Il pubblico di Greta Beccaglia

29 Novembre 2021 di Stefano Olivari

Superlavoro per il giornalista collettivo, nemmeno il tempo di spargere un po’ di terrore per la variante Omicron e subito c’è da stigmatizzare la pacca sul culo di Greta Beccaglia. E pazienza se le molestie sessuali sono un problema serio, ben diverso da un segno di sfregio nei confronti della categoria giornalistica: come definire altrimenti il gesto del demente tifoso che dopo Empoli-Fiorentina si è sputato su una mano e ha colpito con una certa violenza la Beccaglia, che era in collegamento diretto con Toscana Tv?

Cose che accadono anche agli inviati maschi, al punto che la maggior parte delle emittenti rinuncia a questo tipo di servizi di colore ben conoscendo l’atteggiamento medio di alcuni, non generalizziamo, frequentatori dello stadio. Sky, ad esempio, nei pressi di molti impianti (San Siro, per dirne uno) questi collegamenti non li fa più: su cento persone che gridano slogan anche simpatici è matematico che ce ne sia una che faccia partire una sberla o un calcio.

Funziona così, a volte è anche semplice gusto per lo scherzo: nessuno è esentato, figurarsi uno o una che in mezzo alla strada parla di Saponara. Scusate, non fanno ridere i seriosi messaggi di Fico e Casellati, di Conte e della Meloni? Poi se la prendono con noi del web: questi guardano i trend, esattamente come noi, e mandano il pensierino di circostanza per intercettare l’indignazione mainstream.

Ma se vogliamo metterla sul piano del sessismo diciamo un’altra cosa. Greta Beccaglia sarà anche un premio Pulitzer, ma davanti al Castellani, per attirare il pubblico sul divano, Giorgio Micheletti (esiste ancora!) ce l’ha mandata per la sua bella presenza. In altre parole, i media applicano lo stesso schema che poi criticano, quando ogni tanto un minorato mentale, che non rappresenta tutti gli uomini d’Italia e nemmeno una parte, supera i limiti con quella che anche nel politicamente corretto 2021 rimane una pacca sul culo.

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