stoppate che non sono né difesa né spettacolo se fanno entrare i nemici dalla tua parte. A proposito. Prima parlavamo di nazionale e ora chiediamo a Petrucci un intervento regio di sostanza: Stefano Mancinelli, come l’Eze messo in fienile dalla Milano straricca dell’anno scorso, è ormai vicino all’anno come disoccupato. E’ il capitano della  Nazionale. Possibile che non si trovi uno sponsor di comodo, eh be’, si tratta di soldi, non di altro, per aggregarlo a qualche squadra nobilmente interessata all’oggetto? Lui vuole solo grande vetrina? Aveva ragione, ma adesso? Meglio sacrificarsi, allenarsi bene, tornare sul campo per non scordare tutto. Gli allenamenti a secco diventano spesso illusioni. Pagelle sciando all’Abetone nel regno  di Tomba dove non amano il silensio.

10 ROSSELLI come novità, come visione su quello che si potrebbe fare se poterssimo dare davvero occasioni a gente che ha fame di tutto, anche di sapere. Non è perfetto, ma uno così lo coltivi anche da vecchio. La svolta Reyer nasce dai Diawara, da Szewczyz, maledette consonanti polacche, ma anche da questo  quasi trentenne di Empoli che in serie A ha esordito l’anno scorso.

9 Al RECALCATI uomo per tutte le stagioni di una grande vita sportiva che graffia come i gatti di grande qualità, prendendo il cibo dove si trova, mai da randagio, sempre da nobile felino. Passando oltre le vendette di chi lo martella perché adesso sembra un capitano alla guida di armate senza elmo, da chi lo squalifica con motivazioni che neppure  al Pavoniano, dove è cresciuto, avrebbero accettato, pur sapendo che per vincere il tipo non rinuncia mai a niente. Insomma fate in modo che non esca mai di scena.

8 A Marques GREEN e la suo basket con la gonna per la nuova linea di gioco dell’Emporio Armani: dal suo osservatorio ha capito che se è il pallone a mettere in contatto menti dedicate al culto dell’io smodato allora tutto diventa più semplice. Milano ha trovato il maestro di chiavi. Ora è pronta a stupirci? O soltanto agli atti di forza contro chi fa una grande fatica a tenere in piedi il sogno della sopravvivenza ai massimi livelli?

7 Al BRUGNARO della Reyer ritrovata per aver resistito quando tutti gli dicevano di  andare a lezione da Cellino, Zamparini e  Preziosi nel doposcuola calcio, di fare un corso  di ripetizione ad Avellino o Cremona, sì la Vanoli è tornata  in zona franca, ma lo avrebbe fatto sicuramente anche con Caja, lo riconoscerà l’onestissimo Gresta, tenendosi il Mazzon che  aveva soltanto bisogno di sentire il  soffio della Laguna, del Taliercio per ritrovare uomini da Reyer.

6 Al PETRUCCI che non perde tempo se la pulzella basket gli urla di essere  a rischio figura meschina perchè Osservatorio e Prefetti vanno in giro a sigillare le porte dei pullman dei pochi ultras che il basket può permettersi e  che anche un poliziotto di quartiere modesto conosce per nome e cognome. Niente martiri, molta testa, la logica, la passione di chi va a vedere lo sport, il resto si mette a posto, ma per carità non violentate le finali di Assago.

5 Al SABATINI che non può farcela da solo. Ha bisogno del’aiuto di tuttta una città  che non può aver dimenticato l’amore per il basket. La Virtus  e i suoi ottomila fissi. Cara Lega prova ad inventarti qualcosa, i pochi ricchi rimasti nel basket provino a pensare qualcosa. Quando la Virtus di Porelli era regno, legge, il caro Torquemada dava Peterson a Milano, prestava Bonamico al nemico Bogoncelli, al Gabetti entusiasta. Senza Milano e Roma, diceva, dove andiamo ? Ora, cosa fate? La volete vedere sdraiata sul fondo anche se la retrocessione è lontana?

4 All’OLIMPYAKOS campione d’Europa che dopo la beffa di Atene contro un Montepaschi immenso per cuore, dedizione, ha cercato il reclamo per un orologio fatto funzionare male, come notava anche la coppia Trigari-Peterson, ma non certo a favore di Siena, perché sarebbe come vedere  il cielo sotto i piedi.

3 Alla PRIMA FASCIA di arbitri dove non è ammesso SAHIN; cioè  il migliore con Lamonica: li abbiamo visti a Caserta, dove il numero uno non era certo lui, Bologna, Roma, Biella e Venezia. Cercate di rivedervi i flmati con occhio sereno e al Facchini che lavora tanto diciamo anche di pensare tanto. Non è una maglia fuori dalle mutandacce lunghe che garantisce rispetto.

2 Ad Anna CREMASCOLI, neovicepresidente federale che ha scoperto, suo malgrado, che adesso la guardano con sospetto ogni volta che un fischio arbitrale sembra favorire la società di uno che conta. Deve abituarsi, ma intanto provi a studiare il sistema senza farsi mai incatenare dai pregiudizi di chi, pur nella sua Lega che rappresenta, ha sembre guardato al macinato di giornata e non al domani.

1 Ad AVELLINO e alla smania di ghigliottina. Dicono che il Valli si fosse presentato con la feluca, pieno di certezze tanto da dimenticare che devi avere amici dal custode all’ultimo della società, può essere, erano caratteristiche evidenti anche ai tempi in cui serviva Ettore Messina, ma per uomini duri c’è bisogno di società solide. A Ferrara e Montegranaro le aveva.

0 All’OSSERVATORIO che prima di chiudere le curve ai palazzi del basket dovrebbe perlomeno tentare di risolvere il problema cercando di aiutare società ed organizzazioni che hanno sempre un appuntamento col boia della ragioneria, che senza incassi sarebbero tutti schiavi del contratto truccato per trattenere i giocatori. Anche i brocchi.

Oscar Eleni, lunedì 21 gennaio 2013

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