Il record di Florence Griffith
23 Agosto 2021
di Stefano Olivari
Sabato scorso ci siamo goduti le due ore del meeting di Eugene, la città dell’Oregon dove dal 15 al 24 luglio prossimi ci saranno i Mondiali di atletica. Fra le tante grandi prestazioni quella che più ha colpito l’immaginazione è il 10″54 di Elaine Thompson nei 100 metri, 7 centesimi meglio del già enorme 10″61 con cui aveva vinto a Tokyo, ma soprattutto a soli 5 centesimi dal record mondiale stabilito da Florence Griffith ai Trials di Indianapolis nel 1988: un 10″49 con cui in anni anche recenti (Collio 2005, Fantoni 2007) si sarebbe potuti diventare campioni d’Italia maschili. In quel 1988 il titolo tricolore lo vinse Antonio Ullo in 10″48, ci ricordiamo ancora i paragoni dell’epoca…
Cosa volevamo dire? Prima di tutto che negli ultimi due anni piste e scarpe sono migliorate in una percentuale che non si vedeva dal 1968, con il passaggio dalla tennisolite al tartan e che al di là delle prestazioni di punta (la Thompson è un fenomeno da quasi un decennio) il livello medio sembrerà nei prossimi anni molto più alto, non solo nella velocità ma anche nel mezzofondo. E poi che i record degli anni Ottanta, che al femminile sono tuttora in essere dai 100 agli 800, nella 4×400, nel peso, nel disco, nell’alto, nel lungo e nell’eptathlon in certi casi avevano spiegazioni che andavano al di là del presunto, perché senza prove allora dovremmo presumere anche oggi, doping.
È secondo noi il caso dei 100 della Griffith, atleta che certo non veniva dal nulla visto che ai Giochi di Los Angeles 1984 era stata argento nei 200, stesso piazzamento dei Mondiali di Roma 1987 (con l’oro nella staffetta). In quel quarto di finale (!) dei Trials la Griffith fu favorita da una strana assenza di vento, diciamo strana perché quasi tutte le altre gare ebbero tempi e misure non omologabili, a volte con vento di oltre 5 metri al secondo. L’anemometro da record, come nello scandalo Pedroso al Sestriere? Di certo non si può discutere la differenza in termini di metri fra la Griffith e chi le stava dietro: non delle sfigate ma Diane Williams, anche lei l’anno prima oro mondiale in staffetta, e Gail Devers che i 100 li avrebbe vinti alle Olimpiadi 1992 e 1996.
Certo la Griffith in quel 1988, quando aveva 29 anni, migliorò il suo personale sui 100 di 47 centesimi, e quello sui 200 di 62, con il suo 21″34 della finale di Seul che è imbattuto ancora oggi. Ma nessuno dei tantissimi test antidoping a cui fu sottoposta risultò positivo e solo dopo la sua prematura morte, avvenuta a 39 anni durante un attacco di epilessia, il principe De Merode, capo della commissione medica del CIO, rivelò che a Seul aveva messo nel mirino la Griffith, proprio per i suoi miglioramenti, e che aveva creato una squadra speciale, con i migliori esperti (cosa che non aveva fatto per Ben Johnson, che infatti risultò positivo a un controllo normale anche se con una storia incredibile dietro), soltanto per coglierla in fallo ma che la Griffith era pulitissima. Alla fine si disse che ad accusarla fosse soprattutto il suo cambiamento fisico. Ma le immagini smentirebbero anche questa tesi. Con questo non vogliamo dire che la Griffith fosse di sicuro pulita, non lo diremmo nemmeno di nostra sorella, ma che nessuno ha dimostrato fosse sporca. Fra l’altro non era nemmeno così dentro al sistema, come poteva essere un Carl Lewis, da poter sperare in qualche tipo di benevolenza.
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