Il ristorante di Del Piero

3 Maggio 2019 di Indiscreto

Alessandro Del Piero sta per aprire un nuovo ristorante a Milano, ma nonostante questa scelta è possibile che rimanga uno dei pochi ex calciatori a non buttare via i soldi guadagnati in carriera. Notizia data dal nostro/vostro Dominique Antognoni, ottimo conoscitore dei retroscena della ristorazione italiana.

Il ristorante di Del Piero aprirà a inizio giugno, molto probabilmente il 10 per citare il numero di maglia dell’ex campione della Juventus e della Nazionale. A Milano, in zona Moscova, e sarà probabilmente ispirato al N. 10 che già Del Piero possiede, insieme ad altri soci, a Los Angeles. Non è ancora chiaro se si chiamerà così, né il format, mentre lo chef sarà Corrado Michelazzo.

La notizia non è tanto una nuova apertura di un locale a Milano, ma che Del Piero a quanto pare stia facendo funzionare bene quello che ha già aperto in quella California (lì lo chef è Fabio Ugoletti) che ormai è la sua seconda patria. Ed è proprio qui che volevamo arrivare, non fare una marchetta ad un ristorante che quando partirà ne avrà a migliaia. A pelle non è poi nemmeno il tipo di ristorante dove andremo o andremmo, lo diciamo subito.

Da Zenga a Tacconi, passando per Beccalossi e mille altri, abbiamo visto fallire decine di ristoranti messi in piedi da calciatori, o peggio ancora con i soldi dei calciatori, quasi tutti per lo stesso motivo: non la mancanza di clientela (la pubblicità non è mai un problema) o per la qualità della cucina (in quel contesto non importa ad alcuno), ma per la quantità imbarazzante di clienti non paganti o paganti prezzi di favore. Per un motivo o per l’altro non si può dire di no: basti pensare alla triste figura del giornalista del genere ‘Prezzo fisso da Giannino’ (una volta, adesso i posti giusti sono altri) che ci prova sempre.

Conoscere migliaia di persone è un vantaggio solo se fai il pr, non se devi far pagare un prodotto. Per questo Del Piero è finora stato una mosca bianca in questo mondo, insieme a Javier Zanetti e pochissimi altri (forse Gattuso, che fra poco avrà più tempo per studiare i menu). Ma se negli Stati Uniti la cultura dello scrocconaggio è marginale, e lo si vede anche nella gestione dei biglietti delle partite, in Italia si gioca un altro campionato. E quindi? La vera malattia professionale degli ex calciatori è la ristorazione.

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