Il privilegio di Troshinky

17 Maggio 2012 di Igor Lario Novo

Nell’indifferenza quasi generale (il quasi è per la seppur marginalissima presenza della nazionale italiana, poi c’è la terza stella della Juventus di cui discutere) i Campionati del Mondo di hockey su ghiaccio 2012 entrano nel vivo. Terminata la fase preliminare non si può più giocare a nascondersi. È ora di fare sul serio. Questi gli accoppiamenti dei quarti di finale di oggi: Canada-Slovacchia; Russia-Norvegia; Stati Uniti-Finlandia; Svezia-Repubblica Ceca.

Dal punto di vista organizzativo, questo del 2012 è il primo Campionato del Mondo ospitato in coppia (pratica invece ormai diffusa nel calcio). Si gioca a Stoccolma e a Helsinki. La distribuzione geografica ha portato anche ad un cambio di formula del torneo. Abbandonati i 4 gironi da 4 squadre, con 2 tornei di qualificazione prima dei quarti di finale incrociati. Quest’anno si sono giocati 2 gruppi da 8 squadre (uno a Stoccolma e uno a Helsinki) con un calendario fittissimo che si conosceva già dall’inizio. I quarti si giocheranno tre le prime 4 di ogni gruppo, per questioni geografiche appunto. Questo non ci piace perché di fatto si ripeteranno nell’arco di pochi giorni partite appena giocate. Ci si sposterà solo dopo ad Helsinki, per semifinali e finali.

Per le considerazioni sportive, invece, dal quadro delle 8 migliori manca per il secondo anno di seguito la Svizzera. Le molte

aspettative di protagonisti e tifosi sono andate di nuovo deluse. E di nuovo, come l’anno scorso, a causa di una bruttissima sconfitta contro una squadra cosiddetta minore. Nel 2011 fu la Norvegia (che però quest’anno si conferma ai quarti). Nel 2012 ci ha pensato la Francia. Riassumiamo e semplifichiamo il disastro rossocrociato. Dopo 12 anni, nel 2010, la guida tecnica della nazionale cambia. Sean Simpson prende il posto di Ralph Krüger. La direzione di Krüger ha segnato alti e bassi, ma dal 2003 la nazionale si mantiene stabilmente tra le migliori 8 al mondo. Più su però non riesce a salire. 12 anni sono tanti. Krüger predilige un gioco di stampo catenacciaro che non piace più, anche se porta a volte risultati di prestigio (2 a 0 al Canada alle Olimpiadi 2006 di Torino, per esempio). Arrivare ai quarti di finale mondiali è ormai considerato scontato e non più sufficiente. Un cambiamento è facilmente giustificabile. Quindi si cambia.

Sean Simpson viene dalle vittorie con il Team Canada alla Coppa Spengler del 2007 e da quelle in Champions Hockey League e Victoria Cup con i Lions di Zurigo, nel 2009. Con Zurigo fa fuori in maniera chiara colossi come Metallurg Magnitogorsk e Chicago Blackhawks sorprendendo e impressionando i più. È più canadese di Krüger, che è anche mezzo tedesco, e imposta una nazionale più coraggiosa. Ha però secondo noi la colpa di molti suoi colleghi di considerare solo metà del mondo dell’hockey. Il refrain è sempre quello. Alla nazionale mancano giocatori con esperienza NHL. Solo esportando più giocatori in NHL si potrà alzare il livello. Il campionato svizzero è troppo lento. In NHL invece… Noi osserviamo che Mark Streit (New York Islanders), Luca Sbisa (Anaheim Ducks) e Nino Niederreiter (New York Islanders) sono stati tra i peggiori di questo torneo. Sicuramente tra i più lenti. All’altezza sicuramente no. Numeri? 7 partite, 4 punti (2+2) e un +/- di -5 per Streit. 7 partite, 1 punto (0+1) e un +/- di -6 per Sbisa. 6 partite, 0 punti e un +/- di -5 per Niederreiter. Troppe penalità stupide sul conto dei giocatori svizzeri, che però secondo noi sono conseguenza e non causa delle difficoltà di una squadra che fa fatica e giocare a certi ritmi e va spesso in affanno. Per ora il bilancio di Simpson è indubbiamente in forte passivo. Vedremo se ci sarà la sperata e attesa maturazione entro i Giochi Olimpici di Sochi 2014.

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