Il reality di Sharpe

9 Marzo 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Paolo voleva sapere del finale di carriera di Lee Sharpe, che ha vissuto i suoi giorni migliori sulla fascia sinistra del Manchester United nella prima parte dell’era Ferguson. Sharpe ha sfiorato l’Italia (tre presenze nella controversa Sampdoria 1998-1999, guidata da David Platt in mezzo a due periodi di Spalletti), quindi rispetta il primo dei nostri requisiti (il secondo è appartenere all’era della tivù a colori), ma non certo nel suo momento migliore: veniva infatti da due anni al Leeds pieni di infortuni, soprattutto muscolari, ma già nella fase finale della sua vita ai Red Devils era più fuori che dentro, in questo caso anche a causa di una meningite. Federico Casotti ha giustamente segnalato una sua tappa islandese di fine corsa, il Grindavik, mentre diversi lettori con residenza UK ci hanno scritto che il trentottenne Sharpe non fa solo il commentatore calcistico (a Germania 2006 lo avevamo intercettato su diversi canali e siti), ma è anche un protagonista della tivù trash, in vari programmi, con la vita privata che si è mescolata a quella pubblica. Visitando il sito di Dancing on Ice (la versione italiana è quella condotta da Milly Carlucci) abbiamo potuto vederlo di nuovo in azione nel ciclo che vedeva in gara anche Ulrika Jonsson, la presentatrice ex di Collymore ed Eriksson: ha l’aria di stare benissimo, peccato per gli infortuni e soprattutto per il momento in cui sono capitati. Ad inizio anni Novanta avrebbe potuto essere il sostituto di John Barnes in Nazionale ed il titolare fisso del Man U avendo come riserva un Ryan Giggs di soli due anni più giovane, ma la vita ha deciso diversamente. L’importante è prenderla nel modo giusto: al concetto Sharpe ha anche dedicato un libro.
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